Per fare chiarezza sulla depressione post partum, la SIGO – Società Italiana di Ginecologia, ha effettuato una campagna informativa diffondendo un opuscolo rivolto alle neomamme e a scopo preventivo alle future mamme. Ecco in forma riassuntiva i contenuti dell’opuscolo. Che cos’è la depressione post partum? Doveroso darne una definizione. Si tratta di una patologia che colpisce soprattutto dopo la prima gravidanza e può perdurare fino a 5/6 mesi dopo il parto. E’ caratterizzata da alcuni sintomi tra i quali: accentuata emotività, spossatezza, senso di inadeguatezza nel prendersi cura del bambino, ansia, disturbi di sonno e alimentazione, perdita di interessi, chiusura verso il mondo esterno, disinteresse verso il sesso, pensieri di morte e suicidio.
Non va confusa con la maternity blues (o baby blues) e la psicosi post partum. La maternity blues colpisce circa l’80% delle neo mamme. I sintomi sono simili a quelli della depressione post partum ma si presentano a “intermittenza” e scompaiono in pochi giorni. La psicosi post partum colpisce mediamente una donna ogni mille. I sintomi sono: pulsioni infanticide, allucinazioni, agitazione e disorganizzazione estrema.
Quali sono le cause riconosciute? Fattori biologici, psicologici e ambientali predispongono alla sua comparsa: episodi pregressi di depressione, eventi traumatici o luttuosi recenti, conflitti con il partner, isolamento sociale, problemi economici, disturbi tiroidei, giovane età (nelle adolescenti il rischio aumenta dal 15 al 32%), essere una ragazza madre, sradicamento dalla propria famiglia, abuso di sostanze, insonnia. All’insorgere dei primi sintomi, anche lievi, bisogna rivolgersi tempestivamente al proprio medico il quale prescriverà la terapia più opportuna per affrontare il problema.
Cosa succede se non si interviene o si interviene troppo tardi? Se curata tardi, il rischio di un recupero solo parziale è elevato. Se trattata adeguatamente, regredisce e scompare completamente. Che cosa si può fare? Per le forme più lievi sono adatti trattamenti di tipo psicologico, per quelle più gravi oltre ad essere valutabile un aiuto farmacologico, è indicato un trattamento psicoterapico. Il proprio medico di fiducia o il ginecologico indicheranno la soluzione più adatta al proprio caso.
Ecco una serie di consigli pratici per chi si sente in difficoltà.
– PARLARNE – confrontarsi con gli altri aiuta notevolmente
– FARSI AIUTARE – permettere agli altri di aiutarci sia in casa che con il bambino
– RICAVARE PROPRI SPAZI – è importante trovare piccoli momenti per sé
– FARE ATTIVITÁ FISICA – aumenta il proprio benessere
– MANGIARE E BERE SANO – limitare caffeina, alcol, grassi e zuccheri.
– TENERE UN DIARIO – scrivere le proprie sensazioni per “scaricarsi”
– PORSI UN OBIETTIVO AL GIORNO – non farsi sopraffare dalle nuove responsabilità, affrontare serenamente le difficoltà
– CERCARE DI MANTENERE IL CONTATTO CON IL BAMBINO – prendere spesso in braccio il bambino, guardarlo negli occhi e parlargli dolcemente.
Soprattutto, aggiungiamo noi, è importante non sentirsi sbagliate o “cattive madri” il percorso della maternità per tutte le madri è fatto di luci ed ombre. Affrontare le difficoltà e superarle è il primo passo per costruire la propria identità di madre e costituisce un importante traguardo per la crescita personale, arricchendo il legame con il proprio bambino.
Fonte SIGO – Come prevenire e affrontare la depressione post partum PDF
Non va confusa con la maternity blues (o baby blues) e la psicosi post partum. La maternity blues colpisce circa l’80% delle neo mamme. I sintomi sono simili a quelli della depressione post partum ma si presentano a “intermittenza” e scompaiono in pochi giorni. La psicosi post partum colpisce mediamente una donna ogni mille. I sintomi sono: pulsioni infanticide, allucinazioni, agitazione e disorganizzazione estrema.
Quali sono le cause riconosciute? Fattori biologici, psicologici e ambientali predispongono alla sua comparsa: episodi pregressi di depressione, eventi traumatici o luttuosi recenti, conflitti con il partner, isolamento sociale, problemi economici, disturbi tiroidei, giovane età (nelle adolescenti il rischio aumenta dal 15 al 32%), essere una ragazza madre, sradicamento dalla propria famiglia, abuso di sostanze, insonnia. All’insorgere dei primi sintomi, anche lievi, bisogna rivolgersi tempestivamente al proprio medico il quale prescriverà la terapia più opportuna per affrontare il problema.
Cosa succede se non si interviene o si interviene troppo tardi? Se curata tardi, il rischio di un recupero solo parziale è elevato. Se trattata adeguatamente, regredisce e scompare completamente. Che cosa si può fare? Per le forme più lievi sono adatti trattamenti di tipo psicologico, per quelle più gravi oltre ad essere valutabile un aiuto farmacologico, è indicato un trattamento psicoterapico. Il proprio medico di fiducia o il ginecologico indicheranno la soluzione più adatta al proprio caso.
Ecco una serie di consigli pratici per chi si sente in difficoltà.
– PARLARNE – confrontarsi con gli altri aiuta notevolmente
– FARSI AIUTARE – permettere agli altri di aiutarci sia in casa che con il bambino
– RICAVARE PROPRI SPAZI – è importante trovare piccoli momenti per sé
– FARE ATTIVITÁ FISICA – aumenta il proprio benessere
– MANGIARE E BERE SANO – limitare caffeina, alcol, grassi e zuccheri.
– TENERE UN DIARIO – scrivere le proprie sensazioni per “scaricarsi”
– PORSI UN OBIETTIVO AL GIORNO – non farsi sopraffare dalle nuove responsabilità, affrontare serenamente le difficoltà
– CERCARE DI MANTENERE IL CONTATTO CON IL BAMBINO – prendere spesso in braccio il bambino, guardarlo negli occhi e parlargli dolcemente.
Soprattutto, aggiungiamo noi, è importante non sentirsi sbagliate o “cattive madri” il percorso della maternità per tutte le madri è fatto di luci ed ombre. Affrontare le difficoltà e superarle è il primo passo per costruire la propria identità di madre e costituisce un importante traguardo per la crescita personale, arricchendo il legame con il proprio bambino.
Fonte SIGO – Come prevenire e affrontare la depressione post partum PDF
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