La placenta è l’organo che unisce anatomicamente la madre ed il feto. Questo filtro, generato dall’unione dei tessuti dei due organismi, regola il passaggio di ossigeno, nutrienti ed anticorpi che avviene attraverso lo scambio reciproco di sangue. La “fusione” tra madre e nascituro avviene al momento dell’annidamento, durante il quale il prodotto del concepimento si fissa ad un punto della parete uterina. Da questa piccola area partirà l’impianto placentare propriamente detto, attraverso la penetrazione di villi coriali all’interno della mucosa uterina. Gli scambi tra madre e feto avverranno quindi solo in una porzione limitata dell’utero, mentre il resto dell’organo fungerà essenzialmente da contenitore durante la gravidanza.
La placenta previa è una condizione patologica rappresentata dalla presenza di placenta nella parte più inferiore dell’utero. In pratica la placenta viene a frapporsi tra il feto e la cervice. Durante l’accrescimento fetale (in particolare al terzo mese) ed al momento del travaglio si verifica una significativa dilatazione della parte distale dell’utero che comporta un certo grado di distacco della placenta. Questa essendo poco elastica infatti non riesce a seguire le modificazioni di forma dell’organo. Il distacco della placenta causa la rottura dei vasi sanguigni in essa presenti con conseguente abbondante sanguinamento. Questa condizione si evidenzia in circa un caso ogni trecento gravidanze. A seconda della posizione si distinguono diversi tipi di placenta previa: p.p.laterale (detta anche comunemente placenta bassa)che rimane ad almeno due centimetri di distanza dall’orificio uterino interno, costituisce l’anomalia placentare meno grave e più frequente; p.p.marginale che si impianta a meno di due centimetri di distanza senza però ricoprire l’orificio; p.p.centrale che riveste l’area dell’orificio uterino interno.
Fattori di rischio
La principale condizione predisponente a questa problematica consiste nella precedente esecuzione di interventi di parto cesareo. Le cicatrici uterine sarebbero responsabili dell’anomalo posizionamento della placenta. Studi retrospettivi hanno dimostrato che in presenza di un precedente intervento di parto cesareo, o di altro tipo di intervento uterino, la possibilità che si verifichi una condizione di placenta previa passa dallo 0,33-0,5% all’1-4%. Si sale addirittura al 10% in caso di interventi multipli di parto cesareo. Altri fattori predisponenti sono l’età avanzata, la presenza di gravidanze multiple, il fumo di sigaretta, precedenti esperienze di placenta previa.
Trattamento
La condizione di placenta previa mette a rischio la salute materna e fetale a causa del possibile rischio di emorragie. Le perdite ematiche saranno più precoci ed abbondanti in caso di p.p.centrale. L’esame ecografico risulta il miglior mezzo diagnostico per la valutazione della posizione placentare. La diagnosi viene effettuata dopo le ventotto settimane di gravidanza perché fino a questa epoca la sede di inserzione placentare può migrare verso l’alto. Una volta accertata la presenza di anomalia, il trattamento si baserà su un attento monitoraggio e sulla predisposizione di mezzi di supporto adeguati (trasfusioni, intervento parto cesareo, trattamenti cortisonici per stimolare lo sviluppo polmonare fetale in previsione di una nascita prematura).
Fonte:anomalie dell’impianto placentare
La placenta previa è una condizione patologica rappresentata dalla presenza di placenta nella parte più inferiore dell’utero. In pratica la placenta viene a frapporsi tra il feto e la cervice. Durante l’accrescimento fetale (in particolare al terzo mese) ed al momento del travaglio si verifica una significativa dilatazione della parte distale dell’utero che comporta un certo grado di distacco della placenta. Questa essendo poco elastica infatti non riesce a seguire le modificazioni di forma dell’organo. Il distacco della placenta causa la rottura dei vasi sanguigni in essa presenti con conseguente abbondante sanguinamento. Questa condizione si evidenzia in circa un caso ogni trecento gravidanze. A seconda della posizione si distinguono diversi tipi di placenta previa: p.p.laterale (detta anche comunemente placenta bassa)che rimane ad almeno due centimetri di distanza dall’orificio uterino interno, costituisce l’anomalia placentare meno grave e più frequente; p.p.marginale che si impianta a meno di due centimetri di distanza senza però ricoprire l’orificio; p.p.centrale che riveste l’area dell’orificio uterino interno.
Fattori di rischio
La principale condizione predisponente a questa problematica consiste nella precedente esecuzione di interventi di parto cesareo. Le cicatrici uterine sarebbero responsabili dell’anomalo posizionamento della placenta. Studi retrospettivi hanno dimostrato che in presenza di un precedente intervento di parto cesareo, o di altro tipo di intervento uterino, la possibilità che si verifichi una condizione di placenta previa passa dallo 0,33-0,5% all’1-4%. Si sale addirittura al 10% in caso di interventi multipli di parto cesareo. Altri fattori predisponenti sono l’età avanzata, la presenza di gravidanze multiple, il fumo di sigaretta, precedenti esperienze di placenta previa.
Trattamento
La condizione di placenta previa mette a rischio la salute materna e fetale a causa del possibile rischio di emorragie. Le perdite ematiche saranno più precoci ed abbondanti in caso di p.p.centrale. L’esame ecografico risulta il miglior mezzo diagnostico per la valutazione della posizione placentare. La diagnosi viene effettuata dopo le ventotto settimane di gravidanza perché fino a questa epoca la sede di inserzione placentare può migrare verso l’alto. Una volta accertata la presenza di anomalia, il trattamento si baserà su un attento monitoraggio e sulla predisposizione di mezzi di supporto adeguati (trasfusioni, intervento parto cesareo, trattamenti cortisonici per stimolare lo sviluppo polmonare fetale in previsione di una nascita prematura).
Fonte:anomalie dell’impianto placentare
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