Il primo è stato pubblicato su American Journal of Obstetrics and Gynecology ed è stato condotto su modelli sperimentali. Tuttavia, fanno sapere gli autori, i risultati potrebbero avere rilevanti implicazioni per l’uomo a causa dell’ampio uso che l’industria alimentare fa di questa sostanza. I ricercatori hanno somministrato una bevanda con il 10% di fruttosio (una quantità paragonabile a quella dei soft drink); hanno poi visto che nella prole – rispetto a modelli sperimentali nutriti solo con acqua, a parità di regime alimentare – aumentava il rischio di sviluppare in età adulta obesità, ipertensione e disfunzioni metaboliche, noti fattori di rischio cardiovascolare.
Gli indicatori di questo maggior rischio erano la presenza di più grasso addominale e nel fegato, la glicemia e la resistenza all’insulina e una minore concentrazione di leptina, ormone prodotto dalle cellule adipose che aiuta a controllare il senso di sazietà.
Alto consumo di fruttosio associato a disordini del metabolismo, soprattutto in gravidanza
Il secondo studio è stato pubblicato invece su Scientific Reports ed è stato condotti sia su modelli sperimentali che su un piccolo gruppo di donne incinte. La conclusione è che una dieta ad alto contenuto di fruttosiopotrebbe causare difetti nella placenta e rallentare la crescita del feto, mettendo potenzialmente a rischio la salute del bambino. In entrambi i casi è stata rilevata una correlazione fra alto consumo di fruttosio e livelli di acido urico nella placenta.
Il fruttosio viene dissolto dalle cellule del fegato che lo convertono in trigliceridi, con un aumento dei livelli di acido urico, un prodotto di scarto del metabolismo presente nelle urine. Troppo acido urico è un fattore di rischio di diabete di tipo 2 e obesità. Anche la salute della mamma può risentirne, concludono i ricercatori: alti livelli di acido urico e di grasso sono fonti di rischio di complicanze come la preeclampsia e il diabete gravidico.
«L’apporto di fruttosio è aumentato progressivamente dagli anni 70», ricorda la dottoressa Annamaria Baggiani, responsabile del Servizio di Infertilità Femminile e Procreazione Medicalmente Assistita di Humanitas Fertility Center. «Studi clinici effettuati sia sull’uomo che su modelli sperimentali dimostrano che l’eccessivo apporto di fruttosio con la dieta può essere associato a diversi disordini metabolici, in particolare se assunto in gravidanza».
É bene contenere l’apporto di fruttosio in gravidanza?
«Sebbene non esistano specifiche raccomandazioni per la gravidanza, l’apporto di zuccheri in tutte le forme dovrebbe essere limitato, con il consiglio di seguire un’alimentazione sana ricca di frutta fresca (che contiene antiossidanti e fibre alimentari), ma povera, anzi, poverissima, di zuccheri raffinati di qualunque natura, inclusi quelli occulti addizionati negli alimenti. Le linee guida dell’American Heart Association consigliano di non superare le 100 calorie al giorno di zuccheri in generale. In particolare l’apporto di zuccheri non dovrebbe superare il 5% delle calorie totali della dieta, che corrisponderebbero al 2.5% nel caso del fruttosio», conclude la dottoressa.
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