Le donne colpite da un tumoreche devono sottoporsi alla chemioterapia e alla radioterapiapossono andare incontro all’infertilità: i farmaci e le radiazioni dirette uccidono infatti anche gli ovociti, oltre alle cellule maligne. Uno studio australiano condotto sui topi ha ora compreso qual è il meccanismo che interviene in questo processo e ha individuato le due vere responsabili della morte prematura dei gameti femminili. Si tratta di due proteine chiamate Puma e Noxa, già note per avere un ruolo nella apoptosi, la cosiddetta “morte programmata” delle cellule. La ricerca è stata condotta dal Walter and Eliza Hall Institute, dalla Monash University e dal Prince Henry's Institute of Medical Research, ed è pubblicata su Molecular Cell.
Clare Scott, oncologa e ricercatrice presso il Walter and Eliza Hall Institute e primo autore dello studio, ha provato ad agire su queste due proteine, inibendo la loro sintesi negli ovociti primari in femmine di topo sottoposte a radiazioni. I ricercatori hanno dapprima osservato che queste cellule private di Puma e sottoposte alla radioterapia non morivano. “Questo potrebbe destare giustamente preoccupazione, perché i gameti danneggiati possono dare luogo a prole non sana e devono quindi essere eliminati. Ma con nostra grande sorpresa abbiamo visto che gli ovociti primari irradiati sono in grado di auto-ripararsi. Risultati ancora migliori si ottengono quando anche Noxa viene inibita”, ha spiegato Jeff Kerr, altro autore dello studio .
Clare Scott, oncologa e ricercatrice presso il Walter and Eliza Hall Institute e primo autore dello studio, ha provato ad agire su queste due proteine, inibendo la loro sintesi negli ovociti primari in femmine di topo sottoposte a radiazioni. I ricercatori hanno dapprima osservato che queste cellule private di Puma e sottoposte alla radioterapia non morivano. “Questo potrebbe destare giustamente preoccupazione, perché i gameti danneggiati possono dare luogo a prole non sana e devono quindi essere eliminati. Ma con nostra grande sorpresa abbiamo visto che gli ovociti primari irradiati sono in grado di auto-ripararsi. Risultati ancora migliori si ottengono quando anche Noxa viene inibita”, ha spiegato Jeff Kerr, altro autore dello studio .
Secondo quanto riportato da Reuters.com, tra il 50-80 per cento dei loro ovociti è riuscito a sopravvivere e ad auto-riparare i danni al Dna. “Il numero di ovociti sopravvissuti è risultato sufficiente per garantire ai topi una fertilità normale”, ha commentato Scott: “Queste femmine hanno partorito dei cuccioli sani, che a loro volta sono risultati fertili e non hanno sviluppato tumori o altre patologie”.
L’équipe sta ora portando avanti nuovi studi per verificare se quanto osservato nei topi valga anche per gli ovociti umani. La speranza è quella di poter arrivare a un farmaco che blocchi l'azione delle due proteine, impedendo così la morte degli ovociti nelle donne che devono affrontare la chemio e la radioterapia. I ricercatori ritengono che bloccare Noxa e Puma possa risultare efficace anche negli altri casi di menopausa precoce, una sindrome la cui forma spontanea colpisce in Italia l'1 per cento della popolazione femminile al di sotto dei 40 anni.
L’équipe sta ora portando avanti nuovi studi per verificare se quanto osservato nei topi valga anche per gli ovociti umani. La speranza è quella di poter arrivare a un farmaco che blocchi l'azione delle due proteine, impedendo così la morte degli ovociti nelle donne che devono affrontare la chemio e la radioterapia. I ricercatori ritengono che bloccare Noxa e Puma possa risultare efficace anche negli altri casi di menopausa precoce, una sindrome la cui forma spontanea colpisce in Italia l'1 per cento della popolazione femminile al di sotto dei 40 anni.
Fonte : "DNA Damage-Induced Primordial Follicle Oocyte Apoptosis and Loss of Fertility Require TAp63-Mediated Induction of Puma and Noxa"
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