Premesso che l’infinita serie di vantaggi emotivi, organici e umaniderivanti dall’allattamento al seno non si traduce logicamente nella necessità di discriminare tutte coloro che, per ragioni personali, scelgono altre soluzioni, è bene osservare in cosa si concretizzano gli effettivi vantaggi della nutrizione al seno prima di stabilirne limiti e possibili controindicazioni derivanti da scelte alimentari non del tutto idonee al compito che si decide di portare a termine.
Per quanto il fulcro centrale dell’allattamento materno risulti costituito dal latteprodotto dalla madre (altrimenti avrebbero impiegato termini differenti per denotare la pratica), il prezioso liquido erogato possiede la virtù di portare in dote molteplici elementi utili alla cementificazione del sistema immunitario del bambino e allo sviluppo di numerosi organi (fegato e cervello in primis), dovuto al transito di apposite cellule staminali di madre in figlio e alla possibilità di dare luogo a nuovi agglomerati cellulari all’interno del corpo del neonato.
Proprio il ruolo cruciale del latte materno nella genesi di tutti quei composti cellulari che comporranno la struttura del sistema immunitario e delle funzioni organiche del piccolo, impone alle madri la ricerca dell’alimentazione più idonea allo scopo, dal momento che tutto ciò che mangiamo o assumiamo per via orale è destinato a transitare per il giogo dei nostri processi metabolici e che l’eventuale presenza di sostanze e principi attivi non esattamente purissimi andrebbero adinficiare la qualità di quello stupefacente fluido che la Natura ci ha dato in dono.
Quali sono gli alimenti migliori da introdurre nella dieta
Senza volerci soffermare troppo sul logico assunto che prevede, durante l’intero periodo dell’allattamento, la ricerca della qualità assoluta dei cibi ingeriti alla stregua del movente unico di ogni spesa effettuata, è da notare come, a prescindere dal fattore qualitativo dei prodotti, numerosi studi abbiano ormai sancito la capacità da parte di alcuni alimenti di aumentare i naturali benefici presenti nel latte materno, in virtù della loro capacità di muoversi lungo la duplice direttrice che prevede maggiori quantità di latte erogato e migliore qualità del prodotto finito.
Per quanto riguarda la possibilità di produrre più latte, il primo e semplice consiglio è quello di bere più acqua possibile, non attendendo il naturale stimolo della sete, ma cercando di apportare un aumento alla quantità media consigliata pari a circa 700 ml rispetto a quei proverbiali due litri che dovrebbero rappresentare la soglia minima per un soggetto adulto, a prescindere da sudorazione ed altre condizioni climatiche esterne.
Se la pratica può risultare un po’ tediosa e ossessiva (e di fatto lo è), è necessario ricordare che il latte materno si trova ad essere composto al 95% di acqua e che una suamaggiore fluidità non consente solo la diluizione ottimale dei principi attivi in esso contenuti, ma favorisce la digestione del piccolo, alle prese con una soluzione in cui tutto risulta proporzionato e bilanciato.
In seconda istanza, sarebbe raccomandato andare ad operare una sorta di“depurazione del sangue” (estremante virgolettato per distinguere l’espressione dalle sue accezioni metafisiche imperanti), andando ad ingerire notevoli qualità di acidi grassi mono-insaturi e polinsaturi, la cui funzione nell’organismo umano è quella di legarsi agli acidi grassi saturi (quelli “cattivi”, per intenderci) e di impedire un accumulo potenzialmente in grado di trasmettersi al bimbo in fase di allattamento e di rendere il latte troppo grasso e non idoneo alla sua nutrizione.
Via libera dunque a legumi, semi, olio extravergine d’oliva e soprattutto al pesce, il cui elevato contenuto di Omega 3 (altro non sono che una tipologia di grassi polinsaturi particolarmente pregiata), vitamine e proteine rende il latte materno alla stregua di un toccasana nella crescita del piccolo e, non a caso, numerose composizioni di latte artificiale puntano proprio sull’inserimento di questi principi nutritivi per proporre la pubblico il loro preparato.
Unica eccezione alla categoria pesce è rappresentata da quei particolari tipi di elementi marini che possono trovarsi ad essere ricchi di mercurio, come tonno e pece spada, per via del loro allevamento in prossimità di mari troppo inquinati o della naturale incapacità di smaltire l’elemento chimico a sufficienza.
Infine, il bilancio calorico complessivo della dieta da adottare durante l’allattamento dovrebbe subire un lieve incremento sia in termini energetici che proteici, dal momento che, esattamente come durante la gravidanza, bisogna sempre tenere presente che le risorse ingerite non risultino funzionali solo al mantenimento in vita del nostro organismo, ma anche e soprattutto a quello del nostro piccolo.
Stai trovando interessante l’articolo? sostieni UNIVERSO BAMBINI regalando un Mi Piace!
Cosa evitare durante le fasi dell’allattamento
Una volta stabilito cosa mangiare, esiste una lunga serie di alimenti e sostanze da inserire in una sorta di black list per via dei loro possibilinefasti influssi sulla qualità del latte materno, cosa che viene percepita con un certo sgomento da tutte quelle neo-mamme che immaginavano durante la gravidanza di festeggiare la fine della quaresima gestazionale a colpi di champagne e sigari cubani.
Inutile dire come il fumo di sigaretta vada totalmente bandito durante l’allattamento, dato che le infinite sostanze cancerogene presenti nelle sigarette non vengono adeguatamente smaltite dall’organismo e possono giungere (seppur in minima traccia) nella bocca del vostro pargolo e che recenti studi hanno attestato la capacità da parte del fumo di alterare la consistenza e il sapore del latte materno, rendendolo sgradevole al punto da spingere numerosi bambini a percepire l’allattamento come una sofferenza, tanto da poterli indurre rigettare il prezioso siero.
Per quanto riguarda glialcolici, la questione è controversa, ma tutti gli studi in merito concordano nel ritenere che, in caso non si riesca a praticare un’astinenza totale, sarebbemeglio fissare un soglia di sicurezza in base al peso della neo-mamma e limitare l’assunzione a bevande, come la birra, in cui la gradazione risulta piuttosto blanda e facilmente smaltibile prima dell’allattamento.
Dal momento che, comunque, viene vivamente consigliato di lasciare trascorrere un lasso di tempo pari a tre ore tra l’ingestione di alcolici e l’allattamento e dato che, trovandosi la poppata a dipendere dalle esigenze del bimbo e non dalle vostre, il consiglio è quello (se proprio si deve) di assumere alcol solo dopo che il bambino è sazio e solo in caso si sia sicuri che non gli tornerà appetito o voglia di contatto materno in un periodo talmente breve da impedire il corretto smaltimento della sostanza.
Da evitare il più possibile, inoltre, tutti quei cibi che contengono acidi grassi saturi in quantità eccessive, per via delle ragioni sopraelencate relative alla purezza del flusso sanguigno e a quella del latte materno; il che non si traduce in un bando assoluto verso costine e barbecue, ma in un invito a limitare il consumo di alimenti troppo grassi ad una sorta di eccezione, di modo da non favorire l’accumulo di lipidi nell’organismo e da non inficiare così al qualità del nutrimento.
Risultano inoltre poco raccomandati per l’allattamento: le prugne, per il loro elevato potenziale lassativo e quindi disidratante; il cioccolato e le spezie troppo intense (come il peperoncino); l’eccessivo consumo di limone e l’abuso di caffè, mentre una tazzina al giorno la si può bere tranquillamente, magari dopo aver effettuato la prima poppata del mattino, dato il rapido assorbimento e smaltimento della caffeina nel sangue.
E i farmaci?
Prima di assumere qualunque tipologia di farmaco occorre consultare il medico (la cosa andrebbe fatta sempre e non solo durante l’allattamento) e stabilire in modo assoluto il tasso di penetrazione della molecola all’interno del latte materno, onde impedire la somministrazione di un principio attivo al neonato e la comparsa di imprevisti effetti collaterali.
Premesso che anche qui l’astinenza dovrebbe essere la norma assoluta, l’invito emanato da tutte le autorità sanitarie e pediatriche di riferimento è comunque quello ad evitare nel modo più assoluto l’automedicazione e il ricorso a farmaci da banco, dato che le possibili complicazioni e la soglia di tolleranza verso ogni principio attivo è estremamente soggettiva, sia per quanto riguarda la madre che per il bambino.
In ogni caso, sarebbe meglio cercare di preferire sempre, qualora fosse davvero necessario,farmaci ad azione locale(come creme e pomate) che tendono a risolvere l’infiammazione senza venire pienamente metabolizzati dall’organismo e senza il rischio che qualche molecola sfugga all’azione messa in campo dal nostro fegato e si ritrovi a vagare per la bocca del neonato, il quale, sicuramente non avendo problemi legati a tendinite o lombalgie, non si trova a necessitare di un intervento medico.
In caso di via libera del vostro medico e di dolore divenuto davvero insopportabile, occorre comunque trasgredire le modalità d’assunzione previste dal “bugiardino” ed assumere la dose giornaliera in concomitanza con il termine della poppata, per le identiche precauzioni presenti per alcol e caffeina e per concedere all’organismo il tempo necessario allo smaltimento della molecola artificiale introdotta.
Le linee guida da rispettare durante l’allattamento sono dunque piuttosto semplici e non così dissimili da quelle che hanno regolato il corso della gestazione (seppure un po’ più morbide) ed il loro rispetto garantisce che la poppata non si traduca in una mera operazione di nutrimento, ma vada a rinsaldare quell’immenso legame organico, fisco ed emotivo tra madre e figlio che può venire considerato a tutti gli effetti alla stregua di un’arte da coltivare e rispettare.
Fonte http://www.emergeilfuturo.it/universo-bambini/allattamento-quali-cibi/
Nessun commento:
Posta un commento