Se credete di essere troppo vecchie per avere figli
oppure se per qualche motivo non riuscite a rimanere incinte in modo naturale,
allora siete voi il mio pubblico preferenziale a cui vorrei raccontare la mia
storia. Quest’ultima sarà particolarmente interessante per coloro che crede che
la donna non debba e non possa rimanere incinta dopo 40 anni.
Sappiamo tutti che alle volte il tempo vola e un giorno
si scopre che l’orologio biologico continua a correre sempre piu’ velocemente.
Un giorno, una volta raggiunto il successo nella carriera lavorativa, a lavoro,
comprata la casa e altro si realizza che si è già allontanate troppo dal punto
cui si diventa genitori. Ogni tanto viene in mente che ci sia qualcosa che
manchi in questa vita, qualcosa che la maggior parte delle persone ritiene che
sia una delle cose piu’ importanti della vita, un figlio. Una bella notizia per
le donne anziane come me è che oggigiorno esistono tanti modi per risolvere
questo problema, persino per coloro che nella loro vita sta affrontando la
diagnosi di infertilità assoluta. Un ausilio di estrema importanza in questo
caso sono le tecniche di medicina riproduttiva. Nella mia vita quest’ultime
hanno avuto un ruolo decisivo per poter ancora fare in tempo ad avere la
felicità di essere madre che sembrava già lontana.
Nel mio paese non è possibile effettuare una FIVET per le
donne che superano una determinata età.Le donne over 40 non possono accedere
ai servizi di fecondazione assistita pur essendo quest’ultima completamente
legale. Si sconsiglia di effettuare la FIVET alla tarda età per motivi etici.
Avevo già 47 anni quando ho capito che era troppo tardi per pensare ai figli.
Ho mio marito che ha già due figli concepiti insieme alla
prima moglie. Io sapevo che lui voleva diventare un’altra volta padre perché
abbiamo parlato tanto di come sarebbe bello avere un figlio in comune, un
piccolo miracolo a casa nostra. Così ho iniziato ad informarmi sulla FIVET e
sull’ovodonazione su internet. Ho letto che molte donne in tutto il mondo erano
riuscite ad avere figli con l’ausilio di FIVET anche all’età matura. Ho mandato
decine di mail e ho fatto colloqui online alle cliniche di tutto il mondo: la
Repubblica Ceca, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Grecia, la Russia e
infine l’Ucraina.
Ho saputo che il prezzo per una procedura FIVET con l’uso
di ovuli donati varia moltissimo nelle diverse cliniche. Gli ovociti donati
sono piuttosto cari se si va a usufruirne all’estero. Inoltre, le cliniche non
garantiscono che la mia procedura vada a buon fine e che io rimanga incinta.
Allora a che cosa dovevo credere? Avevo giò 47 anni e aveva una certa urgenza
di rimanere incinta prima possibile. Non avevo per niente tempo da perdere
aspettando e sperando che l’embrione trasfertito attecchisse. In quel periodo
di ricerche disperate ho trovato la clinica BioTexCom che si trova in Ucraina.
Dopo una lettura dettagliata del loro sito e avendo fatto un colloquio con la
consulente ho capito che era il centro giusto per me. Avevo la sensazione
intrinseca che mi sarei trovata bene in quella clinica. E non mi sono
sbagliata.
Il servizio e l’accoglienza in questo centro erano
all’altezza. Mi veniva da pensare che gli impiegati lavorassero 24 ore 7 giorni
a settimana solo per noi. La clinica proponeva degli ottimi prezzi per il
programma che ci serviva e in piu’ dava la garanzia dell’esito positivo. Nel
caso contrario i soldi spesi per le procedure venivano rimborsati.
Per fortuna ho trovato questa clinica e i suoi medici mi
hanno approvato l’attuazione di una FIVET con ovuli donati. Abbiamo firmato il
contratto e abbiamo iniziato a scegliere una donatrice idonea alle nostre
esigenze. A tutte le tappe del programma ero fiduciosa di avere l’esito
positivo e positiva nei confronti di tutto il personale della clinica.
Quando siamo arrivati a Kiev la clinica ha organizzato il
nostro soggiorno ad hoc e a titolo gratuito. Ci hanno fornito un comodo
alloggio, i pasti 3 volte al giorno, il transfer e molt’altro. Non avevamo piu’
bisogno di niente. Prima di partire per l’Ucraina abbiamo letto molto di questo
paese. Dato che dovevamo fare i trattamenti nella capitale ucraina, Kiev,
abbiamo deciso di trattenerci per un paio di giorni dopo le procedure per
vedere la città. È stato il nostro primo viaggio in Ucraina. La coordinatrice
dei programmi medici che ci ha accompagnati durante le visite ci ha dato una
mano per prenotare un buon albergo dove ci siamo trasferiti una volta finite le
procedure. Inoltre, lei ci ha consigliato dei ristoranti di cucina ucraina, i
luoghi da visitare e cosa fare durante il nostro soggiorno a Kiev.
La procedura di transfer degli embrioni era molto
semplice e senza dolore. I dottori e le infermiere della clinica hanno fatto un
lavoro impeccabile. Mi sentivo bene e tutto è andato liscio. L’ambiente alla
clinica era molto accogliente e dinamico: c’erano molte coppie provenienti dai
paesi diversi e lo staff cercava di aiutare ciascuno.
Sono rimasta incinta al primo tentativo. È stata una
grande sorpresa e notizia stupenda per me. Capisco che forse è stato il caso e
una coincidenza dei fattori positivi, può darsi anche qualcos’altro. So che le
donne molto piu’ gioveni di me spesso non raggiungono questi risultati subito
dopo il primo tentativo FIVET. Quindi mi ritengo fortunata ed ero estremamente
felice per questo. Abbiamo deciso di restare altri 3 giorni a Kiev per
conoscere meglio la città e la sua vita.
Sono diventata una mamma felicissima a 48 anni. La mia
gravidanza è andata benissimo nonostante il mio dottore di fiducia in Italia
fosse stato scettico per tutto il periodo di gestazione. Indubbiamente la mia
età avrebbe potuto provocare dei rischi e da parte mia è stato un certo azzardo
ma sono stata fortunata. Per le prime 17 settimane ho sentito un certo malore
di mattina, inoltre ho avuto il reflusso per tutto il periodo di gravidanza ma
oltre a questo non posso lamentarmi di niente. Tutti gli accertamenti, le
ecografie e le analisi hanno dimostrato che il feto si sviluppava regolarmente
nell’utero senza alcun diffetto. Per cui
ho potuto svolgere la mia normale attività lavorativa fino alla 33esima
settimana di gravidanza.
Sono stata ricoverata all’ospedale alla 38esima settimana
come avevamo precedentemente pianificato. I dottori volevano che mi mettessi in
malattia già alla 25esima settimana per evitare spiacevoli imprevisti però mi
sentivo benissimo e non avevo nessun motivo per farlo. Inoltre dovevo decidere
se partorire in modo naturale oppure ricorrere al parto cesareo. Abbiamo deciso
di scegliere la seconda variante. Volevamo evitare eventuali rischi perché
tutto il periodo della garvidanza già era andato abbastanza bene.
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