sabato 16 luglio 2016

L’efficacia delle tecniche di rilassamento per contrastare l’infertilità

relax       Alcuni recenti studi in merito, condotti a Boston, sono stati presentati al congresso sulla fertilità organizzato dall’American Society for Reproductive Medicine, tenutosi nella città di Atlanta. I risultati della ricerca hanno evidenziato un’alta incidenza dello stress sulle possibilità di una gravidanza, e la possibilità di incrementare le probabilità di concepire un figlio intervenendo sulle cause di tensione emotiva e fisica. Si parla di infertilità quando la coppia non consegua il concepimento dopo almeno un anno di rapporti non protetti. Lo studio di Boston, condotto appunto su un campione variegato di coppie con problemi di infertilità, ha rivelato come i trattamenti di fecondazione assistita abbiano maggiori chance di concludersi con una gravidanza nelle donne che seguano programmi di riduzione dello stress. Sottoposto a un ciclo di dieci sessioni di esercizi di rilassamento, mentale e fisico, il gruppo ha incontrato un incremento delle gravidanze del 50% al secondo tentativo di concepimento in vitro, contro il 20% del gruppo di controllo. I risultati dello studio di Boston sono sorprendenti, specialmente se confrontati con quelli di altre ricerche condotte nello stesso ambito da altri istituiti di ricerca. Risultati analoghi, per esempio, ha raggiunto la Isfahan Infertility Clinic iraniana, prendendo in considerazione un gruppo di 76 donne di età compresa tra i 18 e i 35 anni e colpite da difficoltà di concepimento. Il campione è stato sottoposto a 12 sessioni di rilassamento ( 6 prima dell’innesto dell’embrione in utero, 6 dopo l’impianto), basate su tecniche di controllo della respirazione e rilassamento muscolare guidato. Il gruppo sottoposto a queste particolari tecniche ha registrato un numero di gravidanze maggiore rispetto al gruppo di controllo, dimostrando come l’utilizzo di queste tecniche dello stress in fase di ricerca di una gravidanza, aumenti sensibilmente le possibilità di concepimento. 

Fonti http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3203287/
http://www.abc.net.au/science/articles/2009/10/20/2718912.htm

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