Molte donne e anche alcuni uomini riferiscono di vivere questa attesa con un forte senso di impotenza dovuto al fatto che, se fino a quel punto si è potuto fare tutto il possibile per affrontare il problema, in questo momento resta solo da aspettare che la natura faccia il suo corso.
È questo il periodo in cui possono arrivare i sensi di colpa (Avrò fatto tutto in maniera giusta? Mi sono affaticata troppo? Non era meglio stare immobile nel letto?) come se l’attecchimento dell’embrione dipendesse dal totale controllo dei comportamenti della donna.
Tutta la comunità scientifica è in accordo sul fatto che, dopo il trasferimento degli embrioni, la donna può continuare a vivere una vita abbastanza “normale” e cioè può fare tutto quello che faceva prima senza affaticarsi tanto e che quindi, l’attecchimento dell’embrione non è dovuto a quello che la donna fa. A supporto di ciò, basti pensare che molte gravidanze spontanee vengono riconosciute alcuni mesi dopo il concepimento senza che in questo periodo la donna abbia messo in atto particolari accortezze. Se da un lato questi dati vanno a vantaggio della donna, la quale può sentirsi sollevata da una grossa responsabilità, dall’altro molto spesso lei stessa si ritrova a vivere un vuoto in cui è difficile stare. In questo vuoto emergono vissuti emotivi forti quali paura, rabbia, tristezza che più si cerca di evitare è più irrompono prepotenti. Quando questi vissuti non vengono ascoltati possono trasformarsi in pensieri ossessivi, e la gravidanza diventa l’unico fulcro importante dell’esistenza.
Cosa fare dunque?
Continuare a coltivare tutti gli aspetti della propria esistenza è importante. Incontrare gli amici, svolgere le attività dalle quali si ha gratificazione. Non è indispensabile sospendere il lavoro. Fare delle passeggiate, leggere un libro, guardare un film, prendersi cura di se stessi e del proprio partner è davvero consigliabile.
Insieme a tutto questo sarebbe anche utile concedersi degli incontri con un professionista, in cui essere aiutati a riconoscere ed esprimere tutto ciò che ci disturba. Uno spazio emotivo che permetta accoglienza, ascolto, contenimento e sostegno imparando ad usare strumenti che affrontino meglio le possibili difficoltà che si possono presentare.
Importante è dare voce all’emotività che resta sommersa per evitare che emerga violentemente nei momenti critici creando situazioni difficile da gestire con serenità. La possibilità di esplorare i propri vissuti emozionali, quali tristezza, rabbia, ripercussioni sulla relazione di coppia e di riconoscerli come normali e comuni, permette un più consapevole atteggiamento nei confronti della terapia e dei medici e uno strumento per affrontare gli eventuali fallimenti. Anzi recenti osservazioni fanno proprio ritenere che atteggiamenti più consapevoli e sereni favoriscono l’inizio della gravidanza anche con la fecondazione assistita
Dott.Fabio Specchiulli
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