Il team di ricerca, guidato da Vegard Skirbekk dell’International Institute for Applied System Analysis (Iiasa), ha combinato i dati del registro delle nascite in Norvegia tra il 1927 e il 1968 con quelli ottenuti da sondaggi che hanno coinvolto più di 7000 persone. L’integrazione tra i due database ha evidenziato una connessione tra tratti di personalità e probabilità di diventare genitore, diversa per gli uomini e per le donne.
L’influenza dell’indole sulla propensione a riprodursi, infatti, sembra differente tra i due sessi: coscienziosità e apertura mentale, ad esempio, rendono le donne meno fertili, mentre un carattere estroverso porta entrambi i sessi a fare più figli. Emotività e sbalzi d’umore sembrano invece correlati a un calo della fertilità negli uomini nati a partire dal 1957 in poi. La minore prolificità di queste generazioni (tra il 1940 e il 1970 gli uomini che a 40 anni non avevano ancora avuto figli sono aumentati dal 15 al 25%, le donne dal 10 al 13%), spiegano gli autori dello studio, corrisponde alla tendenza delle coppie ad aspettare sempre più a lungo per diventare genitori ma non si spiega solo con un cambiamento delle condizioni economiche e culturali.
Sebbene lo studio si basi su dati relativi alla sola Norvegia, secondo Skirbekk le implicazioni potrebbero essere molto più ampie, poiché il paese scandinavo ha spesso anticipato cambiamenti sociali che si sono poi manifestati in molti altri paesi in tutto il mondo, come l’aumento delle convivenze e dei divorzi e la tendenza a fare figli sempre più tardi.
Fonte: Personality traits increasingly important for male fertility: evidence from Norway Vegard Skirbekk, Morten Blekesaune, European Journal of Personality, published online 5 August 2013.
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