Perché si verifica questa discrepanza?
A dare le prime risposte ci pensa l’autorevole rivista scientifica PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences ) attraverso uno studio pubblicato pochi giorni fa .
Durante i primi stadi dello sviluppo embrionale gli embrioni di sesso femminile in genere “silenziano” l’attività di uno dei due cromosomi X per mantenere i livelli di espressione genica allo stesso livello degli embrioni di sesso maschile.
I ricercatori della China Agricultural University hanno notato nei loro esperimenti sui topi che questo processo di silenziamento andava storto negli embrioni di topo ottenuti in vitro. Pertanto questi embrioni di sesso femminile non si sviluppavano correttamente a differenza di quelli maschili che erano pertanto favoriti.
Secondo i ricercatori tale problema si può risolvere aggiungendo al terreno di cultura dove si formano gli embrioni, una sostanza chimica ( derivata dalla vitamina A).
Lo studio è stato eseguito sui topi usando come controllo un gruppo di topi che si riproducevano naturalmente.
Anche se i roditori sono comunemente usati nelle ricerche non sempre i risultati che si ottengono su di essi sono comparabili a quelli umani
Negli Stati Uniti le nascite con la FIVET rappresentano solo l’1-2% delle nascite totali, quindi anche se il trattamento è più incline a dare origine a maschi è improbabile che possa influenzare la proporzione sessuale dei bambini a livello nazionale.
Vedremo se sarà adattabile anche agli umani il trattamento derivato dalla vitamina A per non rendere sfavoriti gli embrioni di sesso femminile.
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