In generale, in molti di questi casi, soprattutto quando i disturbi sono di lieve entità, si tratta di un falso allarme. La gravidanza non si è interrotta, ma è in pericolo, ovvero si è verificata una minaccia d’aborto. Inoltre, nel caso di gravidanze gemellari come noto più frequenti a seguito di ricorso a tecniche di riproduzione assistita, può accadere che questi sintomi riflettano la perdita di uno degli embrioni, mentre l’altro o gli altri sono al sicuro.
La manifestazione dell’aborto in atto si distingue da quella della minaccia d’aborto per l’intensità dei disturbi. Dolori pelvici lievi e sopportabili associati a scarse perdite di sangue scuro sono tipici della minaccia d’aborto. Invece, in caso di aborto in atto i dolori pelvici sono violenti e le perdite di sangue, di solito rosso vivo, abbondanti. In ogni caso, alla comparsa dei primi dolori e perdite di sangue è di fondamentale importanza contattare immediatamente il proprio ginecologo. Lo specialista attraverso la visita e gli accertamenti che riterrà opportuno fare, potrà stabilire la corretta diagnosi.
Nelle fasi più precoci di gravidanza, quando ancora non è possibile accertare ecograficamente la vitalità del prodotto del concepimento, il monitoraggio seriato (più esami nel tempo) della gonadotropina corionica umana (BhCG) permette di stabilire se la gravidanza sta andando avanti oppure no. Un valore di BhCG che raddoppia ogni 2 giorni depone per una gravidanza in regolare evoluzione.
Non si deve dimenticare che in questi casi un prezioso contributo alla diagnosi è dato dall’ecografia. Questo esame, da richiedere sempre in caso di comparsa di dolori pelvici e/o perdite di sangue, come anche previsto dalle ultime Linee Guida della SIEOG (Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica) redatte nel 2006, se eseguito da personale altamente qualificato è in grado di fornire informazioni di grandissima utilità. Un valido operatore per le profonde ripercussioni sul piano psicologico, deve vantare non solo una buona esperienza tecnica, ma anche, e soprattutto, di un'esperienza "umana", plasmata dal desiderio di comprendere e star vicino alla donna. Solo così sarà possibile fornire un’assistenza di alto livello.
Tecnicamente l’esame, da eseguire fino alla decima settimana preferibilmente per via transvaginale, consente di visualizzare non solo la presenza della camera gestazionale nella cavità uterina, ma anche quella dell’embrione. L'ecografia transvaginale non è nociva alla gravidanza! A partire dalla settima settimana di gravidanza, lo stesso esame permette di rilevare la presenza dell’attività cardiaca. Con gli apparecchi di ultimissima generazione, disponibili solo nei centri più all’avanguardia, si possono osservare anche le più piccole aree di disaccollamento subcoriale che, con l’ausilio della tecnica Power Doppler, possono essere con certezza distinte dai vasi del piatto placentare. E' quindi oramai diventato possibile definire il quadro con altissima precisione, presupposto questo essenziale ai fini della corretta gestione di queste situazioni.
Se gli esami effettuati confermano che i sintomi riguardano una minaccia d’aborto, il ginecologo, dopo aver formulato la corretta diagnosi, dovrà impostare un’adeguata terapia, consigliando solitamente il riposo a letto ed un supporto ormonale a base di progesterone o altri farmaci. In concomitanza è necessario parlare con la paziente, ascoltare le sue paure e fare di tutto per sciogliere l’ansia e le preoccupazioni che spesso affliggono queste future mamme.
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