Oltre ad essere dolce per antonomasia, l’attesa si colora così spesso del variopinto spettro cromatico presente nell’universo ortofrutticolo, depone il giallo della nicotina, il rosso del vino, allevia il marrone del caffè e tende sovente a votarsi in direzione della scoperta di tutti quegli integratori multivitaminici che rappresentavano un pianeta ignoto fino a poco tempo prima e che ora appaiono come il mezzo più efficace per assicurarsi che al bimbo non venga a mancare proprio nulla durante i nove mesi di soggiorno.
Se sulla bontà delle rinunce effettuate dalla future mamme in materia di vizi e stravizi non vi è ovviamente nulla da eccepire (ci mancherebbe altro!), sulversante relativo ad integratori di varia naturapermangono e si moltiplicano i dubbi della comunità scientifica mondiale e il sospetto che il loro impiego risulti più funzionale agli introiti delle aziende produttrici che non alla salute del bambino aumentano man mano che nuovi test vengono condotti nei laboratori ubicati alle più disparate latitudini del Globo.
Ultima in ordine cronologico di una lunga serie, la recentissima presa di posizione operata dai ricercatori facenti capo alla Drug and Therapeutics Bulletin (Dtb), sancirebbe (condizionale sempre d’obbligo)l’assoluta inutilità relativa all’assunzione di integratori vitaminici e multivitaminici in gravidanza e porrebbe la pratica alla stregua del prodotto di un’errata percezione circa le reali esigenze nutrizionalisviluppate durante la gestazione.
Perché gli integratori multivitaminici sono inutili
Mediante una revisione critica compiuta analizzando una vasta letteratura medica antecedente, i ricercatori britannici hanno preso in considerazione gli effetti derivanti dall’integrazione della dieta attraverso un surplus vitaminico, ideato in modo esplicito per la gravidanza, scoprendo chenon esiste una sola evidenza scientifica in grado di provare che i complessi multivitaminici apportino reali benefici a gestanti e feto.
L’analisi compiuta su una serie di integratori vitaminici basati sull’introduzione artificiale dei complessi vitaminici B (B1, B2, B3, B6, B12) C, D, E, K ,con l’aggiunta iodio, magnesio, ferro, rame, zinco e selenio, si configurerebbe dunque alla stregua di un completo“spreco di soldi” e le 15 sterline fissate come spesa media mensile per le donne inglesi in dolce attesa si configurerebbe come una risorsa economica indebitamente investita, per via dell’influenza degli spot pubblicitari e della volontà di sopprimere a carenze nutrizionali mediante il ricorso a surrogati e ad affini.
La supposta bontà degli integratori multivitaminici in gravidanza si baserebbe, secondo la revisione operata dal Dbt, sul fatto che gli unici test che abbiano mai raggiunto risultati accettabili siano stati condotti in Paesi in cui la disponibilità alimentare risultava scarsa (se non del tutto assente) e che le aziende produttrici abbiano in seguito sbandierato i suddetti risultati come se fossero verità universali, invadendo il mercato con integratori inutili e costosi ed incentivando in modo indiretto stili di vita alimentari scorretti o carenti.
Laddove l’acceso a fonti vitaminiche viene garantito per via alimentare, in virtù di redditi più elevati e di costi al pubblico più accessibili, una dieta sana, equilibrata e variegata rappresenta dunque l’unica arma in grado di garantire la salute delle donne incinte e dei loro nascituri, senza che altre integrazioni risultino consigliate in base a reali esigenze mediche.
Uno sguardo più ampio
Presentato da tutta la stampa mondiale alla stregua di una novità assoluta, lo studio critico inglese non aggiunge in realtà molto a quanto già ampiamente noto e si colloca nel novero di una recente tradizione medica che pone gli integratori alimentari al centro di polemiche e attacchi per via della loro incapacità di riprodurre nell’organismo umano quanto ottenuto in laboratorio.
Numerosi studi piuttosto recenti hanno infatti mostrato come l’unica fonte utile a veicolare nell’organismo umano il principio nutritivo che si intende assumere sia rappresentata dal cibo stesso e come i tentativi di sopperire a carenze strutturali mediante i complessi multivitaminici risultino speso infruttuosi per via dell’incapacità da parte dell’organismo umano di riconoscere e metabolizzare nel modo corretto il principio attivo introdotto.
L’organismo umano, risulta cioè strutturato per assumere le sostanze necessarie al suo funzionamento e alla sua conservazione nel corso deiprocessi digestivi, quando gli alimenti vengono scomposti e metabolizzati enon per ingerire singoli dosi di una determinata vitamina, avulsa dal suo contesto alimentare, con il risultato di una scarsa efficacia di tutti quei medicinali che si ripropongono di fornire al corpo quanto è venuto a mancare a causa di vizi e carenze a tavola.
Non a caso, la Fda americana ha recentemente ammesso l’impossibilità, anche a fronte di ingenti investimenti e ricerche, di attestare con certezza che quanto testato in vitro risulti replicabile anche nel corpo umano e rimosso così la sua preziosa lista di integratori ad effetto “antiossidante” dal novero delle evidenze attendibili, dopo aver stabilito che la via alimentare resta e resterà sempre quella privilegiata, in barba a soluzioni sintetiche e artifici farmaceutici.
Non stupisce più di tanto, quindi, che in assenza di condizioni patologiche gravi e accertate (condizione che riporta in gioco gli integratori), tali da impedire l’assorbimento di vitamine, la ricerca inglese bolli i vari complessi multivitaminici alla stregua di una perdita di tempo e suggerisca a gran voce alle future mamme di proteggere la prole da tutti i possibili rischi tramite la correzione temporanea o permanente del loro stile alimentare.
Acido folico e Vitamina D
Come tutti i teoremi che si rispettino, anche quello che prevede l’inutilità degli integratori in gravidanza, possiede eccezioni e corollari, ormai dati per assodati ed entrati a pieno titolo nelle linee guida dell’Oms a prescindere da qualunque revisione e studio possa essere condotto da qui alla fine dei tempi.
Gli integratori a base di acido folico e quelli basati sulla vitamina dcontinuano infatti ad essere vivamente raccomandati durante tutto il periodo della gravidanza, anche a fronte di un’alimentazione da manuale, per via di ragioni legate rispettivamente alla scarsa disponibilità dell’elemento nel corpo umano e alle difficoltà di trasformare la vitamina d nel suo principio attivo (detto calcitriolo) in assenza di quantità reperibili piuttosto elevate.
Dall’efficacia più che sicura,l’acido folico va infatti assunto per tutti i nove mesi della gravidanza secondo una posologia pari a 0,4 mg al giorno(indicazione ministeriale), con il preciso obiettivo diporre il feto al riapro da malformazioni di sorta e di consentire il suo sviluppo in modo armonico e sereno.
Noto anche con il nome di vitamina B9, l’acido folico si è infatti rivelato in grado, in tutti i test effettuati, di ridurre il tasso di incidenza per le principali malformazioni organiche e neurali con punte statistiche in grado di spingersi alla soglia del 70%, risultando così un elemento nutritivo essenziale e vivamente consigliato tanto in forma alimentare (gli spinaci sono un’ottima fonte) quanto attraverso supplementi alla dieta.
Per quanto riguarda gli integratori a base di vitamina d, utili a proteggere la struttura ossea e scheletrica, la questione pare farsi leggermente più controversa, dato che recentissime ricerche arresterebbero al sua utilità in gravidanza solo al novero di coloro che possiedono una carnagione chiara ed incline ad ustioni e che si trovano, per tanto, impossibilitate ad esporsi al sole per lunghi periodi e a consentire così la genesi di quel duplice processo di idrossilazione che consente il pieno assorbimento del principio attivo all’interno dell’organismo.
In attesa di evidenze certe in materia, l’invito è comunque quello adadeguarsi alle disposizioni del ginecologo di riferimento, che traccerà un profilo alimentare in grado di stabilire se il ricorso all’integrazione risulta effettivamente necessario o se la componente si trova già ad essere presente in quantità sufficienti alla sua trasformazione in calcitriolo e alla conseguente comparsa dei benefici organici del caso.
In conclusione, l’invito è quello ad anteporre, durante la gravidanza, tutti quei comportamenti la cui evidenza positiva risulta ampiamente testata ed accertata, rispetto ad altre soluzioni dal palese effetto placebo: via libera dunque agli integratori solo a patto che prima si decida diprediligere un’alimentazione completa, che la spesa effettuata non incida sul bilancio familiare in modo significativo, che non si faccia dipendere le sorti della gravidanza dalla loro presenza o dalla loro assenza e che si sia davvero disposti a cambiare vita nel senso più ampio del termine, con la speranza che il percorso che conduce in direzione dell’abbraccio liberatorio si trovi ad essere un po’ meno tortuoso di quello descritto da Tarantino in Kill Bill.
Fonte http://www.emergeilfuturo.it/universo-bambini/integratori-mutivitaminici-gravidanza/
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