In Italia, per esempio, è legale solo la fecondazione omologa, per cui seme ed ovulo devono essere della coppia di genitori. A stabilirlo è la legge n. 40-2004, che prevede l’accesso alla fecondazione assistita solo alle coppie etero legalmente sposate, non portatrici di malattie. Già queste prime limitazioni di accesso fanno riflette su quanto la fecondazione sia realmente “assistita” in Italia.
Non a caso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo è stata chiamata in causa diverse volte da cittadini italiani per segnalare il potere discriminatorio di questi limiti. Nel 2010, infatti, una coppia italiana portatrice di fibrosi cistica ha interpellato la Corte poiché – a causa dei limiti previsti dalla normativa italiana – non poteva accedere alla diagnosi pre-impianto degli embrioni. Lo scorso agosto la Corte ha dichiarato il sistema legislativo italiano “incoerente” perché da un lato impedisce a una coppia fertile e portatrice di una malattia genetica di accedere alla diagnosi pre-impianto degli embrioni (legge n. 40-2004), mentre – con un’altra legge – autorizza l’interruzione di gravidanza qualora il feto abbia la stessa patologia.
Lo scorso novembre il governo italiano ha presentato ricorso contro la pronuncia della Corte, nonostante l’opposizione di diverse associazioni – tra cui l’associazione Luca Coscioni – e parlamentari – come Livia Turco (Pd), Ignazio Marino (Pd) e Giulia Bongiorno (Fli).
Ma cosa succede negli altri paesi europei?
In Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Svezia, ad esempio, possono accedere alla fecondazione anche donne single e coppie, mentre in Austria è ammessa sia la fecondazione omologa che eterologa tra coppie sposate e conviventi. Non sono invece consentiti né l’inseminazione post-mortem né l’utero in affitto. Quest’ultima “procedura” è però legale in Gran Bretagna dal 1990.
In Francia – invece – solo le coppie sposate o conviventi da almeno due anni possono accedere all’inseminazione artificiale. La fecondazione eterologa è ammessa quando quella omologa non ha avuto successo. Continuando sul fronte tedesco scopriamo che sono legali sia l’inseminazione omologa che eterologa, ma solo per le coppie sposate.
In Germania vige inoltre il divieto di impianto di più di tre embrioni per un ciclo di inseminazione.
In Norvegia, invece, la fecondazione eterologa è ammessa solo quando il marito o il convivente della donna sia sterile, oppure in caso di malattia ereditaria.
La Spagna – secondo un’indagine del 2011 condotta dall’European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE) – è la capitale europea della riproduzione assistita. Il 35-40% delle procedure di riproduzione assistita svolte in Europa, infatti, è stato realizzato in cliniche spagnole. La maggior parte delle coppie proviene da Italia, Francia e Gran Bretagna per ragioni legate alla qualità del sistema sanitario, e perché – ha spiegato Manuel Ardoy, presidente dell’Association for Biological and Reproductive Studies – la legislazione spagnola è “avanzata e rigorosa”. In Spagna, infatti, è legale sia la fecondazione omologa che eterologa per le coppie sposate o conviventi. Dal punto di vista italiano la penisola iberica è diventata nel corso degli ultimi anni la destinazione prediletta di quello che viene definito “turismo riproduttivo”.
S econdo un altro studio condotto da ESHRE in collaborazione con la Società italiana di studi di Medicina della Riproduzione (Sismer) sul turismo riproduttivo, su 25mila coppie che ogni anno si spostano in Europa, 10mila sono italiane. Si tratta generalmente di coppie eterosessuali, sposate (82%) o stabilmente conviventi (18%). L’età media delle donne è di 37 anni e mezzo; il 27% ha meno di 35 anni, il 41% tra 35 e 40 anni, il 25% tra 40 e 44 anni e solo il 7% tra 45 e 50 anni. “Il 60% circa delle coppie voleva eseguire trattamenti illegali in Italia, quali donazione di seme, donazione di ovociti e diagnosi genetica pre-impianto. Ma circa il 40% si è rivolto all’estero per eseguire trattamenti leciti nel nostro Paese, ma che credono essere più efficaci in presenza di una legge più liberale” ha dichiarato Anna Pia Ferraretti, direttore scientifico di Sismer.
A queste ragioni si aggiungono anche motivi di carattere economico. In Italia, infatti, il costo medio per la fecondazione assistita è di 12.300 euro, come emerso da una ricerca condotta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari. I dati (raccolti tra il 1° gennaio 2011 e il 30 giugno 2012) sono il frutto dell’elaborazione di 96 risposte a questionari, su un totale di 351 centri dell’elenco del Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita. In Emilia Romagna è stato registrato il costo minimo (6.900 euro), mentre in Lombardia quello più elevato (15.600 euro).
Nel costo complessivo rientrano le spese per la terapia riproduttiva, le visite, le ecografie, gli esami, i relativi eventuali ricoveri, le complicanze delle gravidanze plurime, le iper-stimolazioni, il parto.
Sottraendo i costi che riguardano la gravidanza, il parto e le eventuali complicanze nel neonato – specifica la ricerca – si ottiene la somma che pagano le famiglie che ricorrono al privato: 3.000-4.000 euro. Sono soprattutto i cittadini del Meridione – dove i centri sono più privati – a pagarli di tasca propria. A confronto il rimborso medio nazionale corrisposto dalle ASL per una procedura di fecondazione in vitro diventa quindi irrisorio: 1.934 euro.
Sottraendo i costi che riguardano la gravidanza, il parto e le eventuali complicanze nel neonato – specifica la ricerca – si ottiene la somma che pagano le famiglie che ricorrono al privato: 3.000-4.000 euro. Sono soprattutto i cittadini del Meridione – dove i centri sono più privati – a pagarli di tasca propria. A confronto il rimborso medio nazionale corrisposto dalle ASL per una procedura di fecondazione in vitro diventa quindi irrisorio: 1.934 euro.
In Spagna, invece, la media dei costi varia in relazione alla procedura: tra 1.200-1.600 euro circa per inseminazione intrauterina, circa 4.000 euro per la fecondazione in vitro, tra 7.000-8000 euro per l’ovodonazione.
Per quanto riguarda le banche del seme ha fatto parlare di sé in tutta Europa la società danese Cryos International, che esporta seme danese in 60 paesi, compresa l’Italia. In Italia, dove la donazione di sperma è illegale, la Cryos riesce a lavorare in presenza di medici consenzienti. Anche in Svezia e Gran Bretagna non mancano banche del seme, ma l’istituto danese è rimasto uno degli ultimi a garantire l’anonimato del donatore. “Nel caso di una coppia eterosessuale – ha spiegato OleSchou, fondatore della Cryos – l’uomo ci tiene moltissimo all’anonimato del donatore: non vuole sapere chi sia il padre del figlio che crescerà”. Negli ultimi anni, invece, è cresciuta la domanda di gravidanza da parte delle coppie di donne, che – al contrario al contrario delle coppie etero sono meno interessate all’anonimato. Pertanto la Cryos su richiesta fornisce tutte le informazioni necessarie sul donatore.
Come emerso da questo breve excursus europeo, la fecondazione e la procreazione assistita costituiscono un importante campo di confronto tra le varie legislazioni nazionali. Un confronto spesso mediato dalla Corte di Strasburgo, ma che necessita di una maggiore divulgazione e conoscenza a tutti i livelli dell’Ue, perché ingloba questioni e principi fondanti per quella che dovrebbe essere una “unione” di Stati.
V. DE SANDO
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