Dalla sua ideazione nel 1992 l’utilizzo dell’ICSI (iniezione intracitoplasmatica degli spermatozoi) è progressivamente aumentato in tutto il mondo. L’efficacia e utilità di questa tecnica nella sterilità da causa maschile severa è ormai comprovata, ma rimane controversa per le coppie con sterilità non da causa maschile, tranne i casi di mancata fertilizzazione degli ovociti in precedenti cicli di FIVET convenzionale.
Uno studio recentemente pubblicato su Fertility and Sterility ha dimostrato che l’utilizzo dell’ICSI nelle pazienti con sterilità non da causa maschile non migliora la percentuale di fertilizzazione, di gravidanza e di nati vivi in confronto con la FIVET.
I ricercatori hanno valutato 696 cicli effettuati presso la Stanford University, California, in coppie con esame del liquido seminale normale: 99 cicli trattati con ICSI e 597 con FIVET. Il numero degli ovociti fertilizzati per ciclo è risultato maggiore nel gruppo trattato con FIVET che in quello trattato con ICSI (6.6 contro 5.1). L’incidenza di fallimento completo di fertilizzazione e le percentuali di gravidanza e di nati vivi non erano significativamente differenti tra i due gruppi.
Gli autori concordano che questo studio ha ovviamente dei limiti in quanto retrospettivo e privo di una randomizzazione dei pazienti nei due tipi di trattamento. Le pazienti trattate con ICSI tendevano ad avere una prognosi peggiore rispetto a quelle trattate con FIVET. I risultati di questo studio devono pertanto essere interpretati con cautela, ma mettono comunque in evidenza importanti dubbi riguardo all’utilizzo dell’ICSI nella sterilità da causa non maschile. Sebbene una parte delle pazienti potrebbe trarre beneficio da questa procedura, l’ICSI non si è dimostrata chiaramente efficace nelle coppie con sterilità senza causa maschile. La mancanza di evidenza di efficacia clinica di questa tecnica deve inoltre essere valutata in relazione ai potenziali costi. Innanzitutto economici in quanto l’ICSI è significativamente più costosa della FIVET. Vi è poi il problema della sicurezza: molti studi pubblicati hanno valutato anomalie cromosomiche, difetti alla nascita e problemi di sviluppo nei bambini nati da ICSI. Sebbene in letteratura vi sia una cauta accettazione della sicurezza dell’ICSI, non vi è comunque ancora consenso generale.
Uno studio recentemente pubblicato su Fertility and Sterility ha dimostrato che l’utilizzo dell’ICSI nelle pazienti con sterilità non da causa maschile non migliora la percentuale di fertilizzazione, di gravidanza e di nati vivi in confronto con la FIVET.
I ricercatori hanno valutato 696 cicli effettuati presso la Stanford University, California, in coppie con esame del liquido seminale normale: 99 cicli trattati con ICSI e 597 con FIVET. Il numero degli ovociti fertilizzati per ciclo è risultato maggiore nel gruppo trattato con FIVET che in quello trattato con ICSI (6.6 contro 5.1). L’incidenza di fallimento completo di fertilizzazione e le percentuali di gravidanza e di nati vivi non erano significativamente differenti tra i due gruppi.
Gli autori concordano che questo studio ha ovviamente dei limiti in quanto retrospettivo e privo di una randomizzazione dei pazienti nei due tipi di trattamento. Le pazienti trattate con ICSI tendevano ad avere una prognosi peggiore rispetto a quelle trattate con FIVET. I risultati di questo studio devono pertanto essere interpretati con cautela, ma mettono comunque in evidenza importanti dubbi riguardo all’utilizzo dell’ICSI nella sterilità da causa non maschile. Sebbene una parte delle pazienti potrebbe trarre beneficio da questa procedura, l’ICSI non si è dimostrata chiaramente efficace nelle coppie con sterilità senza causa maschile. La mancanza di evidenza di efficacia clinica di questa tecnica deve inoltre essere valutata in relazione ai potenziali costi. Innanzitutto economici in quanto l’ICSI è significativamente più costosa della FIVET. Vi è poi il problema della sicurezza: molti studi pubblicati hanno valutato anomalie cromosomiche, difetti alla nascita e problemi di sviluppo nei bambini nati da ICSI. Sebbene in letteratura vi sia una cauta accettazione della sicurezza dell’ICSI, non vi è comunque ancora consenso generale.
Fino a quando l’ICSI non potrà essere considera una tecnica sicura senza riserve, il suo utilizzo indiscriminato dovrebbe essere limitato. Solo uno studio multicentrico, prospettico, randomizzato e controllato con una adeguata numerosità campionaria potrà definire quali sottogruppi di pazienti potrebbero trarre beneficio dall’ICSI.
Fonte : Howard H. Kim, M. Kate Bundorf, Barry Behr, Stewart W. McCallum
Use and outcomes of intracytoplasmic sperm injection for non–male factor infertility, Fertility and Sterility 2007;
Nessun commento:
Posta un commento