domenica 31 luglio 2016

Fase Luteale o corpo luteo: cos'è

Le due fasi del ciclo mestruale
      Tutto inizia con la fase follicolare. Parte con il primo giorno delle mestruazioni, inteso come l'inizio del sanguinamento, e si conclude con linizio dell'ovulazioneDurante questo periodo i follicoli fanno maturare la cellula uovo così che possa essere fecondata. In linea generica questa fase dura 14 giorni, ma il tempo varia da donna a donna. 

      Subito dopo inizia la fase luteale, la cui durata è sempre di 14 giorni fatta eccezione di alcuni disturbi. Durante questa seconda fase il follicolo che ha precedentemente indotto la maturazione della cellula uovo se ne libera per diventare una ghiandola che prende il nome di corpo luteo. Il suo scopo è quello di produrre il progesterone e nutrire così l'endometrio, inspessendolo. La mucosa interna dell'utero sarà così pronta ad accogliere l'eventuale cellula fecondata. 

      Quando l'ovulo non viene fecondato i livelli di progesterone calano, l'endometrio non riceve più la sua nutrizione e inizierà nuovamente la fase follicolare che porterà con sé le mestruazioni. Il progesterone aumenta la densità del muco cervicale e aumenta la temperatura corporea fino a 1°. Agisce anche sulle ghiandole mammarie determinando la proliferazione degli acini. 


Fase Luteale o corpo luteo: cos'èDisturbo del corpo luteo
      Alcuni squilibri ormonali portano a un deficit della fase luteale, la quale arriverà a durare invece dei classici 14 giorni anche meno di 10. Accade che l'endometrio non riuscirà a svilupparsi in maniera adatta per accogliere successivamente l'embrione. 
In alcuni casi appunto la produzione di progesterone non è sufficiente, in altri casi invece è prodotto nella giusta quantità ma è lo stesso corpo luteo ad avere una vitalità inferiore. 

      Il problema di base resta comunque uno squilibrio ormonale. La maggior parte delle donne non si accorge di soffrirne fino a quando non prova ad avere un bambino ma non ci riesce. A quel punto il ginecologo farà un esame, la biopsia endometriale, circa di 11 giorni dopo l'ovulazione con lo scopo di analizzare il progesterone plasmatico. 


Collegamento tra fase luteale e gravidanza 
      Fertilità e fase luteale sono strettamente collegate tra loro. E' proprio durante questa fase che la donna può concepire il bambino. La donna che vuole rimanere incinta deve iniziare a comprendere meglio il proprio corpo. Esistono poi casi in cui è molto difficile avere un'idea di cosa ci sta accadendo, pensiamo ad esempio alle mestruazioni in gravidanza o le perdite marroni



      La fase luteale, con l'invio del progesterone all'endometrio, rende l'utero idoneo all'accoglienza di un bambino. Come abbiamo visto prima la temperatura sale, l'endometrio inspessisce e impedisce il passaggio dello sperma, chiudendo il collo dell'utero. Nel frattempo lo stesso processo fa in modo che il corpo possa sostenere l'embrione nel primo periodo, fino a quando la placenta non sarà completamente formata. 

Aborto spontaneo, sintomi comuni

Aborto spontaneo, sintomi comuni      L' aborto spontaneo ha sintomi non sempre molto chiari. Il più importante segnale che indica l'interruzione spontanea della gravidanza è un leggero sanguinamento nello stesso periodo in cui dovrebbe presentarsi ilciclo mestrualeLa donna quindi, potrebbe non accorgersi subito di ciò che è accaduto nel proprio corpo, attribuendo la scarsa abbondanza del flusso a un periodo particolarmente stressante o altri fattori. 
      In linea generale comunque, gli aborti spontanei si presentano subito nelle prime 13 settimane dal concepimento. Non sono situazioni facili da superare. Purtroppo l'informazione è poca e non tutte le donne che hanno vissuto un'esperienza simile sono disposte a parlarne, ponendo in tal modo una sorta di tabù su un argomento che invece dovrebbe essere visto sotto una luce diversa, così da trovare il conforto e il sostegno in altre donne che hanno affrontato la stessa situazione. Ovviamente tale confronto non è sufficiente, è sempre necessario rivolgersi al proprio ginecologo per capire come comportarsi e eventualmente quali terapie seguire. 

Aborto spontaneo, sintomi più comuni
      sintomi dell'aborto spontaneo non sono sempre gli stessi. Ne esistono alcuni che passano praticamente inosservati, come ad esempio il mal di schiena che solitamente accompagna le mestruazioni. Alcune donne potrebbero anche notare una certa perdita di peso, altro sintomo che non porta sempre luce sulla situazione. 
      Tra i campanelli d'allarme più evidenti invece troviamo delle perdite marroni, non sempre sinonimo di interruzione di gravidanza, ma in ogni caso è bene far presente tempestivamente la cosa al proprio ginecologo. Altri segnali sono la presenza di muco bianco con venature rosate e dolori uguali alle contrazioni, con intervalli dai 5 ai 20 minuti. 
      Infine, la donna in stato interessante potrebbe veder calare i segnali tipici della gravidanza, la quale da sola dovrebbe immediatamente portarla a consultare il proprio medico curante.

Ricordiamo comunque che non sempre questi sintomi indicano un aborto spontaneo. Prendiamo come esempio le perdite in gravidanza. Molte donne ne hanno a che fare durante i primi mesi di gestazione, ma non per questo avranno un aborto spontaneo. 

I diversi tipi      L'aborto spontaneo ha sintomi diversi in base al singolo caso. I medici hanno evidenziato diversi tipi di aborto. Potrebbe trattarsi di una “minaccia", la quale si presenta con un sanguinamento lieve nelle primissime settimane, spesso accompagnata da dolori alla schiena.

      Se invece è un aborto incompleto si verifica il sanguinamento con una dilatazione della cervice e in alcuni casi la rottura delle acque.

      In caso di aborto completo, invece, l'embrione si è impiantato nell'utero e il sanguinamento potrebbe durare poco, anche se dovrebbe proseguire il dolore.
      Infine nel caso di aborto interno non sempre la donna si renderà conto di aver abortito. In questo caso l'embrione non viene espulso e per tanto non sono subito evidenti i sintomi.

      Quando l'ovulo già fecondato si impianta sopra le pareti uterine e lo sviluppo non ha inizio, si parla di aborto da uovo bianco/cieco. In questo caso l'aborto spontaneo ha sintomi simili a quelli sopra elencati.

Fonte http://www.amando.it/mamma/gravidanza/aborto-spontaneo-sintomi-t2.html#btop

Perdite bianche in gravidanza: quando preoccuparsi

Perdite bianche in gravidanza: quando preoccuparsi        Quando una donna aspetta un bambino è facile che abbia perdite vaginali: queste possono essere differenti per colore (bianche, rosse, marroni) e consistenza.         Nella maggior parte dei casi le perdite bianche in gravidanza sono da considerarsi del tutto normali e fisiologiche, soprattutto nei primi tre mesi di gestazione.         Sono provocate dall'aumento di estrogeni che causano un fenomeno chiamato, in medicina,leucorrea.
        Diversa è la situazione quando queste secrezioni sono accompagnate da fastidioso prurito, odore o assumono un colore che tende più al giallo o al verdognolo.

Un problema più serio?        Solitamente le perdite bianche in gravidanza sono la spia di qualcosa d'altro se assumono un aspetto bianco latte simile al caglio. In questo caso quasi sicuramente si tratterà di candida, quella fastidiosa infezione causata da un fungo presente nelle mucose della vagina. Non è nulla di grave, ma è importante che la donna si rivolga al proprio ginecologo che prescriverà la cura adatta.        Quando, invece, le perdite tendono più al giallognolo, sono accompagnate da forte prurito e hanno un cattivo odore, potrebbe trattarsi di infezione da Trichomonas:questo parassita si nutre di zuccheri che fanno diminuire l'acidità del Ph vaginale causando fastidio. Per essere sicuri della presenza di questa infezione è necessario effettuare un tampone vaginale, e se questo risulterà positivo, la donna dovrà sottoporsi a una cura a base di ovuli per una settimana. Inoltre essendo un virus infettivo, se si hanno rapporti sessuali, è importante che anche il partner segua una terapia specifica e usi il preservativo durante il sesso.

Quando non bisogna preoccuparsi        Le perdite bianche in gravidanza non devono preoccupare quando sono simili a quelle che si avevano prima della gravidanza, e l'unica differenza consiste solo nel fatto che sono più abbondanti.        In questi casi sono causate da una maggiore produzione di estrogeni, da più afflusso sanguigno nei genitali e dalla congestione della mucosa vaginale.


Infezioni uro-vaginali        Talvolta le perdite bianche in gravidanza sono sinonimo di un'infezione urinaria o vaginale; dal quarto mese in avanti aumentano le compressioni esercitate sull'utero che portano la donna ad aver meno controllo nella minzione. Questa situazione causa unristagno di urina che agevola il proliferare dei batteri
 
Cosa fare
        Quando una donna in dolce attesa ha abbondanti perdite vaginali do
vrebbe contattare il ginecologo. Ci sono comunque delle regole generali che andrebbero seguite in caso di perdite :
  • prestare attenzione all'igiene intima
  • cambiare spesso la biancheria
  • non abusare di antibiotici o cortisonici
  • evitare indumenti troppo stretti come collant o jeans
Fonte http://www.amando.it/mamma/gravidanza/perdite-bianche-in-gravidanza-t2.html#btop

Perdite marroni in gravidanza: sono pericolose?

     Molte donne, quando aspettano un bambino, lamentano perdite vaginali che possono essere di colore bianco, giallognolo o di sangue scuro. Spesso le future mamme sono sempre spaventate e richiedono velocemente un consulto medico e ospedaliero. Il più delle volte, però, fortunatamente si tratta di situazioni del tutto fisiologiche che non sono da ricondursi ad un aborto spontaneo     Nello specifico, le perdite marroni in gravidanza solitamente si verificano nelle prime otto settimane di gestazione, periodo durante il quale capita che vengano eliminati dei residui di sangue vecchio. Il colore più scuro è determinato dal fatto che la sua fuoriuscita è stata lenta e siccome le secrezioni sono rimaste per più tempo nel canale vaginale, si sono realizzati fenomeni di ossidazione del sangue.

All'inizio della gravidanza     Se le perdite sono presenti nelle prime settimane di gravidanza, hanno un colore rosso scuro, tendente al marrone, non bisogna preoccuparsi. Sono quasi sempre delle false mestruazioni causate dall'annidamento dell'ovulo fecondato nell'utero.
In altri casi si verificano in concomitanza della data in cui la donna avrebbe avuto il ciclo, se non fosse stata incinta, perché gli ormoni non sono ancora equilibrati da impedire il sanguinamento.
     La donna dovrà, invece, rivolgersi al proprio medico se il sanguinamento diviene più abbondante anziché arrestarsi dopo qualche giorno, e se inizia ad assumere un colore più vivo, accompagnato anche da dolori.

Figli in provetta: cosa raccontare?

Figli in provetta: cosa raccontare?La situazione in Italia      Nel nostro Paese si calcola che oggi quasi il 2% dei bambini che nascono, vedono la luce grazie a tecniche di procreazione artificiale. Dal 2004, in Italia però, è stata proibita la fecondazione eterologa, cioè con gameti estranei alla coppia; ma sono numerosissime le coppie che richiedono all’estero tale procedura. In alcuni paesi poi, come la Svizzera, i donatori non sono anonimi. E comunque se si vuole rimanere nel proprio Paese, è possibile fare la fecondazione assistita con i propri ovuli e spermatozoi.
Necessario raccontare tutto ai figli?      Sono molti gli psicologi concordi sul fatto di raccontare sempre la verità ai figli, non solo perché con un test del Dna potrebbero prima o poi scoprirlo, ma per sincerità e rispetto verso il proprio pargolo. Per prima cosa, i genitori, prima di rivolgersi alla PMA (procreazione Medicalmente Assistita) dovrebbero aver risolto i conflitti con la propria infertilità. Se questo è avvenuto sarà tutto più semplice, anche il racconto ai figli. Nel caso in cui il padre non sia quello biologico, non per questo si sentirà sminuito, e la donna non percepirà al proprio fianco un compagno “debole”, con il rischio di fantasticare troppo su un onnipotente donatore.
Parlare è liberatorio, la serenità che i genitori ne guadagnano si riversa sui figli.
Figli in provettaQuando farlo?      È importante parlare con i figli, fin dalla prima infanzia, verso i due anni, per poi ritornare sull’argomento verso i cinque con informazioni più articolate. Prima di questa età, quando i bambini fanno domande su come si nasce vogliono, non tanto sapere come sono nati loro, ma come si viene al mondo in generale. Intorno ai 5 anni, poi, i piccoli iniziano a costruire il loro romanzo famigliare, fantasia cosciente di avere genitori diversi da quelli reali, biologici, sociali o adottivi che siano. Queste fantasie permettono di superare meglio il conflitto edipico, spostando gelosia e rivalità verso figure immaginarie.
Figli in provetta Mamma raccontami come sono natoCome farlo
      I genitori, possono costruire una storia, da raccontare al bambino, in cui gli si spiega la verità. Se non si ha fantasia è in commercio un libroMamma raccontami come sono nato edito da Mamme on line, che aiuta con il simbolismo ad avvicinarsi ad una realtà che andrà poi rispiegata man mano che si cresce. È importante però, iniziare a parlare presto, e non illudersi che rimandando il discorso all’adolescenza il figlio sia più pronto. In questo periodo è già difficile parlare con i figli, figuriamoci di certi argomenti. Rischieremmo solo di far chiudere il figlio in se stesso, alimentando fantasie e sofferenze inutili.
Fonte http://www.amando.it/mamma/concepimento/figli-in-provetta-cosa-raccontare.html

Fecondazione assistita: futuri genitori sempre più “vecchi”

Genitori più anziani
Rispetto all’indagine condotta otto anni fa, nel 2008, sulla fecondazione assistita si è notato che aumenta l’età media dei futuri genitori. La ricerca è stata realizzata su un campione di 361 coppie seguite da 23 centri per il trattamento dell’infertilità situati in varie regioni italiane. Quello dell’infertilità è un problema che, secondo le ultime stime fornite dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, riguarda il 15% circa delle coppie dei Paesi industrializzati avanzati. L’età media del partner maschile passa da 37,7 anni nel 2008 a 39,8 nel 2016 e quello femminile da 35,3 anni a 36,7, e la condizione professionale è più stabile per entrambi.
Meno probabilità di successo
Le coppie attualmente impegnate in un percorso di Pma (Procreazione medicalmente assistita) cominciano sempre più tardi a concepire un figlio, influendo direttamente sulle possibilità di successo delle tecniche.
Si aspetta di più
I primi dubbi sulla capacità di ottenere una gravidanza intervengono in genere dopo 15,5 mesi di tentativi, un intervallo più lungo rispetto ai 12,2 mesi di media nel 2008. Il professionista a cui la coppia si rivolge la prima volta è nella maggior parte dei casi il ginecologo (72,5%), il 13,6% dichiara di essersi rivolto, invece, direttamente allo specialista di un centro di Pma in percentuale doppia rispetto al 7,1% dell’ultima indagine.
Lavoro più stabile
Fecondazione assistita: futuri genitori sempre più “vecchi”In materia di fecondazione assistita cambiano anche le caratteristiche dei partner, che possiedono un livello di istruzione più alta e una professione più stabile.
Soprattutto Fivet
Solo al 55% delle coppie intervistate è stato diagnosticato un problema di infertilità connesso a una causa specifica, mentre per il 35% i motivi restano inspiegati. Nel momento in cui viene riconosciuta una reale infertilità il 60,9% delle coppie dichiara di effettuare la Fivet omologa, il 42,3% alla Icsi omologa. Riguardo ai tempi di attesa, circa un terzo del campione, cioè il 33%, ha aspettato meno di tre mesi prima di iniziare la terapia, soprattutto le coppie che si sono rivolte a centri privati.

sabato 30 luglio 2016

Fecondazione assistita

         Quello della fecondazione assistita è oggi uno degli argomenti più delicati che si possano toccare: esso infatti coinvolge questioni che concernono materie particolarmente sensibili, dalla morale, all’etica, fino alla religione. L’ingresso della tecnologia, della mano artificiale dell’uomo, in uno spazio intimo come quello della procreazione è spesso visto con disagio, se non addirittura con un categorico rifiuto: un simile atteggiamento non è raro, per un esempio vicino a noi, proprio in Italia, dove la presenza di reticenze, specialmente a carattere religioso, è particolarmente percepibile.
         Eppure, la fecondazione è una soluzione efficace ai problemi che coppie innamorate e desiderose di avere figli potrebbero incontrare nella loro vita. Una scelta che spesso viene a imporsi di fronte alle difficoltà, burocratiche e tempistiche, che conseguono all’alternativa della adozione. Forse sarebbe sufficiente affrontare la questione al di là di ogni pregiudizio, con una informazione completa ed effettiva, per percepire con chiarezza la bontà che il metodo della inseminazione artificiale può regalare a ogni coppia.

PNA – Procreazione Naturalmente Assistita

        Le tecniche utilizzate sono molteplici, scelte e commisurate in funzione delle necessità dei singoli casi, nonché delle predisposizioni e gradimenti degli assistiti.
Tra queste:
    Procreazione Naturalmente Assistita
  • Agopuntura;
  • Riflessologia;
  • Omeopatia;
  • Ipnosi;
  • Tecniche di visualizzazione e rilassamento;
  • Laboratori corporei espressivi e di consapevolezza corporea;
  • Coaching;
  • Consigli alimentari;
  • Integratori alimentari;
  • Analisi e modificazione degli stili di vita;
  • Termalismo;
  • Individuazione ed eliminazione degli inquinanti ambientali;
  • Programma di attività fisica specifica domiciliare.
        I link aprono una selezione delle evidenze scientifiche internazionali in materia.
Il percorso è individuato e strutturato in accordo con il soggetto, rispettandone le personali predisposizioni nonché valutando le esigenze specifiche richieste dal caso clinico.
Il piano di intervento è pertanto un vero e proprio accordo terapeutico che deve essere espressamente condiviso tra assistito e professionista.
        L’operatore è un punto di riferimento costante del percorso, potrà comunque avvalersi della collaborazione di specialisti esperti di alcune specifiche metodiche, ma sarà centrale per la funzione di terapista, tutor e coach.
        La valutazione dell’opportunità dell’intervento e la relativa presa in carico del paziente è prerogativa del responsabile del servizio, non tutti i casi vengono accolti e pertanto seguiti.
Proprio per tale necessità, il primo incontro è gratuito, così da permettere all’utente di conoscere il professionista e ricevere tutte le informazioni e i dettagli del programma e per l’operatore ciò è motivo di valutazione anche della buona predisposizione del paziente ad accogliere le indicazioni e i programmi prospettati.
Altresì, la valutazione della documentazione medica nonché della predisposizione della persona ad accogliere i cambiamenti possono condizionare la presa in carico del caso.
        La PNA© non è incompatibile con eventuali percorsi di medicina tradizionale e di PMA, ma può esserne un valido ausilio aggiuntivo.
I pazienti non sono sottoposti a interventi diagnostici, né tantomeno vengono effettuate prescrizioni farmacologiche, diagnostiche e strumentali, rimandando tali eventuali incombenze al proprio ginecologo di riferimento.
Fonte http://www.mammole.it/pna-procreazione-naturalmente-assistita/

Ovodonazione: una tecnica di fecondazione eterologa

       L'ovodonazione appartiene alle tecniche di procreazione assistita eterologa e consiste nelladonazione di ovociti da una donna sana a una con problematiche di fertilità.       È un procedimento che viene consigliato dopo aver tentato ripetutamente una fecondazione con i propri ovociti e nei casi in cui le ovaie della donna producono pochi o nessun ovocita, impedendo una gravidanza.

Quando ricorrere alla donazione di ovuli
Gli istituti di fecondazione eterologa sottopongono all'ovodonazione le donne che:
  • non possiedono più le ovaie (a causa di malattie o interventi), ma hanno un utero sano;
  • hanno le ovaie ma queste non funzionano come dovrebbero poiché sono state sottoposte a cicli di chemio o radioterapia, o hanno alterazioni cromosomiche;
  • sono affette da endometriosi;
  • sono in menopausa;
  • hanno malattie ereditarie che non vogliono trasmettere al nascituro.
Ovodonazione: una tecnica di fecondazione eterologaCome funziona l'ovodonazione       La donazione di ovuli (all'estero) può essere fatta sia a donne che hanno un compagno, sia a quelle single (in questo caso sarà necessario anche un donatore di spermatozoi).       Nella situazione in cui a richiedere la donazione di ovuli sia una coppia, verranno usati gli spermatozoi del compagno/marito, previo studio della fertilità. L'uomo dovrà consegnare un campione di sperma (raccolto dopo un'astinenza sessuale tra i 4 e i 7 giorni), che verrà poi analizzato e congelato.
Nel frattempo la donna con problemi di fertilità viene sottoposta a numerosi esami e si fa una raccolta anamnestica (fenotipo, gruppo etnico, peso, taglia e colore di occhi e capelli).
       Contemporaneamente le donatrici vengono sottoposte a stimolazione ovarica per portare a maturazione numerosi ovociti che, una volta pronti, vengono raccolti e fecondati in vitro con gli spermatozoi. A questo punto gli embrioni ottenuti si impiantano nell'utero della futura mamma.

Chi sono le donatrici di ovuli?
       In quasi tutti gli istituti di fecondazione eterologa, le donatrici di ovuli hanno tra i 18 e i 29 anni, sono anonime, offrono spontaneamente i loro ovuli e non ricevono compensi in denaro. La selezione, poi, si basa sui risultati di alcuni esami ( ìcitologia vaginale, studio dei batteri vaginali, analisi del sangue per epatiti Aids, talassemia e emofilia, cariotipo).
Fonte http://www.amando.it/mamma/concepimento/ovodonazione.html

Numeri e statistiche della fecondazione eterologa

La situazione in Europa

Nel vecchio continente numerosi centri si servono di “piccole banche” allestite in casa o di “service”, tuttavia, la costante crescita dell’ovodonazione rende necessari grossi investimenti per vitrificare.
eterologa incinta

L’importanza dei numeri

 Con 12 ovociti fecondati e trasferiti, le percentuali di successo della gravidanza sono del 40%, con 30 ovociti, invece, salgono all’80%” –a dirlo è il professore Josè Remohì, Presidente della rete dei centri spagnoli Ivi. 
Lo stesso Remohì esclude però la possibilità di vendere i gameti in esubero agli italiani, poiché vietato dalle disposizioni di legge in materia. 
Un calo del 63% della domanda per i centri spagnoli, a tanto ammonta infatti la percentuale proveniente dall’Italia. Una fetta più che significativa, ecco dunque che l’Italia diventa un mercato da ri-conquistare per gli iberici.

Fecondazione eterologa in cifre

Ad oggi la situazione in tutta Europa appare piuttosto diversificata: ecco gli ultimi dati statistici sulla fecondazione assistita eterologa e ovodonazione provenienti dallaSocietà Europea per la Riproduzione, frutto di un’indagine sull’attività di 1.003 Centri europei di fecondazione assistita in ben 34 nazioni europee (Italia inclusa):

72.544 Le coppie che nel 2012 hanno fatto ricorso alla procreazione assistita
-1,4% Un calo rispetto al 2009, in quell’anno, infatti, i trattamenti avevano toccato quota 73.570.
18,9% Questa la percentuale di gravidanze provenienti da scongelamento di embrioni nell’anno 2012. Un +1,3 rispetto al 2011. 
15,4% La percentuale di gravidanze provenienti da scongelamento di ovociti nell’anno 2012. + 1,4% rispetto all’anno 2011.
1138 Il numero complessivo dei bambini nati grazie alle tecniche di scongelamento nell’anno 2012. + 214 nati rispetto al 2011. 
218 I centri privati nel 2012, contro le “sole” 185 unità del 2009.
137 I centri privati e pubblici convenzionati (anno 2012) Un calo di 19 unità rispetto al 2009.
36,5 Questa l’età media delle rappresentanti del genere femminile che nell’anno 2012 ha fatto ricorso a tecniche di fecondazione eterologa. Sale a+ 1,8 rispetto all’anno 2010 (34,7 anni).
25.189 I cicli di ovodonazione nel vecchio continente nell’anno 2009. Più del doppio rispetto all’anno 2005.
38.125 Inseminazioni con donatore nell’anno 2009 in Europa. Un aumento del 30,4% rispetto all’anno 2005.

«Così noi donne sincronizzate diventiamo come delle sorelle»

      Francesca S., 41 anni, insegnante, risiede in Sicilia, ma è in un centro specializzato del Nord Italia che da circa un anno segue un ciclo di fecondazione assistita basata sull'ovodonazione eterologa.
Francesca, qual è il suo sogno più grande?
«Avere un figlio».
Ha già pensato al nome?
«Sì. Marco se sarà maschio. Ludovica se sarà femmina».
Perché ha deciso di ricorrere all'ovodonazione eterologa?
«In passato ho tentato la fecondazione artificiale con i miei ovuli. Ma non ho ottenuto risultati».
Che ambiente si respira nel club delle aspiranti mamme?
«Ci sentiamo tutte come delle sorelle. Sappiamo che anche con l'ovodonazione non abbiamo certezze. Ma tra noi c'è un grande clima di ottimismo».
Rimanete in contatto anche fuori dal contesto strettamente medico?
«Sì, tra noi non si parla solo di stimolazione ovarica, trattamenti ormonale e fecondazione in vitro. Si sono create belle amicizie e si va spesso a cena insieme con serate in stile Festa della donna».
Ci sono contatti tra donne «donatrici» e donne «riceventi»?
«Sì, anche perché a livello fisico esiste una sorta di sincronizzazione tra le due categorie».
Cosa significa «sincronizzazione»?
«Il ciclo della donna ricevente viene sincronizzato con quello della donatrice».
Poi cosa accade?
«Gli ovociti portati a maturazione vengono raccolti e fecondati in vitro».
Segue la fase più delicata.
«Gli embrioni ottenuti vengono trasferiti nell'utero della ricevente».
Quanto conta l'aspetto umano?
«Se per aspetto umano si intende la motivazione a diventare madre, posso dire che è questo il vero elemento propulsore».
Suo marito non smette mai di starle a fianco.
«Non è mio marito. È il mio compagno. Lui ha già un figlio, avuto da un precedente matrimonio».
Siete entrambi cattolici?
«No, atei. E questo forse ha semplificato le cose, almeno sotto il profilo etico».
Cosa si augura per suo figlio?
«Innanzitutto spero che il sogno di avere un figlio si realizzi. Poi, qualsiasi sarà il suo destino, lo amerò per sempre».