Il primo pianto del neonato alla nascita
Non c'è cosa più desiderata al mondo di sentire per la prima volta la voce del proprio bambino appena nato. Dopo le fatiche del parto, che sia spontaneo o cesareo, sentire quel suono fa cancellare ogni paura, ogni dolore e ogni stanchezza. Ma a cosa serve il primo pianto del bambino? Ed è strettamente necessario che lo faccia? Vediamo di parlarne un pochino insieme.
Per capire l'importanza o meno del pianto alla nascita dobbiamo partire da qualche nozione di fisiologia prenatale. Nella pancia della mamma, i bambini fanno dei movimenti respiratori ossia sollevano e abbassano il torace come se stessero respirando. Essendo immersi nel liquido amniotico ovviamente non possono respirare ossigeno, e questi movimenti sono una sorta di allenamento per la vita fuori dall'utero. Inoltre, i polmoni stessi del bambino sono predisposti per vivere immersi nel liquido che il bambino ha intorno e che capita possa aspirare. In che modo? Gli alveoli polmonari (luogo in cui l'ossigeno passa per arrivare al sangue e l'anidride carbonica viene liberata per essere soffiata fuori) sono collabiti, chiusi per impedire che anche una sola piccola goccia di liquido amniotico possa passare e causare una polmonite da aspirazione.
Una volta avvenuto il parto però, è strettamente necessario che il bambino faccia il suo primo respiro per dilatare gli alveoli e permettere il passaggio dell'ossigeno. Ed è proprio in questo momento che si inserisce il primo pianto del nonato. Il passato ci consegna racconti di bambini sculacciati a testa in giù per far si che riescano a piangere e il motivo risiede in una vecchia credenza secondo cui l'urlo dovuto alla sberla avrebbe consentito una dilatazione più rapida degli alveoli e un primo respiro in tempo inferiore. In tempi recenti si è arrivati ad accantonare questa pratica un pochino cruenta, passando ad uno strofinamento vigoroso della schiena che fa scatenare comunque il pianto.
Voglio però rassicurarvi su una cosa, il primo respiro al bambino non causa alcun dolore, è una cosa che lui sa di dover fare e che è fisicamente pronto a compiere ( i movimenti respiratori in pancia a cui facevo riferimento prima). In quel momento ha necessità di espandere i suoi alveoli e di incamerare ossigeno; immaginatevi per un momento di essere voi al mare o in piscina, in apnea e vi rendete conto che dovete risalire in superficie per respirare. Nel momento in cui respirate non sentite dolore, piuttosto un gran sollievo perché non ce la facevate più senza ossigeno. Il bambino che nasce prova la stessa sensazione.
Piange disperato perché infastidito da sberle, sfregamenti, luci forti dritte negli occhi che altro non fanno se non disturbarlo. Come avrete già capito voglio portarvi a capire che la questione fondamentale non è che il neonato pianga ma che respiri. Ho assistito a parti sereni, tranquilli, con luci soffuse in cui il neonato non emette alcun tipo di pianto eppure respira, si adatta bene alla vita fuori dall'utero e apre gli occhi per guardare la sua mamma e il suo papà.
Il pianto alla nascita (e poi per tutti i mesi successivi fino a quando il bambino saprà parlare) è il solo modo che questi piccolini hanno per comunicare con noi, per richiamare la nostra attenzione su qualcosa di cui hanno bisogno o da cui sono infastiditi che siano fame, sonno, sberle o sfregamenti. Quindi, in conclusione, non preoccupatevi mai se il vostro bambino appena nato non piange, è solo sinonimo di serenità e rilassamento, del fatto che son stati rispettati i suoi tempi in travaglio e durante il parto. Certo bisogna assicurarsi che stia respirando, ma a quello ci penseranno gli operatori che vi avranno assistito. Voi dovete anzi avete il diritto di godervi questo primo momento, questo primo incontro con l'amore più grande della vostra vita.
Fonte http://www.pianetamamma.it/parto/partorire-parto/primo-pianto-neonato-nascita.html
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