Il documento si è riferito, fin dall’inizio, agli embrioni in quanto “persone”, ispirandosi al precedente documento del Comitato Nazionale per la Bioetica nel quale la complessa questione dell’inizio della vita personale è stata “risolta” scegliendo fra le numerose teorie esistenti quella più “conservatrice” che pone l’inizio della vita personale nel momento del primo incontro tra spermatozoo e ovocita senza tenere in alcun conto le ragioni a sostegno di tesi molto diverse che non riconoscono alla struttura che deriva dal primo incontro tra spermatozoo e ovocita il carattere dell’inizio della vita personale, perché considerano che di inizio di vita individuale si possa parlare, procedendo nelle tappe del processo di concepimento, solo in una fase successiva (numerose e diverse sono le opinioni a riguardo).
Questa impostazione, di fatto, non ha tenuto in alcun conto le diverse opinioni esistenti violando il principio di “laicità” al quale uno Stato come il nostro è tenuto.
Seguendo questa impostazione, era stata proposta la dizione “donazione di embrione” a mio avviso assai più appropriata, proposta che è stata rifiutata.
In aggiunta a quanto sopra non si capisce perché allora questa possibilità non potesse essere data anche agli embrioni non abbandonati, ove le coppie fossero state d’accordo.
Infine, non si è tenuto in adeguato conto che sarà necessario richiamare i donatori per poter svolgere i necessari esami, prima della “donazione dell’embrione”.
In sostanza il documento è sostanzialmente in linea con la posizione “non laica” e conservatrice che la maggioranza del Comitato Nazionale per la Bioetica oggi esprime, è ambiguo nella sua definizione terminologica, e del tutto teorico nelle sue proposte, un’operazione di forma e non di sostanza.
In definitiva, a mio parere, il Comitato Nazionale per la Bioetica avrebbe dovuto non tanto considerare, come invece ha fatto, l’ ”adozione” di embrione un “dovere” nei confronti dei diritti dell’embrione, ma piuttosto la “donazione” di embrione come atto oblativo rivolto a soddisfare le richieste di alcune coppie sterili.
Fonte http://www.news_pma/419/adozione-o-donazione
Questa impostazione, di fatto, non ha tenuto in alcun conto le diverse opinioni esistenti violando il principio di “laicità” al quale uno Stato come il nostro è tenuto.
Seguendo questa impostazione, era stata proposta la dizione “donazione di embrione” a mio avviso assai più appropriata, proposta che è stata rifiutata.
In aggiunta a quanto sopra non si capisce perché allora questa possibilità non potesse essere data anche agli embrioni non abbandonati, ove le coppie fossero state d’accordo.
Infine, non si è tenuto in adeguato conto che sarà necessario richiamare i donatori per poter svolgere i necessari esami, prima della “donazione dell’embrione”.
In sostanza il documento è sostanzialmente in linea con la posizione “non laica” e conservatrice che la maggioranza del Comitato Nazionale per la Bioetica oggi esprime, è ambiguo nella sua definizione terminologica, e del tutto teorico nelle sue proposte, un’operazione di forma e non di sostanza.
In definitiva, a mio parere, il Comitato Nazionale per la Bioetica avrebbe dovuto non tanto considerare, come invece ha fatto, l’ ”adozione” di embrione un “dovere” nei confronti dei diritti dell’embrione, ma piuttosto la “donazione” di embrione come atto oblativo rivolto a soddisfare le richieste di alcune coppie sterili.
Fonte http://www.news_pma/419/adozione-o-donazione
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