I risultati sono frutto dello studio NUTRIMENTHE, finanziato dall'Unione Europea. I ricercatori hanno cercato di capire come il pesce media gli effetti e la variazione genetica sulle capacità mentali. I partner del progetto si sono occupati in particolare dei polimorfismi del gruppo di geni della desaturasi degli acidi grassi (FADS) che codifica la desaturasi degli enzimi delta-5 e delta-6 coinvolta nella sintesi degli acidi grassi omega-3 e omega-6.
Usando campioni di sangue prelevati da oltre 2 000 donne alla 20ª settimana di gestazione e dal cordone ombelicale alla nascita, i ricercatori hanno esaminato gli acidi grassi omega-3 e omega-6 e la genotipizzazione di 18 polimorfismi di FADS a singolo nucleotide. Il team ha somministrato acidi grassi omega-3 e omega-6 al bambino attraverso il trasferimento placentale per mezzo del cordone ombelicale. Il modo in cui i genotipi dei FADS della madre e del bambino influenzano i livelli di questi acidi grassi non era mai stato studiato prima. La dott.ssa Eva Lattka dell'Helmholtz Zentrum München - il Centro di ricerca tedesco di salute ambientale - e il suo team hanno scoperto che i polimorfismi del gruppo genetico dei FADS influenzano gli acidi grassi nelle donne durante la gravidanza. Secondo i ricercatori, la composizione degli acidi grassi nel sangue del cordone ombelicale ha bisogno di genotipi della madre e del bambino, pertanto i genotipi materni sono principalmente associati ai precursori degli omega-6 e i genotipi del bambino sono principalmente legati ai prodotti degli omega-6. Hanno anche scoperto che le quantità di DHA erano ugualmente associate ai genotipi della madre e del bambino. "Il contributo del feto alla sintesi degli acidi grassi omega-6 è più grande di quanto si pensasse, i livelli di DHA dipendono sia dal metabolismo della madre che da quello del bambino", spiega la dott.ssa Lattka. "Il DHA fornito dalla madre potrebbe essere molto importante".
La seconda ricerca sull'argomento è opera di un gruppo di nutrizionisti inglesi, secondo cui gli ormai celeberrimi Omega 3 eviterebbero problemi neurologici al bambino e avrebbero un effetto di prevenzione anche di alcuni disordini del comportamento, come l'ADHD. Secondo i dati, le donne in gravidanza mangiano in realtà una quantità limitata di pesce soprattutto per il timore di agenti inquinanti all'interno della carne, ma stando alle conclusioni degli esperti riuniti nella consueta conferenza della Royal Society of Medicine, il rapporto costi-benefici è a vantaggio di questi ultimi, come spiega Jack Winkler della London Metropolitan University: “ci sono evidenze scientifiche che nelle donne che mangiano più pesce di quanto consigliato non ci sono problemi di salute ma le performance cerebrali dei figli aumentano”.
Uno studio in particolare, presentato durante la conferenza, sottolinea il rischio di Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) conseguente a una dieta carente di acidi Omega 3. “Le future mamme che vogliono avere figli molto intelligenti non dovrebbero farsi mancare il pesce nella dieta durante la gravidanza”. Lo afferma anche la neuropsichiatria infantile Chiara Scarpa. A rischio sono soprattutto i bambini prematuri che alla nascita sono biochimicamente deficienti in acidi grassi Omega 3 a catena lunga (DHA in sigla) contenuti nel pesce. Il DHA è un importante componente delle membrane dei neuroni e si accumula rapidamente nel cervello e nella retina nell’ultima fase della gestazione e nei primi mesi dopo la nascita, pertanto l’ingestione materna di Omega 3 ha un effetto significativamente positivo sullo sviluppo neurologico e sulla funzione visiva del neonato.
Dal confronto di quantità di pesce mangiata da madri incinte con lo sviluppo del cervello dei loro bambini fino all’età di otto anni, è risultato che i figli delle donne che hanno mangiato più prodotti di mare di quelli consigliati dalle linee guida statunitensi hanno sviluppato capacità motorie più avanzate, migliori abilità comunicative e di socializzazione sin da piccoli e si sono distinti anche per avere comportamenti sociali positivi. All’età di otto anni, poi, hanno raggiunto un ottimo livello di comunicazione verbale.
Inoltre, i bambini alimentati con una dieta ricca in Omega 3 hanno performance scolastiche migliori rispetto ad altri alunni.
Fonte http://www.italiasalute.it/copertina.asp?Articolo_id=9482
La seconda ricerca sull'argomento è opera di un gruppo di nutrizionisti inglesi, secondo cui gli ormai celeberrimi Omega 3 eviterebbero problemi neurologici al bambino e avrebbero un effetto di prevenzione anche di alcuni disordini del comportamento, come l'ADHD. Secondo i dati, le donne in gravidanza mangiano in realtà una quantità limitata di pesce soprattutto per il timore di agenti inquinanti all'interno della carne, ma stando alle conclusioni degli esperti riuniti nella consueta conferenza della Royal Society of Medicine, il rapporto costi-benefici è a vantaggio di questi ultimi, come spiega Jack Winkler della London Metropolitan University: “ci sono evidenze scientifiche che nelle donne che mangiano più pesce di quanto consigliato non ci sono problemi di salute ma le performance cerebrali dei figli aumentano”.
Uno studio in particolare, presentato durante la conferenza, sottolinea il rischio di Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) conseguente a una dieta carente di acidi Omega 3. “Le future mamme che vogliono avere figli molto intelligenti non dovrebbero farsi mancare il pesce nella dieta durante la gravidanza”. Lo afferma anche la neuropsichiatria infantile Chiara Scarpa. A rischio sono soprattutto i bambini prematuri che alla nascita sono biochimicamente deficienti in acidi grassi Omega 3 a catena lunga (DHA in sigla) contenuti nel pesce. Il DHA è un importante componente delle membrane dei neuroni e si accumula rapidamente nel cervello e nella retina nell’ultima fase della gestazione e nei primi mesi dopo la nascita, pertanto l’ingestione materna di Omega 3 ha un effetto significativamente positivo sullo sviluppo neurologico e sulla funzione visiva del neonato.
Dal confronto di quantità di pesce mangiata da madri incinte con lo sviluppo del cervello dei loro bambini fino all’età di otto anni, è risultato che i figli delle donne che hanno mangiato più prodotti di mare di quelli consigliati dalle linee guida statunitensi hanno sviluppato capacità motorie più avanzate, migliori abilità comunicative e di socializzazione sin da piccoli e si sono distinti anche per avere comportamenti sociali positivi. All’età di otto anni, poi, hanno raggiunto un ottimo livello di comunicazione verbale.
Inoltre, i bambini alimentati con una dieta ricca in Omega 3 hanno performance scolastiche migliori rispetto ad altri alunni.
Fonte http://www.italiasalute.it/copertina.asp?Articolo_id=9482
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