Il test integrato in gravidanza è un test di screening che integra i risultati della misurazione della traslucenza nucale e di altri risultati biochimici ottenuti tramite prelievo e analisi del sangue. E’ utile per la diagnosi di malattie cromosomiche e/o malformazioni e anomalie del feto.
Il test integrato in gravidanza è un test di screening e pertanto è un esame non invasivo. Permette di scoprire anomalie del corredo cromosomico, come ad esempio la trisomia 21 che dà luogo alla sindrome di Down o la trisomia 18 responsabile della sindrome di Edwards.
A differenza dei test invasivi come villocentesi e amniocentesi, queste indagini non analizzano direttamente il cariotipo del bambino, cioè non guardano direttamente i cromosomi del piccolo e perciò non è necessario effettuare prelievi di cellule fetali che potrebbero comportare un rischio di aborto.
Vengono misurati dei valori biochimici e morfologici che successivamente permettono di esprimere una percentuale di rischio: non vi è dunque una certezza che il bambino sarà sicuramente sano o sicuramente malato. Viene segnalato se il feto ha un’alta o una bassa probabilità di rischio di essere portatore di malattie. Questo può aiutare le future mamme e i futuri papà a decidere per esami più invasivi o per altre alternative.
QUANDO FARE IL TEST INTEGRATO IN GRAVIDANZA
Il test integrato in gravidanza non è un test unico, ma è costituito da diversi esami che si devono effettuare in tempi differenti. Solo dopo avere avuto i risultati di tutti i singoli esami è possibile integrarli e avere una risposta univoca.
Il primo esame da fare è la misura della translucenza nucale, cioè la valutazione ecografica dello spessore della plica nucale, uno spazio che si trova tra la nuca e la pelle del bambino.
Questo esame va effettuato tra l’11a e la 14° settimana di gestazione quando la plica nucale è maggiormente caratterizzata e il bambino ha una lunghezza tra i 4,5 e gli 8,4 centimetri.
Nello stesso periodo di gravidanza a questa ecografia specifica si associa anche il dosaggio di due proteine del sangue, per cui è necessario sottoporsi a un prelievo: sono valutate la β-hCG (frazione beta libera della gonadotropina corionica) e PAPP-A (proteina plasmatica A associata alla gravidanza).
Il secondo test va effettuato tra la 14° e la 18° settimana e consiste nel dosaggio ematico di tre marcatori: l’alfa-fetoproteina (αFP), la beta-gonadotropina corionica (β-hCG) e l’estriolo libero (uE3).
Uno svantaggio del test integrato può essere dunque quello di dover aspettare i risultati di tutte queste analisi, attesa che può essere vissuta con una certa apprensione. L’integrazione però di tutti questi valori con anche determinate caratteristiche di ogni singola coppia permette di ridurre la percentuale di possibili falsi positivi, che spesso coincidono con quei casi dall’esito non chiaro o dubbio.
Fonte http://www.vitadamamma.com/178382/test-integrato-in-gravidanza-cose-e-come-si-fa.html
Il test integrato in gravidanza è un test di screening e pertanto è un esame non invasivo. Permette di scoprire anomalie del corredo cromosomico, come ad esempio la trisomia 21 che dà luogo alla sindrome di Down o la trisomia 18 responsabile della sindrome di Edwards.
A differenza dei test invasivi come villocentesi e amniocentesi, queste indagini non analizzano direttamente il cariotipo del bambino, cioè non guardano direttamente i cromosomi del piccolo e perciò non è necessario effettuare prelievi di cellule fetali che potrebbero comportare un rischio di aborto.
Vengono misurati dei valori biochimici e morfologici che successivamente permettono di esprimere una percentuale di rischio: non vi è dunque una certezza che il bambino sarà sicuramente sano o sicuramente malato. Viene segnalato se il feto ha un’alta o una bassa probabilità di rischio di essere portatore di malattie. Questo può aiutare le future mamme e i futuri papà a decidere per esami più invasivi o per altre alternative.
QUANDO FARE IL TEST INTEGRATO IN GRAVIDANZA
Il test integrato in gravidanza non è un test unico, ma è costituito da diversi esami che si devono effettuare in tempi differenti. Solo dopo avere avuto i risultati di tutti i singoli esami è possibile integrarli e avere una risposta univoca.
Il primo esame da fare è la misura della translucenza nucale, cioè la valutazione ecografica dello spessore della plica nucale, uno spazio che si trova tra la nuca e la pelle del bambino.
Questo esame va effettuato tra l’11a e la 14° settimana di gestazione quando la plica nucale è maggiormente caratterizzata e il bambino ha una lunghezza tra i 4,5 e gli 8,4 centimetri.
Nello stesso periodo di gravidanza a questa ecografia specifica si associa anche il dosaggio di due proteine del sangue, per cui è necessario sottoporsi a un prelievo: sono valutate la β-hCG (frazione beta libera della gonadotropina corionica) e PAPP-A (proteina plasmatica A associata alla gravidanza).
Il secondo test va effettuato tra la 14° e la 18° settimana e consiste nel dosaggio ematico di tre marcatori: l’alfa-fetoproteina (αFP), la beta-gonadotropina corionica (β-hCG) e l’estriolo libero (uE3).
Uno svantaggio del test integrato può essere dunque quello di dover aspettare i risultati di tutte queste analisi, attesa che può essere vissuta con una certa apprensione. L’integrazione però di tutti questi valori con anche determinate caratteristiche di ogni singola coppia permette di ridurre la percentuale di possibili falsi positivi, che spesso coincidono con quei casi dall’esito non chiaro o dubbio.
Fonte http://www.vitadamamma.com/178382/test-integrato-in-gravidanza-cose-e-come-si-fa.html
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