«Condivido con il mio compagno una scelta e un percorso che sono lontani anni luce dalla espressione “utero in affitto”. Questo bambino è figlio di una bellissima storia d’amore, la donna che lo ha portato in grembo e la sua famiglia sono parte della nostra vita». Così Nichi Vendola ha risposto alle critiche dopo l’annuncio della nascita di Tobia Antonio, partorito da una madre surrogata, figlio biologico del suo compagno Eddy Testa.
Il tema dei figli delle coppie omosessuali – specie se avuti attraverso «utero in affitto» – è stato il punto più discusso nel dibattito sulle unioni civili, tanto che il ddl Cirinnà, in Senato, è passato solo dopo l’abolizione della stepchild adoption, la possibilità del coniuge di adottare il figlio del partner. «Abbiamo impedito una rivoluzione contronatura», ha commentato il ministro Alfano. Eppure «i bambini che crescono con due mamme o due papà stanno bene. Anzi: a volte meglio», dice Susan Golombok, professoressa di Cambridge, che dal 1970 studia le famiglie di ogni tipo: omogenitoriali e no, formate tramite adozione, fecondazione eterologa, madre surrogata. E anche «convenzionali».
Sta dicendo che non c’è nessuna differenza tra crescere con due genitori dello stesso sesso o con due genitori eterosessuali? «Assolutamente nessuna: lo dice la scienza. Chi cita la “natura” si rifà allo stereotipo secondo cui la famiglia “tradizionale” è la sola che funziona. Ma i figli allevati da gay, sia a livello psicologico che di sviluppo, sono identici a quelli cresciuti da etero. E la loro felicità dipende dalla qualità delle relazioni coi genitori, non dalla sessualità degli stessi».
Si sente dire: «Non diventeranno gay anche loro?». «No. Abbiamo seguito fino all’età adulta figli di coppie gay, e per la maggior parte si definiscono etero. L’orientamento sessuale dei genitori non condiziona quello dei figli: altrimenti le coppie etero non genererebbero mai omosessuali».
In molti fanno fatica a immaginare due papà che crescono un bambino. «Perché si pensa che la donna sia più portata alla genitorialità. Ma anche questo è uno stereotipo: se un uomo vuole, può essere accudente allo stesso modo. Lo confermano gli studi».
Per esempio? «Abbiamo preso in esame tre tipi di famiglie adottive: quelle formate da due papà, quelle con due mamme, quelle con una mamma e un papà. In alcuni casi, è risultato che i due papà sono i genitori più coinvolti nella crescita del figlio».
Perché? «Sono tante le ragioni. Per esempio, sono uomini che non avrebbero mai pensato di poter realizzare il sogno di diventare genitori. Hanno affrontato ostacoli per esserlo, e ora che lo sono danno il massimo. A volte, più la struttura della famiglia è inusuale, migliori sono le relazioni tra i componenti».
A questi bambini non manca la madre biologica che li ha tenuti in grembo? «No: sanno che i genitori sono quelli che li crescono. Abbiamo appena terminato uno studio su 40 famiglie composte da due padri che hanno avuto figli tramite madre surrogata. La ricerca non è ancora pronta, ma posso dire che sono famiglie felici: a nessuno di quei bambini manca la mamma».
Sono in contatto con le madri surrogate? «Per la maggior parte sì, ma in nessun caso la madre surrogata svolge una funzione genitoriale. Magari il bambino le è affezionato, ma non la scambia per genitore».
E i bambini nati da eterologa?
«Alcuni vogliono conoscere il donatore o donatrice, altri no: ma se lo vogliono è solo per completare la costruzione della propria identità. In questo i figli di coppie gay sono addirittura avvantaggiati: crescono sapendo, è impossibile nascondere loro l’esistenza di una madre o padre biologici. E accettano la loro condizione senza problemi. Sono più a rischio le coppie eterosessuali che spesso nascondono la figura del donatore. Ma poi, se i figli scoprono la verità, sono guai seri»
Fonte http://www.vanityfair.it/news/italia/16/03/05/maternita-surrogata-nichi-vendola-unioni-civili
Il tema dei figli delle coppie omosessuali – specie se avuti attraverso «utero in affitto» – è stato il punto più discusso nel dibattito sulle unioni civili, tanto che il ddl Cirinnà, in Senato, è passato solo dopo l’abolizione della stepchild adoption, la possibilità del coniuge di adottare il figlio del partner. «Abbiamo impedito una rivoluzione contronatura», ha commentato il ministro Alfano. Eppure «i bambini che crescono con due mamme o due papà stanno bene. Anzi: a volte meglio», dice Susan Golombok, professoressa di Cambridge, che dal 1970 studia le famiglie di ogni tipo: omogenitoriali e no, formate tramite adozione, fecondazione eterologa, madre surrogata. E anche «convenzionali».
Sta dicendo che non c’è nessuna differenza tra crescere con due genitori dello stesso sesso o con due genitori eterosessuali? «Assolutamente nessuna: lo dice la scienza. Chi cita la “natura” si rifà allo stereotipo secondo cui la famiglia “tradizionale” è la sola che funziona. Ma i figli allevati da gay, sia a livello psicologico che di sviluppo, sono identici a quelli cresciuti da etero. E la loro felicità dipende dalla qualità delle relazioni coi genitori, non dalla sessualità degli stessi».
Si sente dire: «Non diventeranno gay anche loro?». «No. Abbiamo seguito fino all’età adulta figli di coppie gay, e per la maggior parte si definiscono etero. L’orientamento sessuale dei genitori non condiziona quello dei figli: altrimenti le coppie etero non genererebbero mai omosessuali».
In molti fanno fatica a immaginare due papà che crescono un bambino. «Perché si pensa che la donna sia più portata alla genitorialità. Ma anche questo è uno stereotipo: se un uomo vuole, può essere accudente allo stesso modo. Lo confermano gli studi».
Per esempio? «Abbiamo preso in esame tre tipi di famiglie adottive: quelle formate da due papà, quelle con due mamme, quelle con una mamma e un papà. In alcuni casi, è risultato che i due papà sono i genitori più coinvolti nella crescita del figlio».
Perché? «Sono tante le ragioni. Per esempio, sono uomini che non avrebbero mai pensato di poter realizzare il sogno di diventare genitori. Hanno affrontato ostacoli per esserlo, e ora che lo sono danno il massimo. A volte, più la struttura della famiglia è inusuale, migliori sono le relazioni tra i componenti».
A questi bambini non manca la madre biologica che li ha tenuti in grembo? «No: sanno che i genitori sono quelli che li crescono. Abbiamo appena terminato uno studio su 40 famiglie composte da due padri che hanno avuto figli tramite madre surrogata. La ricerca non è ancora pronta, ma posso dire che sono famiglie felici: a nessuno di quei bambini manca la mamma».
Sono in contatto con le madri surrogate? «Per la maggior parte sì, ma in nessun caso la madre surrogata svolge una funzione genitoriale. Magari il bambino le è affezionato, ma non la scambia per genitore».
E i bambini nati da eterologa?
«Alcuni vogliono conoscere il donatore o donatrice, altri no: ma se lo vogliono è solo per completare la costruzione della propria identità. In questo i figli di coppie gay sono addirittura avvantaggiati: crescono sapendo, è impossibile nascondere loro l’esistenza di una madre o padre biologici. E accettano la loro condizione senza problemi. Sono più a rischio le coppie eterosessuali che spesso nascondono la figura del donatore. Ma poi, se i figli scoprono la verità, sono guai seri»
Fonte http://www.vanityfair.it/news/italia/16/03/05/maternita-surrogata-nichi-vendola-unioni-civili
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