Una dieta ricca di grassi saturi non fa bene alla salute e sempre più studi indicano che non faccia bene neppure alla fertilità. Tanto che potrebbe incidere sul successo di un trattamento di procreazione assistita. Lo hanno osservato i ricercatori della Harvard School of Public Health, in uno studio presentato recentemente al meeting annuale della European Society of Human Reproduction and Embryology.
Secondo quanto riportato da Jorge Chavarro, coordinatore della ricerca, le pazienti sottoposte a un trattamento per la fertilità e che seguono una dieta ad alto contenuto di questi lipidi producono una quantità inferiore di oociti maturi.
Non è certo la prima volta che i grassi vengono messi in relazione con la salute riproduttiva. Quelli trans, per esempio, sono già associati a disfunzioni dell'ovulazione in casi di infertilità, oltre che ad aborti spontanei. Negli uomini, invece, proprio i grassi saturi sono correlati con una inferiore concentrazione di spermatozoi (vedi Tecnobios, “La dieta della fertilità”). Lo scopo di questo nuovo studio era però indagare gli effetti di diversi tipi di grassi (saturi, monoinsaturi, polinsaturi, omega 6, omega 3, trans) proprio sui trattamenti di Pma.
L'indagine ha coinvolto 174 donne che avevano eseguito la Fivet presso il Massachusetts General Hospital Fertility Center. I parametri preclinici considerati sono stati lo sviluppo degli oociti, la fecondazione, la qualità degli embrioni, il tasso di divisione cellulare; per tutte le donne che hanno eseguito un transfer, poi, sono stati considerati le percentuali di gravidanze e di nascite.
Le pazienti sono state divise in terzili in base alla quantità e al tipo di grassi presenti nelle loro alimentazioni. I risultati, aggiustati per altri indici legati agli stili di vita o fisiologici (dall'indice di massa corporea al fumo) mostrano che l'apporto di grassi saturi è inversamente associato con il numero di ooviti maturi, cioè gli unici che possono essere utilizzati per la Fivet.
I grassi polinsaturi, invece, risultano inversamente associati alla qualità dell'embrione. Per le donne che sono riuscite a ottenere una gravidanza, infine, il consumo dei grassi monoinsaturi sembra invece direttamente correlato al numero di bambini nati vivi.
“I dati non ci sorprendono”, ha detto Chavarro: “Tipi differenti di grassi hanno differenti effetti sui processi biologici, che a loro volta possono influenzare il successo della riproduzione assistita, proprio come uno stato di infiammazione o la sensibilità all'insulina. Non è ancora chiaro, però, quale meccanismo biologico si nasconda dietro alle associazioni che abbiamo riscontrato”.
In ogni caso, come sottolineano gli autori, prima di raccomandare alle pazienti di modificare la loro dieta, è necessario che questi risultati, preliminari, siano confermati da altri studi.
Secondo quanto riportato da Jorge Chavarro, coordinatore della ricerca, le pazienti sottoposte a un trattamento per la fertilità e che seguono una dieta ad alto contenuto di questi lipidi producono una quantità inferiore di oociti maturi.
Non è certo la prima volta che i grassi vengono messi in relazione con la salute riproduttiva. Quelli trans, per esempio, sono già associati a disfunzioni dell'ovulazione in casi di infertilità, oltre che ad aborti spontanei. Negli uomini, invece, proprio i grassi saturi sono correlati con una inferiore concentrazione di spermatozoi (vedi Tecnobios, “La dieta della fertilità”). Lo scopo di questo nuovo studio era però indagare gli effetti di diversi tipi di grassi (saturi, monoinsaturi, polinsaturi, omega 6, omega 3, trans) proprio sui trattamenti di Pma.
L'indagine ha coinvolto 174 donne che avevano eseguito la Fivet presso il Massachusetts General Hospital Fertility Center. I parametri preclinici considerati sono stati lo sviluppo degli oociti, la fecondazione, la qualità degli embrioni, il tasso di divisione cellulare; per tutte le donne che hanno eseguito un transfer, poi, sono stati considerati le percentuali di gravidanze e di nascite.
Le pazienti sono state divise in terzili in base alla quantità e al tipo di grassi presenti nelle loro alimentazioni. I risultati, aggiustati per altri indici legati agli stili di vita o fisiologici (dall'indice di massa corporea al fumo) mostrano che l'apporto di grassi saturi è inversamente associato con il numero di ooviti maturi, cioè gli unici che possono essere utilizzati per la Fivet.
I grassi polinsaturi, invece, risultano inversamente associati alla qualità dell'embrione. Per le donne che sono riuscite a ottenere una gravidanza, infine, il consumo dei grassi monoinsaturi sembra invece direttamente correlato al numero di bambini nati vivi.
“I dati non ci sorprendono”, ha detto Chavarro: “Tipi differenti di grassi hanno differenti effetti sui processi biologici, che a loro volta possono influenzare il successo della riproduzione assistita, proprio come uno stato di infiammazione o la sensibilità all'insulina. Non è ancora chiaro, però, quale meccanismo biologico si nasconda dietro alle associazioni che abbiamo riscontrato”.
In ogni caso, come sottolineano gli autori, prima di raccomandare alle pazienti di modificare la loro dieta, è necessario che questi risultati, preliminari, siano confermati da altri studi.
Fonte: O-200 Tuesday 3 July 2012, 17.15 hrs EEST, "Dietary fat intake and in-vitro fertilization outcomes: saturated fat intake is associated with fewer metaphase 2 oocytes".
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