"Queste coppie - prosegue - non si recano nei centri del nostro Paese nemmeno per chiedere informazioni, perché temono li si ostacoli o li si giudichi. Da noi è venuta solo una donna, una volta. Immagino che questo dipenda dal fatto che esiste ampia informazione all'interno della loro comunità. Esiste anche un fidarsi fra di loro e un passaparola, anche con la comunità estera. La solidarietà umana - aggiunge - è più accentuata rispetto alle coppie eterosessuali".
Criticare la fecondazione in vitro di per sé, però, significherebbe affermare "che sono 'figli della chimica' cinque milioni di persone ormai in parte adulte. Sicuramente sono valutazioni fatte dal punto di vista personale - conclude l'esperto - ma di sintetico non c'è veramente niente, sono persone nate e cresciute, stanno bene, hanno le loro vite. L'unica cosa che è emersa è che normalmente sono stati un po' più accuditi dai loro genitori rispetto ai figli nati naturalmente. Non so se sia un bene o male, ma è qualcosa che ormai fa parte della nostra società. E bisogna smetterla - conclude - di continuare a segregare gli uni o gli altri".
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