Un anno di rapporti non protetti senza riuscire a rimanere incinta. Per chi ha più di 35 anni potrebbe essere il caso di sottoporsi agli esami che stimano la riserva ovarica. Esami relativamente nuovi e ancora poco diffusi che dicono in pratica quante possibilità e quanto tempo si ha a disposizone per concepire.
Ecco il punto di vista di Valeria Savasi, responsabile del Centro di riproduzione assistita dell'Ospedale Luigi Sacco di Milano
Parliamo di infertilità: dopo quanto tempo una coppia che cerca un figlio che non arriva deve iniziare ad affrontare il problema? Dopo un anno di rapporti, in media due volte la settimana, senza risultati è bene che sottoponga la cosa a uno specialista.
Lei parla di rapporti mirati (ovvero nei cosiddetti giorni fertili)? No, intendo rapporti non protetti, ma quando capita. In questo modo, nel 98% delle coppie in età fertile la donna resta incinta entro l'anno. In caso contrario, c'è qualcosa da approfondire.
Naturalmente poi tutto è rapportato all'età: se una donna ha 42 anni aspettare un anno non avrebbe alcun senso. Certo è che in linea generale non bisognerebbe aspettare i 40 anni per decidere di avere un figlio. Questa è una patologia dei giorni nostri. Ma va ricordato che la fertilità è mantenuta fino ai 35 anni, poi comincia a decadere, e dai 40-41 si assiste a una sua riduzione drastica.
Proprio per capire a che punto è la fertilità di una donna, si possono effettuare degli esami che fungono da termometro della cosiddetta riserva ovarica. Se ne sente parlare, ma trattandosi di test ancora relativamente nuovi molte si interrogano su cosa siano, e su cosa ci dicono. In particolare pensiamo all'AMH (ormone antimulleriano) e all'inibina B. Ce ne può parlare?
Si tratta di esami di secondo livello, ovvero sono successivi a quelli di primo livello, tra cui posso citare i dosaggi ormonali dell'Fsh, Lh e 17 beta estradiolo (esami del sangue), da effettuare tra il terzo e il quinto giorno del ciclo. L'AMH invece, su cui preferisco soffermarmi in quanto dimostratosi un marker più attendibile, può essere effettuato in qualunque giorno del ciclo di una donna. Un suo risultato basso, ci rivela che la riserva ovarica si sta assottigliando. In altre parole, se si cerca un figlio bisogna affrettarsi.
L'altro esame utile da fare, sempre di secondo livello, e che ha sostituito ultimamente l'inibina B, è la conta dei follicoli antrali. Si tratta di un'ecografia transvaginale, tra la terza e la quinta giornata del ciclo: sotto un certo numero, che va valutato anche in base all'età della donna, ci rivela che la sua riserva ovarica è scarsa. In genere gli esiti di questi due esami vanno incrociati e letti insieme, e generalmente sono concordanti.
Cosa può fare una donna quando si sente dire che la sua riserva ovarica è ridotta? Niente. Non c'è nulla che si possa fare per “ricaricarla”. Serve a valutare quante chance avrà ancora la donna per concepire, e a stimare più o meno quanto tempo si ha ancora a disposizione.
Quindi dopo una brutale “sentenza di condanna”, o un “semaforo giallo” che chance restano? Una donna potrebbe ipotizzare di congelare gli ovociti, ma questa è tutta un'altra storia. Oppure potrebbe più semplicemente optare per accelerare i tempi. Bisogna studiare la sua strada, caso per caso. Ma se la riserva ovarica è esaurita, la strada è chiusa.
Congelare gli ovociti? Ci spieghi meglio Una donna intorno ai 35 anni, single, ma con desiderio di maternità, e con esiti non brillanti potrebbe decidere di congelare i propri ovociti in attesa del momento giusto (sentimentalmente parlando) per utilizzarli.
Fonte http://www.nostrofiglio.it/concepimento/infertilita/a-che-punto-e-la-fertilita-di-una-donna-lo-dice-la-riserva-ovarica
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