Il problema dei danni provocati dall’inquinamento alla salute umana tra le province di Caserta e Napoli è stato recentemente affrontato e i risultati sono stati pubblicati da Reproductive Toxicology.
Il confronto, sulla base del progetto Eco food ferility, partito tre anni fa grazie all’ospedale di Oliveto Citra con il contributo dei Cnr di Avellino, Napoli e Roma e l’università di Torino, è stato fatto su trecento persone abitanti nella Terra dei fuochi e altrettanti in aree non contaminate della provincia di Salerno. Da qui la necessità di estendere il monitoraggio anche nelle aree a maggior rischio inquinamento come Gela, Taranto, Brescia, Piombino, Monselice, Sassuolo, Bussi sul Tirino, e appunto Valle del Sacco.
Si partirà subito da Gelae Taranto e a seguire toccherà anche alle altre aree. Il tema, in questi giorni, è stato affrontato in un convegno nell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, organizzato dalla Sia, società italiana di andrologia, e dal Tg Leonardo, il telegiornale delle scienze curato dalla testata giornalistica regionale della Rai.
Davanti alle telecamere del Tg Leonardo ha aggiunto: «Abbiamo finalmente dimostrato che il seme umano è un marker molto precoce e sensibile di esposizione ambientale. Abbiamo creato una rete di ricercatori pronti a partire a Gela, Taranto, Sassuolo, Piombino e nella Valle del Sacco nel Frusinate». Dunque la Valle del Sacco come la Terra dei fuochi. Un legame forte che ora andrà dimostrato anche con dati scientifici alla mano.
Per il progetto Eco Food Fertility verrà selezionato un numero statisticamente significativo di maschi sani, dai 18 ai 40 anni, non bevitori abituali, non consumatori di droghe e non esposti professionalmente, provenienti da aree ad alto e basso indice di pressione ambientale. La ricerca oltre all’Italia coinvolge anche altri paesi europei quali la Spagna, la Repubblica Ceca, la Grecia, la Germania e l’Ungheria.
Di questi gruppi, per meglio valutare l’impatto ambientale, sarà valutata anche l’intolleranza al glutine e un eventuale regime di dieta vegetariana. Quindi saranno sottoposti a una serie di test per valutare il livello di fertilità e la presenza di metalli nel sangue e nel seme. In un secondo tempo si valuterà la possibilità di sottoporre i soggetti a rischio a diete personalizzate che potranno essere coadiuvate da integratori alimentari realizzati su misura.
Fonte http://www.ciociariaoggi.it/news/news/29110/inquinamento-causa-infertilita.html
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