“L’infertilità maschile ha subito negli ultimi anni una forte impennata e il fattore maschile è esattamente sovrapponibile a quello femminile. Ciò nonostante, mentre si moltiplicano i programmi di prevenzione per la donna e, a volte, ci si accanisce nell’individuazione e trattamento delle cause femminili, spesso si tralascia o si trascura del tutto l’altra metà della coppia – commenta Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore dell’Università Federico II di Napoli.
Secondo l’esperto la Pma deve rappresentare “l’ultima spiaggia” di approdo e non essere vissuta come una “scorciatoia”. Peraltro, esiste anche una normativa, del tutto disattesa, per cui si potrebbe accedere alla Pma solo con la certificazione che il maschio non può essere curato: nella realtà invece accade esattamente il contrario e si arriva a valutare il maschio prima e non dopo il ricorso alla Pma.
Anche i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), varati a gennaio scorso, per la prima volta danno ampio spazio alla salute riproduttiva tanto dell’uomo che della donna, sottolineando l’importanza della consulenza preconcezionale in entrambi i partner e della prevenzione attraverso corretti stili di vita che preservino la fertilità. la prima volta che la salute sessuale maschile occupa un ruolo di tale rilevanza nei Lea, anche se per ora si tratta solo di linee programmatiche.
Fonte http://www.nutrieprevieni.it/procreazione-assistita-in-una-coppia-su-4-luomo-salta-controlli-e-cure-dellinfertilita-ID13963
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