Le donne si chiedono spesso: e se non riuscirò a trattare questo bambino come mio?
Questa paura spesso è perseguita da quelli che si preparano alla gravidanza
con partecipazione dell'ovulo donato. Invece la questione non interessa piu' le donne
che già portano in grembo il figlio. Loro percepiscono il bambino come una parte di
loro stesse ed effettivamente è così. Fin dai primissimi giorni l'embrione dalle
dimensioni di un chicco di riso vive nell'ambiente dell'endometrio nutriente della
mamma. Giorno dopo giorno il feto si forma di carne e sangue della madre. E' un
piccolo organismo che è legato a voi con la parentela sanguinea. E quando il bambino
comincia a muoversi, anche il padre può sentirlo. Generalmente per il padre tale
figlio diventa una gioia molto di piu' rispetto al concepimento naturale perchè può
realizzare il fatto della sua esistenza fin dai primi giorni della vita dell'embrione.
Qualche volta le donne che hanno concepito con l'aiuto dell'ovulo donato
iniziano a considerarsi inferiori alle altre madri. E' una conseguenza degli standard
imposti dalla società, ma anche questa cambia con lo sviluppo di tecnologie e
medicina, analogicamente con altri tipi di donazione. Il nostro atteggiamento nei
confronti del trapianto renale, midollo e la donazione del sangue è assolutamente
positivo sebbene anche questo sia un materiale genetico estraneo. A questo punto
dobbiamo ricordare che ancora non molto tempo fa la trasfusione di sangue fosse
vietata dalla chiesa e fosse più preferibile la morte di una persona.
I psicologi consigliano unanimemente di raccontare al bambino del ricorso
all'ovulo donato per la sua nascita. Al bambino non importa tanto dell'informazione
stessa quanto all'atteggiamento dei genitori verso la medesima. E se la madre e il
padre pensano alla donazione come a qualcosa da nascondere anche il figlio se ne
vergognerà e ogni volta si sentirà a disagio parlandone con gli altri. Come si dice, lo
scheletro nell'armadio si scopre nel momento più inopportuno. Molti hanno paura che
tale bambino ad un certo punto inizi a sentirsi estraneo nella famiglia. La maggior
parte dei giovani effettivamente passa il periodo di rifiuto e astrazione dai genitori
nell'adolescenza. Molto spesso in tale fase di crescita un figlio geneticamente identico
ai genitori può sentirsi meno nativo di uno che è stato concepito con l'aiuto di
donazione. Ma come ben sappiamo i fraintendimenti passano con il tempo
Alla fine rispondiamo all'ultima domanda che preoccupa molti: cosa
succede se nel corso della vita il bambino incontra suoi fratelli e sorelle genetici,
partoriti con l'uso di ovuli dello stesso donatore?
Sì, è possibile ma solo nel caso in cui la clinica fa un ricorso multiplo allo
stesso donatore. Nella maggior parte dei paesi come la Grecia, la Repubblica Ceca, la
Spagna e il Kazakistan la donna può donare gli ovuli fino a 6 volte. Considerando che
spesso le madri vogliono più di un figlio e partoriscono gemelli oppure addirittura
trigemini, il numero di sorelle e fratelli può arrivare fino a 20 persone. Dopo una
generazione il numero di parenti genetici si moltiplicherà notevolmente. Cosa è
possibile fare per evitarlo? Rivolgetevi alle cliniche che hanno la politica di "una
madre = un donatore". La clinica ucraina Biotexcom è una di tali centri. Ci saranno
sicuramente anche le altre sebbene la donazione unica sia molto rara. Il motivo di ciò
è un'insufficienza di donatori. Se gradite che vostro figlio sia geneticamente unico,
pianificate di effettuare il concepimento dove l'offerta di donatori eccede la richiesta..
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