Prendendo atto che il mondo in cui viviamo ha gran poco di ideale, la volontà di accudimento ed educazione genitoriale si trova costretta a fare a pungi con necessità piuttosto reali, che possono condurre in modo permanente o temporaneo a delegare le nostre funzioni primarie a nonni, baby-sitter, balie o asili nido, nella speranza che qualcun altro riesca a sopperire alla nostra assenza nel modo migliore possibile e che non vanifichi quanto messo pazientemente in atto durante la fase precedente al ritorno in ufficio.
In caso la scelta di cedere consistenti quote di diritti e doveri genitoriali sia caduta sui nonni, per ragioni di tipo economico o per convinzioni personali, occorre valutare attentamente le possibili implicazioni di un rapporto emotivo biunivoco non destinato a spegnersi, una volta cessata la funzione di accudimento ed in grado diriverberarsi sull’armonia familiare e sulle regole che contribuiscono al rispetto dei ruoli.
Prima di impostare un rapporto che rischia di diventare fonte di interminabili diatribe con il partner, con i nostri genitori, con la suocera o con il bambino stesso, è necessario seguire qualcheaccorgimento utile a tutelare la nostra linea educativa di fronte a possibili ingerenze a prevenire che il piccolo si trovi spiazzato di fronte ad abitudini e norme domestiche di segno opposto rispetto a quelle che riteniamo consone al nostro ideale di accudimento.
I nonni non sono un parcheggio….
Precondizione alla delega è rappresentata naturalmente dal fatto che i nonni siano disposti ad accudire i nostri pargoli, che si trovino apossedere i requisti fisici per portare a termine la complessa operazione e che l’affidamento temporaneo non si riveli semplicemente frutto della nostra volontà o dell’impossibilità a cercare soluzioni differenti.
Oltre ad essere nonni in qualità di categoria astratta, i nostri genitori e i nostri suoceri si trovano generalmente ad essere infatti persone in procinto di affacciarsi alla terza età, con il loro carico di problematiche di salute e con la loro volontà di sentirsi attivi, liberi e indipendenti, magari dopo una vita di sacrifici e proprio all’alba dell’agognata pensione, il che implica chenessuno al mondo può imporre loro lo svolgimento di un’attività impegnativa e totalizzante come la gestione di un bambino per diverse ore al giorno, se non sono loro a proporsi e se non siamo più che sicuri che per i nonni sia una gioia e non un dovere nei nostri confronti.
Via libera ai nonni, dunque, ma solo a patto che la scelta sia condivisa e ben accetta e che si riservi la possibilità ai nostri genitori di tirarsi indietro in ogni momento e di rivedere la loro posizione, in caso sia frutto di un’errata valutazione relativa alle esatte possibilità psico-fisiche dei nonni di fronte alla nuova occupazione.
…ma neanche i genitori del piccolo!
Una volta appurata la volontà dei nonni di fare le nostre veci per qualche ora al giorno, occorre mettere subito in chiaro che l’affidamento del piccolo non comporta nessuna cessione dei diritti genitoriali e che la mamma e il papà si trovano ad essere le uniche persone al mondo in grado di decidere per loro figli, senza deroghe, senza eccezioni e senza che i nonni propongano un modello educativo alternativo basato sulla loro esperienza.
Qualunque decisione abbiate deciso di prendere riguardo all’alimentazione di vostro figlio, alle cose che può e non può fare o alle attività ludiche più adatte al suo sviluppo (siano esse giuste o sbagliate),non vi è ragione al mondo per ritenere che le regole cessino di valere una volta varcata la porta di casa e non esiste nessuno al mondo in grado di sfidare o mettere in dubbio quell’autorità assoluta che deriva in modo naturale dal vostro ruolo.
Il discorso resta ampiamente valido anche in caso l’accudimento non sia continuativo, ma limitato a poche ore o ad una beve vacanza, dato che i nonni non dispongono del diritto di accaparrarsi le simpatie del bimbo dandogli un alimento “vietato”, lasciandolo sforare i limiti temporali relativi alla visione della tv o facendolo giocare, ad esempio, con smartphone e tablet, in caso la pratica non venga vista di buon occhio dai genitori.
Concedere al bimbo di fare quanto risulta bandito tra le mura domestiche non solo rappresenta un pericoloso precedente a livello educativo che porterà il bimbo a richiedere all’infinito le medesime libertà, ma mette in dubbio la stessa autorità genitoriale, dal momento che l’opinione di un altro adulto fa vacillare le certezze trasmesse da mamma e papà in sede di regole e normative.
I concetti di “giusto” e “sbagliato” non procedono per procura
Dopo aver appurato che i nonni non daranno al vostro piccolo delle libertà che contrastano con i vostri valori o con le vostre convinzioni educative, occorre inoltre sottolineare come anche la prassi relativa alla delega delle motivazioni risulti sconsigliata e ponga il piccolo di fronte ad un’immagine distorta della realtà, in cui un rifiuto appare motivato dalla volontà della madre o del padre e non dall’intrinseca pericolosità della cosa in questione.
Tentando di chiarire con un semplice esempio, se il piccolo Marco di tre anni chiede al nonno di dargli una merendina, sapendo benissimo che i genitori non vogliono, il nonno non può motivare il rifiuto sulla base del fatto che a mamma e papà la cosa non stia bene, ma deve confermare la linea educativa in vigore, altrimenti il bimbo percepirà il rifiuto come immotivato e penserà che la negazione imposta dai suoi genitori rappresenti un’inutile precauzione in grado di vincolare non solo le sue scelte, ma anche quelle del nonno.
I nonni non devono cioè cercare di piacere ai loro amati nipotini proponendo un dualismo in cui il giusto e lo sbagliato diventano concetti per procura e in cui loro stessi si trovano ad essere vittime delle volontà genitoriali, machiarire fino in fondo che quello che papà e mamma pensano corrisponde al giusto, a prescindere da convinzioni personali di ogni sorta (il piccolo avrà tempo per capire che le cose non stanno proprio così, ma questa è un’altra storia).
Diversificare il tempo, ma sempre nei limiti del lecito
In caso qualche nonno si stia domandando, una volta giunto a questo paragrafo, quale sia la sua esatta funzione nel mondo, dal momento che il suo ruolo appare totalmente subalterno ai dettami genitoriali, la risposta risiede nella ricerca di attività piacevoli da svolgere con il bambino, la cui natura è alternativa alla routine del piccolo in famiglia, ma ricade comunque nel regno di ciò che è lecito.
Trovandosi i genitori del bimbo ad essere spesso stanchi dal lavoro e poco propensi a correre al parco ogni tre per due o a leggere interminabili fiabe, i nonni possono cogliere la palla al balzo e trasformare la permanenza del piccolo presso di loro come uno spazio a sé stante,in cui svolgere attività divertenti ed educative che invoglieranno il bambino a fare ritorno in quel regno fiabesco denso di giochi all’aria aperta, di passeggiate nella natura e di fiabe da ascoltare meravigliati.
Invece di sprecare il tempo trascorso con i nipotini nel tentativo di apparire più buoni o permissivi di quanto non lo siano mamma e papà, l’invito rivolto a tutti nonni è dunque quello digratificare il bimbo con un’alternativa insolita, ma più che lecita, tale da conquistare l’affetto dei bambini senza sminuire il ruolo dei genitori e senza far piombare nuovi problemi e nuovi grattacapo ai sui veri e unici tutori.
Con un po’ di fantasia, si può trasformare il tempo trascorso dai nonni in una nuova avventura, senza creare tensioni e mettere in crisi il sistema di certezze sul quale poggia la fragile psiche del bambino che non necessita, per sua stessa natura di pareri discordanti e voci fuori dal coro.
Cercate di non istituire preferenze tra i nonni
Fatta eccezioni per casi limite e conflitti mai risolti, risulta evidente a chiunque che è molto più facile riporre piena fiducia nei propri genitori che affidare il proprio bimbo ai suoceri e che, dovendo proprio scegliere, preferiremmo separarci dal piccolo sapendolo in braccio alla nostra mamma piuttosto che alla suocera, dato che la nostra ineludibile autostima ci porta a pensare che chi ha educato noi con tanto successo potrà fare solo del bene ai nostri figli.
Questa credenza non è tuttavia solo fonte di liti interne alla coppia su quale sia la coppia dei nonni da prediligere in caso di accudimento del piccolo, ma un fattore di disorientamento per il bimbo stesso, costretto a crescere sulla base di scelte emotive già operate dai suoi genitori e portato ad affezionarsi ai nonni, siano essi materni o paterni, con i quali ha trascorso più tempo e dai quali ha ricevuto le maggiori attenzioni.
Premesso che suddividere il tempo con una clessidra è impossibile e infruttuoso, si dovrebbe tentare di mettere da parte per un attimo la nostra componente emotiva e cercare di comprendere che il bimbo ha diritto di stabilire un legame affettivo paritario con entrambe le coppie di nonni e che, come troveremmo spiacevole che il piccolo facesse distinzioni tra mamma e papà, la stessa cosa vale per i nonni, egualmente liberi di “giocarsi le proprie carte”, a patto che (ovviamente!) non tentino di mettersi ij competizione con gli altri nonni o di dare vita ad imbarazzanti paragoni.
Pur mantenendo la fermezza delle vostre convinzioni, cercate di fare un passo indietro rispetto ai genitori del vostro (o vostra partner), concedendo loro tempo di qualità da passare con il bimbo, di modo da bilanciare la naturale preferenza verso la quale vi trovate orientati.
Sia che la necessità di lasciare i piccoli dai nonni sorga per esigenze economiche o per libera scelta, l’importante è posizionare da subito ogni quadro del mosaico al suo posto e dare vita ad un ritratto familiare armonico e affiatato, dove nessuno si sogna di travalicare i confini imposti dal suo ruolo e dove l’attesa di un mondo ideale si fa un po’ meno frustrante e un po’ meno densa di preoccupazioni.
Fonte http://www.emergeilfuturo.it/universo-bambini/nonni-e-bambini/
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