L’endometriosi continua ad essere ancora, per molti aspetti, una malattia misteriosa specialmente circa le cause e la sua evoluzione, da quando inizia a quando viene diagnosticata.
In un recente lavoro scientifico, pubblicato su Human Reproduction da Dalsgaard e Collaboratori, eseguito presso l’ospedale universitario di Copenagen, hanno dimostrato che le figlie di donne che avevano avuto in passato endometriosi hanno il doppio delle probabilità di essere colpite da questa malattia in confronto alle coetanee le cui madri non ne sono invece affette. Il problema dell’endometriosi non è solo il dolore cronico che generalmente l’accompagna, ma anche la maggior probabilità di essere infertili.
I meccanismi con cui queste donne possono aver difficoltà a concepire sono vari e tra essi la formazione di aderenze interne che avvolgono le ovaie e le tube ma anche un effetto distruttivo sulle ovaie che nel tempo possono perdere progressivamente parte del loro patrimonio follicolare. A volte si formano cisti grandi e complesse che richiedono interventi chirurgici e che mettono ancora più a rischio la riserva ovarica. Queste operazioni, infatti, per quanto rispettose e delicate, toccano il tessuto ovarico normale e lo possono danneggiare.
E’ molto difficile secondo Brosens e altri studiosi fare diagnosi di endometriosi in adolescenza, perché il dolore aumentato non dà certezza della presenza di questa malattia mentre l’unico esame veramente diagnostico è la laparoscopia, un accertamento però molto invasivo. Benchè i lavori scientifici sull’endometriosi nell’adolescenza siano scarsi, Brosens ed altri illustri studiosi sospettano che l’endometriosi insorga spesso proprio nel corso dell’adolescenza, si aggravi spesso negli anni successivi e possa portare numerose di queste donne all’infertilità.
Il suggerimento è quello di eseguire precocemente ecografie pelviche transvaginali per rafforzare il sospetto di endometriosi e pensare a terapie mediche (come ad esempio nuovi progestinici oggi disponibili sul mercato) che potrebbero ritardare e ridurre l’entità dell’endometriosi.
Oggi è anche possibile crioconservare con successo il tessuto ovarico e gli ovociti mediante la “vitrificazione” anche prima di un progetto riproduttivo. Questa potrebbe essere una strategia per prevenire la perdita della riserva ovarica in donne in cui l’endometriosi progredisce rapidamente
Fonte http://www.vitachenasce.org
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