mercoledì 9 marzo 2016

Pma sempre più sicura

         Ridurre al minimo, praticamente a zero, il rischio di iperstimolazione ovarica e limitare i parti gemellari. Sono gli obiettivi che la ricerca nella PMA si pone per rendere sempre più sicura una metodica che negli ultimi decenni ha già compiuto passi da gigante sia sul fronte della sicurezza sia su quello dei risultati. Ebbene, oggi questo si può fare. Basta utilizzare i giusti farmaci e rimandare il transfer degliembrioni crioconservandoli. Uno schema che, come ha spiegato Andrea Borini , ha già dato ottimi risultati.
         La sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS: ovarian hyperstimulation syndrome) altro non è che un’eccessiva risposta dell’ovaio alla terapia di induzione dell’ovulazione e colpisce una percentuale variabile fra l’1 e il 10% di tutte le pazienti che si sottopongono a fecondazione assistita (FIVET-ICSI). Purtroppo, a oggi, non esistono indicatori affidabili che ci assicurino che una paziente svilupperà o meno questa sindrome e, sebbene si tratti di una patologia a carattere benigno e si risolva nel corso di alcuni giorni nella pressoché totalità dei casi, l’OHSS può diventare talora potenzialmente pericolosa per la vita, a causa di complicanze gravi che ad essa si possono sovrapporre, come ha sottolineato anche Paul Devroey, docente della Vrije Universiteit Brussel, nel suo intervento al Symposium. 
         Dal momento che a scatenare l’OHSS è la somministrazione dell'ormone HCG, eseguita al termine della stimolazione ovarica per ottenere la maturità degli oociti, si è pensato di mettere a punto uno schema terapeutico diverso. Prima di tutto si sostituisce l’HCG con farmaci (agonista del GnRH) che stimolano la secrezione naturale dell’ormone LH. L’HCG ha un’elevata analogia strutturale con l’LH, ma è dotata di un’emivita molto più lunga e pertanto il rischio di un effetto sulle permeabilità vascolare è maggiore. In più si rinvia il transfer embrionario al mese successivo crioconservando gli embrioni o gli ovociti. È infatti questo il metodo più utilizzato per prevenire l’OHSS, ma la sua efficacia non è assoluta in quanto la sindrome si può sviluppare anche se la paziente non concepisce. Tuttavia ciò consente di mantenere invariate le percentuali di gravidanza.
         I dati ottenuti utilizzando l'agonista del GnRH per sostituire l'HCG, sono molto incoraggianti: non si è avuto alcun caso di iperstimolazione ovarica grave contro l’1,2% di donne ricoverate quando si è utilizzato l'ormone hCG. Nessuna donna iperstimolatata in modo moderato, contro il 4.6% con l'HCG. Oggi, poi, con il congelamento per vitrificazione degli embrioni allo stadio di Blastocisti,
         La sopravvivenza è molto alta e i risultati molto buoni. I dati dopo scongelamento ci dicono che non vi sono differenze se gli embrioni sono formati con oociti maturati con HCG o con la stimolazione con agonista del GnRH: il 36% contro il 33%.
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         Abbiamo quindi la possibilità di ipotizzare il seguente tipo di trattamento per tutte le pazienti e per tutti i cicli di fecondazione assistita:
-Stimolazione dell'ovaio
-Induzione dell'ovulazione con analogo agonista del GnRH (invece dell'hCG)
-Inseminazione degli oociti e coltura fino allo stadio di blastocisti
-Congelamento degli embrioni a blastocisti
-Aspettare la mestruazione successiva al trattamento
-Monitorare l'ovulazione spontanea e scongelare una blastocisti
-Trasferire una blastocisti nel momento più idoneo in un ciclo spontaneo
         In questo modo quindi si ottengono due grandi successi in tema di fecondazione assistita: la riduzione praticamente totale del rischio di sviluppare sindrome da iperstimolazione ovarica e limitare le gravidanze gemellari alle sole monozigotiche (eliminando del tutto le trigemine).
Fonte http://www.news_pma/747/pma-sempre-piu-sicura

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