Da diversi anni ormai viene posta molta attenzione agli aspetti psicologico-emotivi della donna in gravidanza e nel puerperio; ma non altrettanta cura viene rivolta ai loro compagni, che, per strade diverse ma al pari delle partner, attraversano anche loro una sorta di gestazione.
L’uomo, durante i nove mesi di gravidanza, vive a volte in una sorta di “limbo”, in cui ancora non è padre, ma non vive, come la donna, i cambiamenti fisici ed emotivi della gravidanza sul suo corpo che preparano alla genitorialità e al nuovo ruolo. Non sperimenta, se non in maniera mediata, attraverso le carezze al pancione, la simbiosi materno-fetale della gestazione, non vive tutto quell’universo di sensazioni fisiche ed emotive che avere un bambino dentro di sé comporta per la donna.
Non può che immaginare, oggi anche grazie alla ecografia ostetrica, quel figlio che è nella sua testa e nella pancia della sua compagna. Ed il fatto di non poter vivere sulla propria pelle la gestazione non sempre rende automatico nell’uomo il crearsi di un legame affettivo profondo con il proprio bambino, come avviene con più facilità (ma comunque non sempre) per la donna.
Non può che immaginare, oggi anche grazie alla ecografia ostetrica, quel figlio che è nella sua testa e nella pancia della sua compagna. Ed il fatto di non poter vivere sulla propria pelle la gestazione non sempre rende automatico nell’uomo il crearsi di un legame affettivo profondo con il proprio bambino, come avviene con più facilità (ma comunque non sempre) per la donna.
Il poter assistere alla nascita del proprio figlio è un momento fondamentale per il neopadre, è il primo vero contatto reale con questo bambino immaginato, con cui tutto è ancora da costruire. I tempi per l’uomo e per la donna sono necessariamente diversi, e non sempre nell’uomo e nella coppia viene vissuto con serenità il fatto che madre e padre abbiano bisogno di percorsi e tempi differenti per creare un legame affettivo nella propria testa e nel proprio cuore con il bambino che sta per nascere. A volte le donne si lamentano del fatto che il loro partner non sembra particolarmente “preso” dalla loro gravidanza, che non parla spesso con la pancia né la accarezza. Ma non si tratta né di indifferenza né di superficialità. Sono solo tempi e percorsi diversi.
Per una donna che vive nel proprio corpo ogni giorno per nove mesi la gestazione è normale e naturale sviluppare un legame affettivo profondo con il proprio bambino (anche se va detto che non è sempre e per tutte le donne così). Per l’uomo non è così. Ma è altrettanto naturale.
Tuttavia non sempre ciò viene vissuto con serenità, l’uomo si chiede se sarà un buon padre, osserva la sua compagna parlare del loro bambino con un’intensità ed un’emozione che può non riconoscersi e chiedersi cosa ci sia di sbagliato in lui, perché non ami suo figlio come lo ama lei. Sono domande legittime, ma generalmente non nascondono una difficoltà del padre di affezionarsi al proprio figlio che sta arrivando, sono solo il frutto di un processo che, come detto in precedenza, percorre strade differenti in tempi differenti rispetto alla donna. E questo può essere causa nell’uomo di un senso di esclusione dalla diade materno-infantile.
La gravidanza può inoltre portare nella coppia altri tipi di difficoltà di relazione. Accanto a questa “disparità” di tempi nel processo di costruzione del ruolo genitoriale e del legame affettivo con il bambino in utero, la coppia può incontrare anche delle difficoltà nella vita sessuale. Non di rado l’uomo ha difficoltà a vivere con la serenità di sempre i rapporti sessuali con la compagna in gravidanza. Può sentire più o meno consapevolmente di violare quel misterioso e magico luogo dove suo figlio sta crescendo; può temere, nonostante le rassicurazioni dei medici, di fare del male al piccolo o di provocare contrazioni pericolose per la compagna.
Altre volte, soprattutto quando la gravidanza è in fase avanzata, i cambiamenti del corpo della compagna possono incidere sul senso di attrazione sessuale che prova l’uomo. Può cambiare, nella fantasia maschile, l’immagine erotica della propria donna, da “oggetto del desiderio” sessuale, a figura materna, andando a modificare transitoriamente l’istinto sessuale maschile.
Per alcuni uomini, inoltre, assistere al parto può provocare un piccolo shock: la vista della deformazione che il passaggio del bambino provoca alla vagina durante la fase espulsiva può influire negativamente sul senso di attrazione sessuale per i genitali femminili. Il dialogo all’interno della coppia diventa allora fondamentale, per far sì che la donna comprenda ed accolga le difficoltà del proprio compagno senza suscitare in lui inutili sensi di colpa e senza sentirsi rifiutata sessualmente.
La coppia, durante la gravidanza e nei mesi successivi al parto, può incontrare significativi, e generalmente transitori cambiamenti nelle proprie abitudini e stili di relazione; profondo rispetto, comprensione e condivisione sono fondamentali perché essa attraversi questo periodo in maniera costruttiva, sostenendosi a vicenda e trovando giorno dopo giorno un nuovo equilibrio per affrontare al meglio la grande avventura del diventare genitori.
Fonte http://www.gravidanzaonline.it/news/1184
L’uomo, durante i nove mesi di gravidanza, vive a volte in una sorta di “limbo”, in cui ancora non è padre, ma non vive, come la donna, i cambiamenti fisici ed emotivi della gravidanza sul suo corpo che preparano alla genitorialità e al nuovo ruolo. Non sperimenta, se non in maniera mediata, attraverso le carezze al pancione, la simbiosi materno-fetale della gestazione, non vive tutto quell’universo di sensazioni fisiche ed emotive che avere un bambino dentro di sé comporta per la donna.
Non può che immaginare, oggi anche grazie alla ecografia ostetrica, quel figlio che è nella sua testa e nella pancia della sua compagna. Ed il fatto di non poter vivere sulla propria pelle la gestazione non sempre rende automatico nell’uomo il crearsi di un legame affettivo profondo con il proprio bambino, come avviene con più facilità (ma comunque non sempre) per la donna.
Non può che immaginare, oggi anche grazie alla ecografia ostetrica, quel figlio che è nella sua testa e nella pancia della sua compagna. Ed il fatto di non poter vivere sulla propria pelle la gestazione non sempre rende automatico nell’uomo il crearsi di un legame affettivo profondo con il proprio bambino, come avviene con più facilità (ma comunque non sempre) per la donna.
Il poter assistere alla nascita del proprio figlio è un momento fondamentale per il neopadre, è il primo vero contatto reale con questo bambino immaginato, con cui tutto è ancora da costruire. I tempi per l’uomo e per la donna sono necessariamente diversi, e non sempre nell’uomo e nella coppia viene vissuto con serenità il fatto che madre e padre abbiano bisogno di percorsi e tempi differenti per creare un legame affettivo nella propria testa e nel proprio cuore con il bambino che sta per nascere. A volte le donne si lamentano del fatto che il loro partner non sembra particolarmente “preso” dalla loro gravidanza, che non parla spesso con la pancia né la accarezza. Ma non si tratta né di indifferenza né di superficialità. Sono solo tempi e percorsi diversi.
Per una donna che vive nel proprio corpo ogni giorno per nove mesi la gestazione è normale e naturale sviluppare un legame affettivo profondo con il proprio bambino (anche se va detto che non è sempre e per tutte le donne così). Per l’uomo non è così. Ma è altrettanto naturale.
Tuttavia non sempre ciò viene vissuto con serenità, l’uomo si chiede se sarà un buon padre, osserva la sua compagna parlare del loro bambino con un’intensità ed un’emozione che può non riconoscersi e chiedersi cosa ci sia di sbagliato in lui, perché non ami suo figlio come lo ama lei. Sono domande legittime, ma generalmente non nascondono una difficoltà del padre di affezionarsi al proprio figlio che sta arrivando, sono solo il frutto di un processo che, come detto in precedenza, percorre strade differenti in tempi differenti rispetto alla donna. E questo può essere causa nell’uomo di un senso di esclusione dalla diade materno-infantile.
La gravidanza può inoltre portare nella coppia altri tipi di difficoltà di relazione. Accanto a questa “disparità” di tempi nel processo di costruzione del ruolo genitoriale e del legame affettivo con il bambino in utero, la coppia può incontrare anche delle difficoltà nella vita sessuale. Non di rado l’uomo ha difficoltà a vivere con la serenità di sempre i rapporti sessuali con la compagna in gravidanza. Può sentire più o meno consapevolmente di violare quel misterioso e magico luogo dove suo figlio sta crescendo; può temere, nonostante le rassicurazioni dei medici, di fare del male al piccolo o di provocare contrazioni pericolose per la compagna.
Altre volte, soprattutto quando la gravidanza è in fase avanzata, i cambiamenti del corpo della compagna possono incidere sul senso di attrazione sessuale che prova l’uomo. Può cambiare, nella fantasia maschile, l’immagine erotica della propria donna, da “oggetto del desiderio” sessuale, a figura materna, andando a modificare transitoriamente l’istinto sessuale maschile.
Per alcuni uomini, inoltre, assistere al parto può provocare un piccolo shock: la vista della deformazione che il passaggio del bambino provoca alla vagina durante la fase espulsiva può influire negativamente sul senso di attrazione sessuale per i genitali femminili. Il dialogo all’interno della coppia diventa allora fondamentale, per far sì che la donna comprenda ed accolga le difficoltà del proprio compagno senza suscitare in lui inutili sensi di colpa e senza sentirsi rifiutata sessualmente.
La coppia, durante la gravidanza e nei mesi successivi al parto, può incontrare significativi, e generalmente transitori cambiamenti nelle proprie abitudini e stili di relazione; profondo rispetto, comprensione e condivisione sono fondamentali perché essa attraversi questo periodo in maniera costruttiva, sostenendosi a vicenda e trovando giorno dopo giorno un nuovo equilibrio per affrontare al meglio la grande avventura del diventare genitori.
Fonte http://www.gravidanzaonline.it/news/1184
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