La ricerca, guidata dalla biologa Amander Clark dell'Università della California di Los Angeles, è stata pubblicata su Nature Cell Biology. Clark e colleghi hanno lavorato su 134 campioni di cellule germinali primitive per capire quali geni vengano “accesi” e “spenti” tra la sesta e la ventesima settimana di gestazione. Ciò che interessava i ricercatori erano le cosiddette modifiche epigenetiche: non le mutazioni della struttura del Dna, ma quelli che comandano se, quando e come un gene viene espresso.
Questi cambiamenti possono essere stati accumulati dai genitori nel corso della loro vita. Nelle cellule del nascituro, però, i ricercatori hanno individuato due momenti in cui la memoria delle precedenti modifiche epigenetiche al Dna viene “cancellata” o “riprogrammata”: prima e dopo la sesta settimana di gestazione.
Questi due passaggi, sottolineano gli scienziati, sono fondamentali per comprendere come si sviluppano i gameti. Ma non solo: gettano le fondamenta per future tecniche di coltivazione in vitro di ovuli e spermatozoi. I ricercatori hanno infatti osservato che precursori dei gameti sviluppati finora in laboratorio non hanno le stesse caratteristiche di quelli analizzati nello studio. “Il prossimo passo”, ha dichiarato Amander Clark a Nature, “sarà capire cosa occorre alle cellule germinali immature per diventare ovuli o spermatozoi. Se non avessimo un percorso da seguire potremmo solo tirare a indovinare. Ora invece abbiamo un'idea più precisa”.
Fonte: “The ontogeny of cKIT+ human primordial germ cells proves to be a resource for human germ line reprogramming, imprint erasure and in vitro differentiation”;
Nessun commento:
Posta un commento