lunedì 14 marzo 2016

Record italiano per le mamme over 35

          In Italia cala la mortalità perinatale e infantile, anche se crescono alcuni fattori di rischio, come le gravidanze plurime e l’avanzata età materna al parto, mentre resta immutato il ricorso al taglio cesareo. È quanto emerge dal secondo Rapporto sulla Salute Perinatale in Europa, che ha confrontato le performance di 29 Paesi europei in base a una trentina di indicatori relativi a salute feto-neonatale e infantile, salute materna, popolazione e fattori di rischio, assistenza sanitaria. Il nuovo Euro Peristat aggiorna la situazione al 2010, confermando la buona posizione in classifica del nostro paese, generalmente in linea con quella di altre nazioni dell’Europa occidentale. 

          In generale, rispetto al 2004, il rapporto registra un decremento della natimortalità, più marcato in alcuni paesi che avevano i tassi più alti, come l’Italia, passata dal 3.7 al 2.4 per 1000 nati totali. E qualche miglioramento anche nella mortalità neonatale e in quella infantile, che nel nostro paese sono scese, rispettivamente, da 2.8 a 2.4 e da 4 a 3.4 per 1000 nati vivi. Per contro, la frequenza del parto cesareo, che nel 2004 vedeva l’Italia al primo posto, rimane da noi stabile (38%) mentre è in aumento un po’ ovunque, con l’eccezione di Finlandia e Svezia dove i tassi si sono ridotti. Tra i fattori di rischio, ovunque resta invariata la nascita pretermine mentre aumentano le gravidanze plurime e l’età media delle donne al parto, un fenomeno, quest’ultimo, che riguarda in particolare l’Italia, dove le madri con età dai 35 anni in sù rappresentano ormai oltre un terzo del totale (34.7 %  contro il 23.9 nel 2004): un record in Europa.

          Nel nostro paese quasi il 2% delle nascite sarebbero il risultato di procreazione medicalmente assistita (in alcune nazioni fino al 5-6%). Ma gli autori del rapporto ritengono che i dati siano sottostimati, in quanto l’uso delle tecniche di PMA meno invasive (per esempio, il trattamento farmacologico per induzione dell’ovulazione) può sfuggire alla registrazione. E proprio riguardo alla disponibilità dei dati che gli autori della parte italiana del rapporto, coordinata dall’U.O. di Epidemiologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con il Ministero della Salute e l’ ISTAT, denunciano una grave lacuna del nostro paese, “che dal 1998 non è più in grado di produrre dati di mortalità neonatale e infantile per classe di peso alla nascita e di età gestazionale, indicatori essenziali di salute perinatale e di qualità delle cure”.

Fonte : http://www.europeristat.com

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