La ricerca, che per la prima volta ha valutato l’impatto della crioconservazione sulla fertilità dei malati di cancro, ha coinvolto, con la somministrazione di questionari, 902 uomini tra i 15 e i 69 anni sottoposti a cure per il Linfoma di Hodgkin tra1974 e il 2004, il 40% dei quali aveva congelato i gameti prima di iniziare le cure (con percentuali crescenti a partire dal 1994). Tra tutti i pazienti considerati, 334 avevano poi desiderato di diventare padri e, di questi, 206 avevano avuto successo senza bisogno di aiuti medici mentre 128 avevano fatto ricorso a tecniche mediche. A questo punto, la disponibilità dei gameti congelati era stata decisiva: solo chi li aveva potuti utilizzare era riuscito, in 48 casi su 78, a concepire uno o più figli. Diversamente, nessuno tra coloro che non avevano crioconservato il seme era riuscito a diventare padre con la PMA.
“Senza la disponibilità del seme congelato, il 23 % degli uomini che non erano in grado di concepire spontaneamente non ha potuto avere figli. Invece, chi ha utilizzato la crioconservazione ha avuto successo nel 62 % dei casi, ed è un dato sottostimato visto che alcuni pazienti riferivano di cicli di PMA ancora in corso”, ha commentato Marleen van der Kaaij, che ha partecipato alla ricerca quando era dottoranda all’University Medical Centre di Groningen, nei Paesi Bassi . “Per questo”, conclude la ricercatrice, “è importante che prima di sottoporsi ai trattamenti, i pazienti di cancro siano informati e abbiano accesso a questa tecnica, sicura e poco costosa”.
Fonte: "Cryopreservation, semen use and the likelihood of fatherhood in male Hodgkin lymphoma survivors: an EORTC-GELA Lymphoma Group cohort study", by M.A.E. van der Kaaij et al for the European Organisation for Research and Treatment of Cancer Lymphoma Group and the Groupe d'Étude des Lymphomes de L'Adulte. Human Reproduction journal.
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