Nel fegato è infatti presente un recettore per gli estrogeni, una molecola, cioè, che si lega agli ormoni femminili. Il fegato non è l’unico organo in cui il recettore è espresso. Come dimostrano i risultati del nuovo studio pubblicati su Cell, però, qui la molecola è più attiva che in qualsiasi altra parte del corpo, comprese quelle direttamente coinvolte nella riproduzione.
Per dimostrarlo Maggi ha lavorato su un modello animale (topi) in cui l’attività fisiologica di questo recettore poteva essere studiata con metodi non invasivi. La ricercatrice ha anche condotto una serie di test, analizzando la quantità di recettore espresso nel fegato al variare della dieta. In un primo esperimento, Maggi ha messo a dieta stretta alcuni animali, rilevando un calo sia dell’attività del recettore sia della produzione dell’ormone epatico Igf-1 (somatotropina); in questo caso, i livelli sono scesi a valori ritenuti inadeguati per la normale progressione del ciclo mestruale e per la preparazione della parete uterina all’impianto dell’ovulo fecondato.
In una seconda fase dell’esperimento, ai topi a regime ipocalorico è stata fornita una maggiore quantità di proteine (mentre le quantità di carboidrati e grassi sono rimaste invariate). Risultato: la produzione di Igf-1 è salita ai valori standard e i topi hanno ricominciato ad avere un ciclo fertile.
Cosa indicano questi risultati? Secondo gli autori dello studio, c’è una forte possibilità che il recettore degli estrogeni nel fegato sia un sensore del “metabolismo energetico”, la cui funzione sarebbe quella di assicurare che lagravidanza si instauri solo in chi ha una nutrizione adeguata.
Per dimostrarlo Maggi ha lavorato su un modello animale (topi) in cui l’attività fisiologica di questo recettore poteva essere studiata con metodi non invasivi. La ricercatrice ha anche condotto una serie di test, analizzando la quantità di recettore espresso nel fegato al variare della dieta. In un primo esperimento, Maggi ha messo a dieta stretta alcuni animali, rilevando un calo sia dell’attività del recettore sia della produzione dell’ormone epatico Igf-1 (somatotropina); in questo caso, i livelli sono scesi a valori ritenuti inadeguati per la normale progressione del ciclo mestruale e per la preparazione della parete uterina all’impianto dell’ovulo fecondato.
In una seconda fase dell’esperimento, ai topi a regime ipocalorico è stata fornita una maggiore quantità di proteine (mentre le quantità di carboidrati e grassi sono rimaste invariate). Risultato: la produzione di Igf-1 è salita ai valori standard e i topi hanno ricominciato ad avere un ciclo fertile.
Cosa indicano questi risultati? Secondo gli autori dello studio, c’è una forte possibilità che il recettore degli estrogeni nel fegato sia un sensore del “metabolismo energetico”, la cui funzione sarebbe quella di assicurare che lagravidanza si instauri solo in chi ha una nutrizione adeguata.
Se la correlazione tra infertilità e anoressia è ben nota da tempo, altre forme di infertilità potrebbero essere collegate a diete troppo ricche di carboidrati e grassi.
“Questo studio ha implicazioni importanti per la spiegazione di alcune forme diinfertilità dovute a diete povere di proteine e apre nuove prospettive per la comprensione delle alterazioni metaboliche che avvengono con la menopausa o in seguito a gravidanza, come il diabete post parto” ha commentato Maggi; secondo la ricercatrice inoltre, la conferma dell’importante ruolo del recettore degli estrogeni nel fegato potrebbe aiutare la ricerca di nuovi farmaci in grado di modulare l’attività di tale molecola.
Fonte: Amino Acid-Dependent Activation of Liver Estrogen Receptor Alpha Integrates Metabolic and Reproductive Functions via IGF-1
“Questo studio ha implicazioni importanti per la spiegazione di alcune forme diinfertilità dovute a diete povere di proteine e apre nuove prospettive per la comprensione delle alterazioni metaboliche che avvengono con la menopausa o in seguito a gravidanza, come il diabete post parto” ha commentato Maggi; secondo la ricercatrice inoltre, la conferma dell’importante ruolo del recettore degli estrogeni nel fegato potrebbe aiutare la ricerca di nuovi farmaci in grado di modulare l’attività di tale molecola.
Fonte: Amino Acid-Dependent Activation of Liver Estrogen Receptor Alpha Integrates Metabolic and Reproductive Functions via IGF-1
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