Una trafila lunga e dolorosa di esami e terapie, con costi elevati e ripercussioni fisiche e psicologiche tutt’altro che trascurabili, quasi sempre centrate sulla donna. Quando una coppia cerca un figlio, e questo non arriva, di solito è lei a diventare oggetto di indagini e cure. Ma in un caso su due è l’uomo ad avere qualche disturbo, spesso peraltro facilmente diagnosticabile e curabile. Il problema è che lui quasi mai lo sa. È questo il messaggio che giunge dalla Società Italiana di Andrologia, tornata sull’argomento dopo il Fertility Day.
Informare gli uomini sull’importanza di una diagnosi attenta e tempestiva: è questa la priorità degli specialisti, che ricordano come un adolescente su quattro ha degli under 18 ha già un problema che può compromettere la fertilità futura.
ANDROLOGO ANCORA POCO CONOSCIUTO
Come puntualizza Alessandro Palmieri, docente di urologia all’Università Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Andrologia, «la fertilità di coppia è legata alla salute riproduttiva di entrambi i partner». Per questo motivo studiare soltanto le eventuali patologie femminili pregiudica la soluzione delle difficoltà di procreazione e soprattutto «rende più spesso necessario il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche quando potrebbero essere evitate».
Senza dimenticare che un approccio riduzionista obbliga le donne a percorsi più impegnativi, sia dal punto di vista medico sia psicologico, con un aumento della probabilità di complicanze e anche dei costi. Ma la realtà, di fatto, è questa. Oggi infatti la legge non impone ai centri di procreazione medicalmente assistita di avere una consulenza andrologica, eventualmente possibile soltanto nei centri che prevedono la presenza della banca del seme. Una grave lacuna, secondo gli esperti, «perché solo l’urologo andrologo può consentire la diagnosi precisa dei fattori maschili che compromettono la fertilità di coppia».
BASTA UNO SPERMIOGRAMMA PER MISURARE LA FERTILITÀ MASCHILE
Il problema è oggi più dibattuto per due ragioni. La scarsa conoscenza da parte dell’uomo degli aspetti che possono compromettere la sua fertilità (uso di droghe, malattie sessualmente trasmesse, varicocele) rimane. Ma l’abolizione di quella visita di leva che fino all’inizio del secolo costituiva il «setaccio», ha contribuito a rendere più diffuso il problema dell’infertilità maschile. Eppure basterebbe poco per valutare la salute sessuale dell’uomo: giusto uno spermiogramma, esame diagnostico per nulla invasivo e poco costoso. Per questo motivo la Società Italiana di Andrologia propone l’obbligo vincolante di avere un andrologo in tutti i centri che effettuano procreazione medicalmente assistita, ma soprattutto la sua presenza all’interno dei consultori del Servizio Sanitario Nazionale.
LE REGOLE SALVA-FERTILITÀ
Preservare la fertilità è un’opportunità a disposizione di tutti gli uomini. Non fumare, non consumare sostanze stupefacenti, evitare l’abuso di bevande alcoliche e mantenere un peso corporeo adeguato sono le prime indicazioni che gli esperti rivolgono ai giovani adulti che desiderano diventare padri.
Un occhio di riguardo va posto anche nei confronti dell’alimentazione, dal momento che diete ricche di grassi saturi riducono la concentrazione degli spermatozoi, mentre gli omega-3 favoriscono la morfologia spermatica normale.
L’ultima raccomandazione riguarda l’attività sportiva. «Non bisogna eccedere e ogni ragazzo che assume ormoni anabolizzanti dovrebbe sapere che con una simile scelta mette a repentaglio la propria fertilità - chiosa Andrea Salonia, aiuto urologo all’ospedale San Raffaele di Milano -. Gli androgeni sopprimono la spermatogenesi e riducono il volume dei testicoli».
Gli effetti di solito sono reversibili una volta sospesa l’assunzione, ma possono servire anche due anni per tornare alla normalità.
Twitter @fabioditodaro
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