Sono poco meno di 500 gli embrioni, un tempo custoditi alla Clinica Matris di Milano di Severino Antinori, in attesa di essere restituiti a futuri mamme e papà e cioè a quelle coppie che si erano rivolte alla struttura di via Gracchi, ora chiusa, per avere un figlio. Ci vorranno settimane prima che riesca a individuare e esattamente chi abbia il diritto a vedersi restituire gli ovuli fecondati, soprattutto per le difficoltà da risolvere laddove la fecondazione sarebbe avvenuta, come ipotizza una seconda indagine in via di chiusura a carico del ginecoloco e che riguarda una presunta compravendita di ovociti, oltre a quella che lo vede imputato per aver sottratto con la forza gli ovuli a una infermiera spagnola.
Secondo l'accusa, il reperimento degli ovuli sarebbe avvenuto dietro il pagamento di tariffe ben precise in Spagna o dietro compenso di qualche ragazza in Italia. Accusa, questa che, il ginecologo ha sempre respinto, affermando di non aver mai acquistato ovociti. Per Antinori sarebbero frutto di donazioni e lui avrebbe rimborsato giusto le spese di soggiorno a Milano alle donne.
Le coppie si sono viste sequestrare il materiale biologico congelato, in particolare gli ovociti fecondati e pronti per il cosiddetto transfert. E ora la Procura dovrà stabilire se ne hanno o meno il diritto di rientrarne in possesso. La restituzione, immediatamente esecutiva, è stata disposta dal tribunale del Riesame la scorsa settimana con un provvedimento con cui ha dissequestrato tutto il materiale biologico, ora congelato in appositi locali della Mangiagalli, e di cui Antinori risulta essere stato mero depositario e non proprietario. Provvedimento contro il quale la procura di Milano ha depositato un ricorso in Cassazione per carenza di motivazioni. Con la loro decisione, i giudici del Riesame hanno anche affidato alla procura il compito di "accertare la titolarità di quanto sequestrato" non avendo loro "poteri istruttori". E il pm Maura Ripamonti, nonostante la sua impugnazione, sta cercando di venire a capo della situazione.
La restituzione a madri e padri legittimi non è semplice, sia per mancanza di una normativa specifica sia per via di quelle coppie che si sono sottoposte alla procedura medica, per il pm al di fuori delle maglie della legge, in quanto sarebbero state destinatarie di embrioni frutto non di un atto di generosità bensì di una compravendita. Nel corso delle indagini erano stati sequestrati circa 600 embrioni, ma una parte sono stati già resi alle coppie che ne avevano fatto richiesta, risultate le legittime proprietarie.
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Secondo l'accusa, il reperimento degli ovuli sarebbe avvenuto dietro il pagamento di tariffe ben precise in Spagna o dietro compenso di qualche ragazza in Italia. Accusa, questa che, il ginecologo ha sempre respinto, affermando di non aver mai acquistato ovociti. Per Antinori sarebbero frutto di donazioni e lui avrebbe rimborsato giusto le spese di soggiorno a Milano alle donne.
Le coppie si sono viste sequestrare il materiale biologico congelato, in particolare gli ovociti fecondati e pronti per il cosiddetto transfert. E ora la Procura dovrà stabilire se ne hanno o meno il diritto di rientrarne in possesso. La restituzione, immediatamente esecutiva, è stata disposta dal tribunale del Riesame la scorsa settimana con un provvedimento con cui ha dissequestrato tutto il materiale biologico, ora congelato in appositi locali della Mangiagalli, e di cui Antinori risulta essere stato mero depositario e non proprietario. Provvedimento contro il quale la procura di Milano ha depositato un ricorso in Cassazione per carenza di motivazioni. Con la loro decisione, i giudici del Riesame hanno anche affidato alla procura il compito di "accertare la titolarità di quanto sequestrato" non avendo loro "poteri istruttori". E il pm Maura Ripamonti, nonostante la sua impugnazione, sta cercando di venire a capo della situazione.
La restituzione a madri e padri legittimi non è semplice, sia per mancanza di una normativa specifica sia per via di quelle coppie che si sono sottoposte alla procedura medica, per il pm al di fuori delle maglie della legge, in quanto sarebbero state destinatarie di embrioni frutto non di un atto di generosità bensì di una compravendita. Nel corso delle indagini erano stati sequestrati circa 600 embrioni, ma una parte sono stati già resi alle coppie che ne avevano fatto richiesta, risultate le legittime proprietarie.
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