In un'isola dell'Antartide è stato scoperto uno spermatozoo risalente a 50 milioni di anni fa. Era conservato in un bozzolo fossilizzato e apparteneva a un verme non molto diverso dalle moderne sanguisughe. Sebbene ormai priva di materiale genetico, la cellula sessuale batte il record di antichità che in precedenza apparteneva al gamete gigante di crostaceo rinvenuto circa un anno fa in una grotta australiana. I dettagli del ritrovamento sono stati pubblicati sulla rivista Royal Society Biology Letters.
UN RECUPERO INSOLITO. Il reperto è stato estratto da un deposito fossilifero ubicato a Seymour Island, una delle isole al largo della Penisola Antartica. Come spiega Benjamin Bomfleur, paleobotanico a capo della ricerca, le scoperte di spermatozoi ben conservati sono molto rare in quanto si tratta di materiale biologico «delicato e facilmente deperibile».
Se lo spermio del verme preistorico è giunto fino ai giorni nostri, il merito è dunque dell'involucro in cui era intrappolato, che è parte integrante del meccanismo riproduttivo utilizzato ancora oggi da svariate specie di Anellidi della classe Citellata (in cui rientrano appunto le sanguisughe).
COME L'AMBRA. Durante la fase di accoppiamento i Citellatasecernono un gel appiccicoso, che forma una capsula protettiva nella quale vengono racchiusi gli spermatozoi e le cellule uova. Una volta induriti, i bozzoli sono in grado di preservare il disfacimento delle sostanze organiche contenute al suo interno e di conservarle per milioni di anni, così come l'ambra fossile fa con gli insetti.
GUARDA CHI C'È. La presenza dello spermatozoo è affiorata grazie all'ausilio di un microscopio elettronico a scansione. Il suo profilo allungato è tutto ciò che resta della cellula originale, che ha perso completamente il proprio materiale genetico. «Si è trattato di una ritrovamento accidentale», dice Bomfleur, «Volevamo capire meglio l'organizzazione dell'involucro e quando abbiamo eseguito uno zoom abbiamo notato questa struttura biologica simile a uno spermatozoo».
IL PIÙ VECCHIO DEL MONDO. La datazione radiometrica eseguita sui frammenti del bozzolo (le cui dimensioni variano da 1,5 a 0,8 mm) ha stabilito che il campione risale alla prima metà dell'Eocene, il periodo in cui mammiferi crebbero in dimensioni e diffusione, andando a riempire le nicchie ecologiche lasciate libere dai dinosauri. In termini pratici, significa che il fossile ha riposato tra le rocce per 50 milioni di anni.
UNA FINESTRA SUL PASSATO. Record a parte, a entusiasmare maggiormente gli scienziati non è stata la scoperta della cellula sessuale, quanto il modo in cui ha resistito all'usura del tempo. Nel cuore dei bozzoli, affermano i ricercatori, potrebbero infatti celarsi i resti di numerosi ospiti, come funghi, protozoi, batteri e altre primitive forme di vita di cui si ha scarsa documentazione. E il fatto che siano piuttosto comuni a ogni latitudine, li renderebbe uno strumento ideale per comprendere l'evoluzione dei microrganismi vissuti sulla Terra.
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