I dati sono stati confrontati con le percentuali di successo nel caso in cui le stesse donne si rivolgano alla PMA dopo 4, 3 o 2 anni rispettivamente, presupponendo che ogni donna provi due volte la PMA. Il computer ha combinato le probabilità mensili di concepire, il rischio di aborto e la maggiore probabilità di diventare infertile per il passare degli anni.
Ma, dice Leridon, se le donne di 30 anni ricorrono alla PMA dopo quattro anni di tentativi infruttuosi, le donne di 35 anni dopo tre anni e le quarantenni dopo due, allora vediamo che la PMA avrà successo solo per la metà delle gravidanze perse per aver ritardato dai 30 ai 35 anni e per meno del 30% per le donne che hanno ritardato dai 35 ai 40 anni.
Con questo lavoro il Prof. Leridon intende mandare un messaggio: le donne al di sotto dei 35 anni devono essere pazienti quando provano ad avere il primo figlio, anche se non riescono a concepire entro il primo anno di tentativi le possibilità sono ancora elevate. Invece le donne di 35 anni e più devono essere “impazienti” e ricorrere alla PMA prima. La capacità di concepire è ancora elevata, ma in caso negativo con la PMA sarà possibile compensare interamente gli anni persi.
Lo studioso ha dichiarato che in genere non è opportuno aspettare troppo per consultare uno specialista, in quanto l’efficacia delle tecniche mediche diminuisce con l’età.
Fonte “BioNews”
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