I dati dimostrano che una attività cardiovascolare intensa, come la corsa, la bicicletta e salire le scale, può essere un problema per la riuscita della PMA.
La ricerca è basata sulle risposte ad un questionario sottoposto fra il 1994 e il 2003 a 2.232 donne durante il loro primo ciclo di PMA presso uno dei tre centri per la Fecondazione Assistita nella zona di Boston.
Si è sempre saputo che esiste uno stretto rapporto fra l’infertilità e l’intensa attività fisica a cui sono sottoposte le atlete professioniste, ma non si sapeva che questo problema poteva riguardare anche le altre donne.
“Le ovaie sono estremamente sensibili” - spiega Laurence Jacobs, endocrinologo della riproduzione e docente presso l’Università dell’Illinois, sottolineando che per una buona gravidanza non sono opportuni né un eccessivo esercizio fisico né la mancanza assoluta dello stesso con conseguente aumento di peso. L’ideale sarebbe una mezz’ora di attività fisica al giorno.
Si è invece riscontrato che le donne che si sono sottoposte ad un notevole esercizio per periodi superiori a dieci anni (da 10 a 30) non hanno problemi di successo per quanto riguarda la PMA.
I ricercatori pensano che l’attività fisica eccessiva sottoponga a stress il delicato sistema riproduttivo femminile che reagisce “proteggendo dalla gravidanza il corpo della donna attraverso minimi cambiamenti ormonali”.
E’ stata chiesta a Mark Hornstein - responsabile della ricerca e direttore della Clinica di Endocrinologia della Riproduzione presso il Brigham & Women’s Hospital di Boston – la ragione per cui questo effetto sembra annullarsi dopo 10 anni; la sua riposta è stata: “Non sappiamo esattamente ma probabilmente il corpo si adatta a questa situazione”.
“Chiaramente, ha aggiunto, non vogliamo spingere le donne che vogliono sottoporsi alla PMA a rinunciare ad ogni attività fisica e ad adottare uno stile di vita sedentario, anche perché non ci sono ancora dati sufficienti a nostra disposizione. Speriamo, invece, che il nostro studio dia il via ad ulteriori ricerche sui cambiamenti ormonali conseguenti ai diversi livelli di attività fisica”.
La ricerca è basata sulle risposte ad un questionario sottoposto fra il 1994 e il 2003 a 2.232 donne durante il loro primo ciclo di PMA presso uno dei tre centri per la Fecondazione Assistita nella zona di Boston.
Si è sempre saputo che esiste uno stretto rapporto fra l’infertilità e l’intensa attività fisica a cui sono sottoposte le atlete professioniste, ma non si sapeva che questo problema poteva riguardare anche le altre donne.
“Le ovaie sono estremamente sensibili” - spiega Laurence Jacobs, endocrinologo della riproduzione e docente presso l’Università dell’Illinois, sottolineando che per una buona gravidanza non sono opportuni né un eccessivo esercizio fisico né la mancanza assoluta dello stesso con conseguente aumento di peso. L’ideale sarebbe una mezz’ora di attività fisica al giorno.
Si è invece riscontrato che le donne che si sono sottoposte ad un notevole esercizio per periodi superiori a dieci anni (da 10 a 30) non hanno problemi di successo per quanto riguarda la PMA.
I ricercatori pensano che l’attività fisica eccessiva sottoponga a stress il delicato sistema riproduttivo femminile che reagisce “proteggendo dalla gravidanza il corpo della donna attraverso minimi cambiamenti ormonali”.
E’ stata chiesta a Mark Hornstein - responsabile della ricerca e direttore della Clinica di Endocrinologia della Riproduzione presso il Brigham & Women’s Hospital di Boston – la ragione per cui questo effetto sembra annullarsi dopo 10 anni; la sua riposta è stata: “Non sappiamo esattamente ma probabilmente il corpo si adatta a questa situazione”.
“Chiaramente, ha aggiunto, non vogliamo spingere le donne che vogliono sottoporsi alla PMA a rinunciare ad ogni attività fisica e ad adottare uno stile di vita sedentario, anche perché non ci sono ancora dati sufficienti a nostra disposizione. Speriamo, invece, che il nostro studio dia il via ad ulteriori ricerche sui cambiamenti ormonali conseguenti ai diversi livelli di attività fisica”.
Fonte: "Progress Educational Trust", Kirsty Horsey
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