Si definisce come aborto l’interruzione della gravidanza in cui il feto non abbia raggiunto un peso minimo di 500 grammi all’atto dell’espulsione oppure, se il peso non è conosciuto, che non abbia raggiunto la 22ª settimana di gestazione o in alternativa la lunghezza di 25 cm.
Si parla invece di parto prematuro o nascita pretermine nel caso di un parto che si verifichi a partire dalla 22ª e prima della 37ª settimana di gestazione compiuta e, in caso di morte del feto in utero, dopo la 22ª settimana di età gestazionale non si parla più di aborto, ma di morte endouterina fetale.
L’aborto può essere classificato a seconda dei fattori che lo hanno causato in:
Aborto spontaneo se avviene per cause naturali
Aborto provocato (interruzione volontaria della gravidanza, compresi sia i casi tutelati dalla legge che l’aborto clandestino)
Un’altra classificazione viene fatta in base alle modalità:
A seconda dell’età gestazionale in cui si manifesta si parla di:
Si stima che circa il 15% delle gravidanze clinicamente riconosciute evolve spontaneamente in senso abortivo; la maggioranza degli aborti spontanei avviene entro la 12° settimana e le cause possono derivare da alterazioni fetali o materne.
Generalmente le alterazioni fetali sono di natura genetica ed interferiscono sullo sviluppo embrionale. Le cause materne riguardano la presenza di problemi genitali materni quali malformazioni uterine, fibromi, incontinenza cervicale, alterazione dell’endometrio. Esistono cause di natura infettiva (rosolia, toxoplasmosi, CMV) e altre di natura patologica (diabete, ipertensione).
Anche le cause di natura esterna sono da annoverare tra quelle in grado di causare danni al feto; si tratta di cause legate allo stile di vita, all’abuso di farmaci e di sostanze stupefacenti, allo stress materno, al fumo e alle carenze alimentari.
Le età estreme (15-40 anni) comportano un rischio maggiore di aborto.
Dinanzi a sospette perdite di sangue è indispensabile che la gestante si rivolga al proprio medico o ricorra ad una struttura di pronto soccorso per sottoporsi ad ecografia e a visita ginecologica.
A seconda dell’evoluzione del quadro clinico, nella eventualità si riscontri la minaccia di aborto, il riposo, l’astinenza dall’attività sessuale e l’eventuale ricovero, sono le misure a disposizione dei clinici.
Si parla invece di parto prematuro o nascita pretermine nel caso di un parto che si verifichi a partire dalla 22ª e prima della 37ª settimana di gestazione compiuta e, in caso di morte del feto in utero, dopo la 22ª settimana di età gestazionale non si parla più di aborto, ma di morte endouterina fetale.
L’aborto può essere classificato a seconda dei fattori che lo hanno causato in:
Aborto spontaneo se avviene per cause naturali
Aborto provocato (interruzione volontaria della gravidanza, compresi sia i casi tutelati dalla legge che l’aborto clandestino)
Un’altra classificazione viene fatta in base alle modalità:
- Aborto completo, quando viene espulso completamente il feto;
- Aborto incompleto, se parte di esso viene trattenuto nella cavità uterina;
- Aborto interno o ritenuto, il feto muore senza che vi sia espulsione di materiale.
A seconda dell’età gestazionale in cui si manifesta si parla di:
- Aborto embrionale, (entro le prime 7 settimane)
- Aborto fetale, dall’ottava settimana
- Aborto tardivo, dopo le 21 settimane di gestazione.
Si stima che circa il 15% delle gravidanze clinicamente riconosciute evolve spontaneamente in senso abortivo; la maggioranza degli aborti spontanei avviene entro la 12° settimana e le cause possono derivare da alterazioni fetali o materne.
Generalmente le alterazioni fetali sono di natura genetica ed interferiscono sullo sviluppo embrionale. Le cause materne riguardano la presenza di problemi genitali materni quali malformazioni uterine, fibromi, incontinenza cervicale, alterazione dell’endometrio. Esistono cause di natura infettiva (rosolia, toxoplasmosi, CMV) e altre di natura patologica (diabete, ipertensione).
Anche le cause di natura esterna sono da annoverare tra quelle in grado di causare danni al feto; si tratta di cause legate allo stile di vita, all’abuso di farmaci e di sostanze stupefacenti, allo stress materno, al fumo e alle carenze alimentari.
Le età estreme (15-40 anni) comportano un rischio maggiore di aborto.
Dinanzi a sospette perdite di sangue è indispensabile che la gestante si rivolga al proprio medico o ricorra ad una struttura di pronto soccorso per sottoporsi ad ecografia e a visita ginecologica.
A seconda dell’evoluzione del quadro clinico, nella eventualità si riscontri la minaccia di aborto, il riposo, l’astinenza dall’attività sessuale e l’eventuale ricovero, sono le misure a disposizione dei clinici.
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