Il possibile legame tra dieta e fertilità emerge da un numero sempre più alto di studi. Tra gli ultimi in ordine di tempo, ve ne sono due provenienti dall'Università di Harvard e presentati a san Diego (California) durante il 68esimo incontro dell'American Society for Reproductive Medicine. Questa volta ad essere indagata è l'eventuale associazione tra una dieta ricca di carboidrati e grassi provenienti dai latticini (latte intero, panna, e così via) e la qualità degli spermatozoi.
Entrambi gli studi sono stati condotti sullo stesso campione di 189 uomini fra i 18 e i 22 anni, reclutati per il progetto Rochester Young Men's Study (2009-2010). La prima ricerca è stata guidata da Jorge Chavarro dell'Harvard School of Public Health di Boston, che da anni si occupa di studiare i legami tra gli stili di vita e la fertilità . Secondo i suoi ultimi dati, l'aumento del consumo di carboidrati potrebbe essere correlato a una minore concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale. Si tratta di un risultato emerso anche dall'analisi del carico glicemico dei partecipanti allo studio – un dato che indica quantità e qualità dei carboidrati consumati (integrali vs raffinati, per esempio). Non sembra esserci, al contrario, alcun effetto negativo di questi alimenti né sulla mobilità degli spermatozoi né sulla loro struttura, altri due fattori chiave per la fertilità.
La seconda ricerca è stata condotta da Myriam Afeiche, che ha cercato di analizzare in dettaglio il rapporto fra tipo di latticini consumati e qualità dello sperma. I ricercatori hanno osservato che quando aumenta nella dieta la presenza di questi prodotti, diventa più probabile la presenza di spermatozoi con anomalie morfologiche e minore mobilità. L'associazione, sottolineano gli autori, sembra dovuta in particolare agli alimenti più ricchi di grassi. La correlazione non sembra esistere, infatti, per quelli che ne contengono in quantità inferiore, come i prodotti a base di latte scremato.
“Sappiamo ancora molto poco degli effetti dei micronutrienti presenti nella nostra dieta sui vari aspetti della riproduzione”, ha commentato Richard Reindollar, vicepresidente dell'American Society for Reproductive Medicine: “Questo nuovo campo di ricerca è ancora ricco di domande senza risposta”.
Fonte : J. E. Chavarro et. al., doi:10.1016/j.fertnstert.2012.07.169
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