mercoledì 2 marzo 2016

Come invecchiano gli ovociti

          Il meccanismo bio-molecolare che le mantiene vitali e funzionanti, cioè, è diverso da quello che regola la durata della vita e l’invecchiamento in generale.  E qualcuno sembra già aver individuato almeno unamutazione genetica che allungherebbe di molto la vita di queste cellule riproduttive

          Ad affermarlo è Coleen Murphy, ricercatrice presso la Princeton University, che ha presentato il suo ultimo studio sull’invecchiamento lo scorso 6 dicembre a Denver (Usa), al meeting annuale della American Society for Cell Biology. In particolare, la biologa si è concentrata sulla mutazione di un gene che codifica per la proteina nota con il nome di TGF-beta (fattore di crescita trasformante), riuscendo a mantenere giovani gli ovociti di femmine diCaenorhabditis elegans (un verme nematode) per tutta la durata della loro vita.

          C. elegans è l’organismo più studiato per capire come funzionano i meccanismi di invecchiamento cellulare. Questo verme, infatti, vive circa due settimane e mostra molto chiaramente i segni progressivi dell’invecchiamento. Dagli anni Novanta, numerosi studi condotti su C. elegans hanno mostrato che le mutazioni di alcuni geni ne influenzano la lunghezza della vita; una mutazione in un gene coinvolto con la produzione di insulina sembra aumentarla addirittura del doppio. Una scoperta importante, visto che alcuni processi avvengono sia in C. elegans sia nell’essere umano in modo molto simile.

          Ma questo verme è un buon modello anche per la biologia della riproduzione: tutte e due le specie mostrano pochi segni di senescenza verso la metà della loro vita, eppure in entrambe le cellule riproduttive cominciano a invecchiare molto rapidamente da quel momento in poi. 

          Murphy ha osservato l’effetto di alcune mutazioni sia sulle cellule somatiche con un lungo ciclo vitale, sia sugli ovociti (la cui vita è normalmente molto lunga), arrivando a individuare quella del gene per il TGF-beta, che però non influenza le cellule somatiche. La studiosa ha anche dimostrato come una mutazione ben nota - che coinvolge il fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1) e che aumenta notevolmente la vita di questi vermi - non abbia alcun effetto sull'aspettativa di vita delle cellule riproduttive. 

          La conclusione di Murphy? Sia l’invecchiamento somatico sia quello riproduttivo sono influenzati (almeno in parte) dal ciclo metabolico dell’insulina, ma attraverso meccanismi molecolari molto diversi.  “Sembra che la longevità delle cellule somatiche dipenda dalla stabilità delle proteine, mentre quella degli ovociti dalla integrità del Dna e dei cromosomi e dal controllo del ciclo cellulare”, ha concluso la ricercatrice. 

Fonti: Meeting annuale della American Society for Cell BiologyScientific American

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