Le donne italiane si riproducono più tardi di quasi tutte le altre donne europee. Si sposano in media a 28 anni, partoriscono il primo figlio a 30 (un anno in più rispetto alla media europea), e hanno meno figli delle altre europee (1.22 contro 1.44). Le ragioni che spingono le coppie a non avere figli sono ben note.
La scelta di procreare deve essere una scelta autonoma e non un obbligo sociale, ma le difficoltà lavorative che non consentono alla coppia una ragionevole sicurezza economica, il tempo da dedicare allo studio e alle realizzazione delle ambizioni professionali, le difficoltà di rapporti affettivi duraturi e la conseguente scelta del partner “giusto”, spesso richiedono molto tempo. Così, purtroppo, quando si ritiene di poter finalmente avere un figlio spesso è tardi.
Molte persone, soprattutto tra i giovani, che non hanno ancora preso in considerazione la possibilità di generare un figlio, hanno una scarsa conoscenza sulle tematiche della Fertilità e della Prevenzione di problemi riproduttivi. Si tende a pensare che “certi problemi” non li riguardino direttamente. Sarebbe importante da parte del personale sanitario e maggiormente da parte dei sistemi di comunicazione di massa un’opera capillare di sensibilizzazione su queste tematiche attraverso un’informazione corretta e di facile comprensione.
Principi ed influenze culturali, morali e religiose sono alla base delle leggi, molto diverse tra loro, che regolano le Tecniche di PMA nei vari paesi. Una visione di parte, fortemente influenzata da principi religiosi, nei confronti della riproduzione della coppia, ha portato ad una legge di regolamentazione in materia riproduttiva (legge 40 del 2004) fortemente punitiva nei confronti della donna ed in generale nei confronti dell’autodeterminazione dei cittadini, che ha complicato ancora di più una già difficile situazione. Una legge dettata da motivi ideologici, che ha costretto le coppie che sono state trattate con tecniche di PMA, ad avere possibilità di successo inferiori rispetto a chi si rivolgeva a centri esteri. Il divieto di diagnosi pre-impianto e di ricorso all’utilizzo di donatori di seme o di donatrici di ovuli, ha costretto migliaia di coppie al cosi detto “turismo riproduttivo”, un pellegrinaggio in Europa e nel Mondo costato enormi sacrifici economici e sociali.
Fortunatamente una serie di sentenze giuridiche ha via via eliminato tutti quegli articoli di legge fortemente discriminatori ed ha ripristinato uno stato di diritto che consente finalmente alle coppie italiane di avere, senza doversi rivolgere a centri esteri, le stesse possibilità riproduttive di quelle di ogni altra persona che esegua nel mondo una tecnica di PMA.
In particolare dopo la sentenza della la Corte Costituzionale 162/2014 dello scorso 9 aprile, che ha dichiarato illegittimo ed incostituzionale l’articolo della legge 40, che vietava il ricorso ad un donatore di ovociti o di liquido seminale, esterno alla coppia, nei casi di infertilità, è l’ha di fatto abrogato, i centri italiani di PMA offrono l’assistenza alla coppia nei programmi di ovodonazione e di donazione di seme. Tali tecniche sono eseguibili sin d’ora in ITALIA, con la totale garanzia di controllo genetico, infettivologico e delle abitudini di vita dei donatori utilizzati.
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