I biotecnologi dell'azienda francese Kallistem sono riusciti per la prima volta a produrre spermatozoi umani in laboratorio, servendosi di un tessuto proveniente dai testicoli di un individuo infertile. La tecnica è stata brevettata e non ancora sottoposta a peer review (il metodo principe della revisione scientifica) ma secondo gli scienziati si tratta di un decisivo passo in avanti per compensare l'infertilità maschile, compreso quella che deriva da particolari terapie salvavita (per esempio, la chemioterapia).
SEGNALI DI RISVEGLIO. Il metodo ideato dall'impresa biotech prevede l'utilizzo di materiale biologico prelevato dai tubuli seminiferi, la porzione dell'apparato riproduttore maschile in cui, a partire dalla pubertà, avviene la spermatogenesi, cioè il processo di maturazione delle cellule germinali.
I tessuti vengono immersi in un gel di chitosano (un composto chimico organico) e successivamente riposti per 72 giorni in un bioreattore, dove il trattamento con nutrienti, vitamine, ormoni e fattori di crescita stimola la genesi degli spermatozoi.
UNA STRADA IN SALITA. La tecnica, brevettata con il nome Artistem, è stata presentata solo nei giorni scorsi, sebbene Kallistem ci stia lavorando da diverso tempo in tandem con il Centre national de la recherche scientifique (CNRS), la principale organizzazione di ricerca pubblica in Francia.
I biotecnologi Philippe Durand e Marie-Hélène Perrard hanno sottolineato che il procedimento in vitro genera spermatozoi «morfologicamente normali», ma che non ci sono ancora prove che siano anche funzionali. I primi studi clinici dovrebbero iniziare nel 2017, perché, fanno sapere da Kallistem, per ottenere il permesso di fecondare una cellula uovo con lo sperma "artificiale" bisogna ancora rispondere a molte domande, non ultime quelle sulla questione etica.
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