Una gravidanza a rischio a causa di un sangue troppo raro che rischiava di danneggiare il feto. E la capacità di scovare quel (probabilmente) unico donatore in Italia con un gruppo sanguigno compatibile, grazie al quale è stato possibile fare trasfusioni di sangue direttamente in utero e salvare la vita alla bimba. La piccola è nata a luglio, sta bene e si trova già a casa con la sua mamma. Non avrà alcuna conseguenza da questa brutta avventura, grazie anche al lavoro della Banca del Sangue Raro e agli esperti della Patologia della Gravidanza della Medicina e Chirurgia Fetale del Policlinico di Milano.
Tutto inizia quando una donna di origini sudamericane si rivolge alla Clinica Mangiagalli per la sua gravidanza. In passato aveva avuto un aborto spontaneo e per questo sceglie di farsi seguire in un centro di alta specializzazione. I primi esami, però, mostrano subito che qualcosa non va: la donna è positiva al Test di Coombs indiretto, utilizzato per capire se la madre ha sviluppato degli anticorpi che aggrediscono i globuli rossi del feto, mettendo potenzialmente in pericolo la vita della piccola che porta in grembo. C’è però un problema ulteriore: la donna ha un tipo di sangue molto raro, detto “fenotipo Rh deleto”. Si tratta di una condizione che varia molto in base alla popolazione, ma che comunque si verifica in meno dello 0,2-1% dei casi (in Asia, anche in soli 3 casi su mille). In pratica, la donna sta producendo anticorpi contro il feto anche se in condizioni normali non dovrebbe farlo affatto. “Questi anticorpi – spiega Maria Antonietta Villa, responsabile del Laboratorio di Immunoematologia, del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano – si riscontrano in condizioni estremamente rare e possono causare aborti ricorrenti, grave malattia emolitica del feto e del neonato, e grave reazione trasfusionale negli individui che presentano questo fenotipo. Data la pericolosità dell’anticorpo e la rarità delle caratteristiche del sangue materno, abbiamo coinvolto il nostro ambulatorio di Ematologia della gravidanza e l’ambulatorio di Patologia della Gravidanza e Medicina Fetale, per tenere monitorata la gestazione. Sono stati eseguiti Test di Coombs periodici e ecografie mirate per valutare gli eventuali segni precoci di anemia fetale provocati dagli anticorpi della madre. Purtroppo – prosegue Villa – dopo 8 settimane di attento monitoraggio iniziano a presentarsi nel feto i primi segni di anemia. La soluzione sarebbe fare delle trasfusioni direttamente in utero, ma il sangue della madre è molto raro e ci sono pochissime probabilità di trovare un donatore compatibile. Al Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano, però, c’è la Banca di Emocomponenti di Gruppi Rari, che tra le altre cose si occupa di tenere un Registro Regionale dei donatori di sangue raro. Grazie a controlli incrociati si trova un unico donatore di sangue residente in Lombardia, e forse in Italia, con questo rarissimo fenotipo. Questa persona, che donava il sangue periodicamente all’Istituto Nazionale Tumori, è stata convocata d’urgenza per richiedere una donazione dedicata nel nostro Centro Trasfusionale”. Il donatore accetta immediatamente e così il prezioso sangue raro viene recuperato. Alla trentesima settimana di gravidanza, e grazie alla donazione del sangue raro, vengono fatte due trasfusioni in utero. “Il feto, che inizialmente presentava grave anemia, ha avuto un grande beneficio dalle trasfusioni, con un marcato miglioramento delle sue condizioni. Alla 35esima settimana la bimba viene fatta nascere con taglio cesareo: tutto si svolge per il meglio, e fortunatamente né la piccola né la sua mamma hanno avuto bisogno di ulteriori trasfusioni. Ora sono entrambe a casa, stanno bene, e hanno come unica preoccupazione quella di fare qualche controllo periodico.”
Fonte http://www.clicmedicina.it/gravidanza-rischio-un-sangue-raro-piccola-salvata-un-donatore-forse-unico-italia/
Tutto inizia quando una donna di origini sudamericane si rivolge alla Clinica Mangiagalli per la sua gravidanza. In passato aveva avuto un aborto spontaneo e per questo sceglie di farsi seguire in un centro di alta specializzazione. I primi esami, però, mostrano subito che qualcosa non va: la donna è positiva al Test di Coombs indiretto, utilizzato per capire se la madre ha sviluppato degli anticorpi che aggrediscono i globuli rossi del feto, mettendo potenzialmente in pericolo la vita della piccola che porta in grembo. C’è però un problema ulteriore: la donna ha un tipo di sangue molto raro, detto “fenotipo Rh deleto”. Si tratta di una condizione che varia molto in base alla popolazione, ma che comunque si verifica in meno dello 0,2-1% dei casi (in Asia, anche in soli 3 casi su mille). In pratica, la donna sta producendo anticorpi contro il feto anche se in condizioni normali non dovrebbe farlo affatto. “Questi anticorpi – spiega Maria Antonietta Villa, responsabile del Laboratorio di Immunoematologia, del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano – si riscontrano in condizioni estremamente rare e possono causare aborti ricorrenti, grave malattia emolitica del feto e del neonato, e grave reazione trasfusionale negli individui che presentano questo fenotipo. Data la pericolosità dell’anticorpo e la rarità delle caratteristiche del sangue materno, abbiamo coinvolto il nostro ambulatorio di Ematologia della gravidanza e l’ambulatorio di Patologia della Gravidanza e Medicina Fetale, per tenere monitorata la gestazione. Sono stati eseguiti Test di Coombs periodici e ecografie mirate per valutare gli eventuali segni precoci di anemia fetale provocati dagli anticorpi della madre. Purtroppo – prosegue Villa – dopo 8 settimane di attento monitoraggio iniziano a presentarsi nel feto i primi segni di anemia. La soluzione sarebbe fare delle trasfusioni direttamente in utero, ma il sangue della madre è molto raro e ci sono pochissime probabilità di trovare un donatore compatibile. Al Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano, però, c’è la Banca di Emocomponenti di Gruppi Rari, che tra le altre cose si occupa di tenere un Registro Regionale dei donatori di sangue raro. Grazie a controlli incrociati si trova un unico donatore di sangue residente in Lombardia, e forse in Italia, con questo rarissimo fenotipo. Questa persona, che donava il sangue periodicamente all’Istituto Nazionale Tumori, è stata convocata d’urgenza per richiedere una donazione dedicata nel nostro Centro Trasfusionale”. Il donatore accetta immediatamente e così il prezioso sangue raro viene recuperato. Alla trentesima settimana di gravidanza, e grazie alla donazione del sangue raro, vengono fatte due trasfusioni in utero. “Il feto, che inizialmente presentava grave anemia, ha avuto un grande beneficio dalle trasfusioni, con un marcato miglioramento delle sue condizioni. Alla 35esima settimana la bimba viene fatta nascere con taglio cesareo: tutto si svolge per il meglio, e fortunatamente né la piccola né la sua mamma hanno avuto bisogno di ulteriori trasfusioni. Ora sono entrambe a casa, stanno bene, e hanno come unica preoccupazione quella di fare qualche controllo periodico.”
Fonte http://www.clicmedicina.it/gravidanza-rischio-un-sangue-raro-piccola-salvata-un-donatore-forse-unico-italia/
Nessun commento:
Posta un commento