Nelle donne affette da sindrome dell'ovaio policistico, la terapia con l’inibitore dell’aromatasi letrozolo offre una maggiore probabilità di portare a termine una gravidanza rispetto a clomifene o alla fecondazione in vitro e dovrebbe essere considerata come terapia di prima linea. Lo ha detto Richard S. Legro, della University of Pennsylvania di Philadelpphia in occasione del PCOS Awareness Symposium, tenutosi presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia.
In una presentazione in cui sono stati evidenziati i risultati di diversi studi clinici multicentrici su donne affette da sindrome dell'ovaio policistico, Legro ha detto che molti trial randomizzati controllati hanno dimostrato che letrozolo ha aumentato la percentuale di natalità rispetto a clomifene nelle donne con sindrome dell'ovaio policistico infertili.
L’esperto ha aggiunto che i dati relativi alle percentuali di anomalie congenite nei bimbi nati da madri trattate con letrozolo devono essere confrontati con quelli relativi a clomifene e che non ci sono dati peer-reviewed che mostrino un pattern di anomalie associato all'uso dell’inibitore dell’aromatasi.
"Chi si occupa di infertilità sa che, sempre più spesso, si utilizza la fecondazione in vitro per tutto" ha affermato Legro. "Di solito, se una donna non ovula, si potrebbe pensare che non c'è bisogno di usare un ago, prelevare gli ovociti dalle ovaie, fare un’inseminare in vitro e impiantare gli embrioni. Si potrebbe dare semplicemente un trattamento che aiuti l’ovulazione".
La fecondazione in vitro, ha proseguito l’esperto, può essere costosa e in più comporta anche rischi specifici per le donne con sindrome dell'ovaio policistico, che sono già di per sé a rischio metabolico aumentato di complicanze.
"Attualmente, negli Stati Uniti, secondo le stime più recenti, il rischio di gravidanza multipla dopo la fecondazione in vitro è di circa il 30%" ha detto Legro. "Di fronte a una donna a rischio molto alto di diabete gestazionale o disturbi ipertensivi in gravidanza, gravidanze multiple sono controindicate e sovraccaricando l'utero non si aiuta né lei né l’eventuale bambino".
La metformina, spesso utilizzata come terapia di prima linea per le donne con sindrome dell'ovaio policistico, può migliorare la salute metabolica, ma non migliora la fertilità, ha ricordato Ledro. Gli inibitori dell'aromatasi offrono un approccio più mirato per l'infertilità.
Studi recenti hanno evidenziato che letrozolo migliora le percentuali di gravidanza, interferendo con il feedback estrogenico inadeguato nell'ipotalamo e impedendo la produzione di estrogeni.
In uno studio randomizzato del 2014, Legro e altri autori hanno assegnato 750 donne di età compresa tra i 18 ei 40 anni con sindrome dell'ovaio policistico, secondo i criteri di Rotterdam modificati, in rapporto 1: 1 al trattamento con letrozolo o clomifene per un massimo di cinque cicli. Le pazienti avevano almeno una tuba di Falloppio pervia e una cavità uterina normale.
Nelle donne trattate con letrozolo si è registrata una percentuale cumulativa di nati vivi più alta che non in quelle trattate con clomifene (27,5% contro 19,1%; P = 0,007), nonché una percentuale cumulativa di ovulazioni superiore (61,7% contro 48,3%; P < 0,001).
Lo studio non ha, invece, mostrato differenze significative fra i due gruppi per quanto riguarda la percentuale di gravidanze perse (31,8% con letrozolo contro 29,1% con clomifene) o gemellari (rispettivamente 3,4% contro 7,4%).
Letrozolo offre diversi vantaggi, ha rimarcato il professore. Ha una emivita più breve rispetto a clomifene, il che significa un’esposizione inferiore nella prima fase della gravidanza e minori effetti cumulativi. Inoltre, ha dimostrato di avere un effetto riproduttivo favorevole rispetto a clomifene, anche se il meccanismo alla base del miglioramento del tasso di gravidanza non è chiaro. La ricerca ha dimostrato che i miglioramenti non possono essere attribuiti a un aumento dell’ovulazione monofollicolare o a effetti endometriali più favorevoli, ha detto.
In una recente metanalisi di cinque studi randomizzati e controllati in cui si è confrontato letrozolo con clomifene, pubblicata di recente su Gynecological Endocrinology, i ricercatori hanno trovato un aumento dei tassi di natalità nei gruppi trattati con letrozolo rispetto ai gruppi trattati con clomifene (RR 1,55; IC al 95% 1,26 -1,9), mentre non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di percentuali di gravidanze multiple, di aborto spontaneo o di ovulazione.
Fonte http://www.pharmastar.it/?cat=22&id=22424
In una presentazione in cui sono stati evidenziati i risultati di diversi studi clinici multicentrici su donne affette da sindrome dell'ovaio policistico, Legro ha detto che molti trial randomizzati controllati hanno dimostrato che letrozolo ha aumentato la percentuale di natalità rispetto a clomifene nelle donne con sindrome dell'ovaio policistico infertili.
L’esperto ha aggiunto che i dati relativi alle percentuali di anomalie congenite nei bimbi nati da madri trattate con letrozolo devono essere confrontati con quelli relativi a clomifene e che non ci sono dati peer-reviewed che mostrino un pattern di anomalie associato all'uso dell’inibitore dell’aromatasi.
"Chi si occupa di infertilità sa che, sempre più spesso, si utilizza la fecondazione in vitro per tutto" ha affermato Legro. "Di solito, se una donna non ovula, si potrebbe pensare che non c'è bisogno di usare un ago, prelevare gli ovociti dalle ovaie, fare un’inseminare in vitro e impiantare gli embrioni. Si potrebbe dare semplicemente un trattamento che aiuti l’ovulazione".
La fecondazione in vitro, ha proseguito l’esperto, può essere costosa e in più comporta anche rischi specifici per le donne con sindrome dell'ovaio policistico, che sono già di per sé a rischio metabolico aumentato di complicanze.
"Attualmente, negli Stati Uniti, secondo le stime più recenti, il rischio di gravidanza multipla dopo la fecondazione in vitro è di circa il 30%" ha detto Legro. "Di fronte a una donna a rischio molto alto di diabete gestazionale o disturbi ipertensivi in gravidanza, gravidanze multiple sono controindicate e sovraccaricando l'utero non si aiuta né lei né l’eventuale bambino".
La metformina, spesso utilizzata come terapia di prima linea per le donne con sindrome dell'ovaio policistico, può migliorare la salute metabolica, ma non migliora la fertilità, ha ricordato Ledro. Gli inibitori dell'aromatasi offrono un approccio più mirato per l'infertilità.
Studi recenti hanno evidenziato che letrozolo migliora le percentuali di gravidanza, interferendo con il feedback estrogenico inadeguato nell'ipotalamo e impedendo la produzione di estrogeni.
In uno studio randomizzato del 2014, Legro e altri autori hanno assegnato 750 donne di età compresa tra i 18 ei 40 anni con sindrome dell'ovaio policistico, secondo i criteri di Rotterdam modificati, in rapporto 1: 1 al trattamento con letrozolo o clomifene per un massimo di cinque cicli. Le pazienti avevano almeno una tuba di Falloppio pervia e una cavità uterina normale.
Nelle donne trattate con letrozolo si è registrata una percentuale cumulativa di nati vivi più alta che non in quelle trattate con clomifene (27,5% contro 19,1%; P = 0,007), nonché una percentuale cumulativa di ovulazioni superiore (61,7% contro 48,3%; P < 0,001).
Lo studio non ha, invece, mostrato differenze significative fra i due gruppi per quanto riguarda la percentuale di gravidanze perse (31,8% con letrozolo contro 29,1% con clomifene) o gemellari (rispettivamente 3,4% contro 7,4%).
Letrozolo offre diversi vantaggi, ha rimarcato il professore. Ha una emivita più breve rispetto a clomifene, il che significa un’esposizione inferiore nella prima fase della gravidanza e minori effetti cumulativi. Inoltre, ha dimostrato di avere un effetto riproduttivo favorevole rispetto a clomifene, anche se il meccanismo alla base del miglioramento del tasso di gravidanza non è chiaro. La ricerca ha dimostrato che i miglioramenti non possono essere attribuiti a un aumento dell’ovulazione monofollicolare o a effetti endometriali più favorevoli, ha detto.
In una recente metanalisi di cinque studi randomizzati e controllati in cui si è confrontato letrozolo con clomifene, pubblicata di recente su Gynecological Endocrinology, i ricercatori hanno trovato un aumento dei tassi di natalità nei gruppi trattati con letrozolo rispetto ai gruppi trattati con clomifene (RR 1,55; IC al 95% 1,26 -1,9), mentre non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di percentuali di gravidanze multiple, di aborto spontaneo o di ovulazione.
Fonte http://www.pharmastar.it/?cat=22&id=22424
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