La triptorelina è una sostanza che influisce sull'attività dell'ipofisi (la ghiandola che regola il ciclo mestruale) e abbassa la secrezione delle gonadotropine (l'ormone luteinizzante LH e l'ormone follicolo-stimolante FSH); l’effetto è quello di mettere a riposo le ovaie, tanto che il farmaco è già usato, per esempio, nei casi diendometriosi e nei trattamenti di tumori ormone-sensibili.
Il trial clinico coordinato da Del Mastro è stato portato avanti dall'ottobre 2003 al gennaio 2008 su 281 pazienti in 16 centri in Italia: metà di queste venivano trattate con la sola chemioterapia, per l'altra metà ai farmaci ordinari veniva aggiunta latriptorelina. I risultati sono stati piuttosto incoraggianti: a un anno dalla conclusione della terapia, solo l'8,9% delle donne del secondo gruppo sono risultate inmenopausa precoce, contro il 25,9% di quelle del primo. Ad oggi, inoltre, sono già 3 le pazienti trattate con triptorelina che hanno cominciato una gravidanza, mentre nel gruppo di controllo solo una è riuscita a rimanere incinta.
I ricercatori sono partiti dall’idea che sospendendo l'ovulazione per il periodo del trattamento chemioterapico si possa evitare che l'apparato riproduttivo rimanga compromesso. La terapia per il cancro colpisce infatti le aree che hanno un veloce ricambio di cellule; “disattivare” le ovaie potrebbe quindi essere un modo per salvarle.
Quello della fertilità è un problema che sta a cuore a molti pazienti oncologici, per i quali la compromissione del sistema riproduttivo incide fortemente sulla qualità della vita: le donne vanno incontro a disfunzioni sessuali, menopausa precoce e infertilità dopo la guarigione, problemi che in alcuni casi si risolvono in un anno, ma che possono anche non essere reversibili. Oggi si stima che le scelte riguardanti i trattamenti per il tumore al seno sono influenzate dalla preoccupazione di una possibile successiva infertilità in un quarto dei casi.
La triptorelina potrebbe quindi essere considerata da medici e pazienti insieme alla crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico. Gli scienziati, però, tengono a precisare che non vi è nulla di miracoloso nel nuovo trattamento: “Aumentare le probabilità non significa avere la certezza di preservare la fertilità” ha infatti concluso la ricercatrice.
Fonte : “Effect of the Gonadotropin-Releasing Hormone Analogue Triptorelin on the Occurrence of Chemotherapy-Induced Early Menopause in Premenopausal Women With Breast Cancer”, Journal of American Medical Association.
Il trial clinico coordinato da Del Mastro è stato portato avanti dall'ottobre 2003 al gennaio 2008 su 281 pazienti in 16 centri in Italia: metà di queste venivano trattate con la sola chemioterapia, per l'altra metà ai farmaci ordinari veniva aggiunta latriptorelina. I risultati sono stati piuttosto incoraggianti: a un anno dalla conclusione della terapia, solo l'8,9% delle donne del secondo gruppo sono risultate inmenopausa precoce, contro il 25,9% di quelle del primo. Ad oggi, inoltre, sono già 3 le pazienti trattate con triptorelina che hanno cominciato una gravidanza, mentre nel gruppo di controllo solo una è riuscita a rimanere incinta.
I ricercatori sono partiti dall’idea che sospendendo l'ovulazione per il periodo del trattamento chemioterapico si possa evitare che l'apparato riproduttivo rimanga compromesso. La terapia per il cancro colpisce infatti le aree che hanno un veloce ricambio di cellule; “disattivare” le ovaie potrebbe quindi essere un modo per salvarle.
Quello della fertilità è un problema che sta a cuore a molti pazienti oncologici, per i quali la compromissione del sistema riproduttivo incide fortemente sulla qualità della vita: le donne vanno incontro a disfunzioni sessuali, menopausa precoce e infertilità dopo la guarigione, problemi che in alcuni casi si risolvono in un anno, ma che possono anche non essere reversibili. Oggi si stima che le scelte riguardanti i trattamenti per il tumore al seno sono influenzate dalla preoccupazione di una possibile successiva infertilità in un quarto dei casi.
La triptorelina potrebbe quindi essere considerata da medici e pazienti insieme alla crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico. Gli scienziati, però, tengono a precisare che non vi è nulla di miracoloso nel nuovo trattamento: “Aumentare le probabilità non significa avere la certezza di preservare la fertilità” ha infatti concluso la ricercatrice.
Fonte : “Effect of the Gonadotropin-Releasing Hormone Analogue Triptorelin on the Occurrence of Chemotherapy-Induced Early Menopause in Premenopausal Women With Breast Cancer”, Journal of American Medical Association.
Nessun commento:
Posta un commento