Durante la gravidanza, il corpo aumenta la propria resistenza all’insulina, l’ormone che provvede a regolare i livelli di glucosio nel sangue.
I valori di glicemia della futura mamma tendono di conseguenza a salire. Il fenomeno ha un nome, insulinoresistenza, e rappresenta un adattamento evolutivo comune alla massima parte dei mammiferi.
L’insulinoresistenza delle donne incinte aumenta, infatti, per assicurare al feto una sufficiente quantità di sostanze nutritive.
Questa situazione, assolutamente naturale, può tuttavia crescere e perdurare nel tempo, raggiungendo valori ancora più elevati di glicemia. Dal quarto mese di gravidanza in poi, infatti, il feto richiede una quantità crescente di sostanze nutritive.
Se i valori glicemici, a quel punto, sono tali da formulare una diagnosi di diabete mellito, si parla più correttamente di diabete gestazionale.
Si tratta di una condizione patologica che può venire affrontata con una certa semplicità e con opportuni accorgimenti ma che, in condizioni particolari, può mettere a repentaglio la salute della madre e dello stesso feto.
Una forte insulinoresistenza e la conseguente crescita della glicemia, induce i sanitari a formulare la diagnosi di diabete gestazionale, la patologia insorge nelle pazienti che mai hanno mostrato valori tali da indurre i medici a definirle diabetiche.
Non solo, il diabete gestazionale scompare al termine della gravidanza.
È per questo motivo che un organismo di primaria importanza quale “l’International diabetes and pregnancy study groups” suggerisce la massima prudenza nella formulazione della diagnosi.
Occorrono almeno due esami del sangue e altrettante visite, per poter affermare che una donna in dolce attesa sia colpita da diabete gestazionale.
Qualche numero, prima di soffermarci sui trattamenti.
Negli Usa, il 7% delle donne incinte sviluppa il diabete in gravidanza ma solo un terzo sviluppa il diabete mellito a distanza di 10 – 20 anni dalla gravidanza. In certi casi, la percentuale raggiunge e supera il 60%, in base a diversi fattori, tra i quali quelli ereditari e quelli più in generale etnici.
È bene cercare di prevenire un’eccessiva insulinoresistenza e il diabete gestazionale.
Smettere di fumare può sicuramente aiutare così come è consigliato un costante esercizio fisico.
Il diabete gestazionale è, d’altra parte, favorito da una dieta disordinata e da uno stile di vita frenetico, tipico dell’epoca attuale. L’assunzione di carboidrati in eccesso (pane, pasta) e un numero insufficiente di ore di sonno rappresentano altri fattori di rischio.
A tal proposito, può essere utile consultare la risposta del dottor Robb Wolf, noto esperto di alimentazione e già ricercatore di biochimica, a una domanda sull’insulinoresistenza e il diabete gestazionale.
Fonti
– Gestational Diabetes: What constitutes low blood sugar?
– Fisiopatologia del metabolismo glucidico in gravidanza – Dr.ssa Rita Cavani
I valori di glicemia della futura mamma tendono di conseguenza a salire. Il fenomeno ha un nome, insulinoresistenza, e rappresenta un adattamento evolutivo comune alla massima parte dei mammiferi.
L’insulinoresistenza delle donne incinte aumenta, infatti, per assicurare al feto una sufficiente quantità di sostanze nutritive.
Questa situazione, assolutamente naturale, può tuttavia crescere e perdurare nel tempo, raggiungendo valori ancora più elevati di glicemia. Dal quarto mese di gravidanza in poi, infatti, il feto richiede una quantità crescente di sostanze nutritive.
Se i valori glicemici, a quel punto, sono tali da formulare una diagnosi di diabete mellito, si parla più correttamente di diabete gestazionale.
Si tratta di una condizione patologica che può venire affrontata con una certa semplicità e con opportuni accorgimenti ma che, in condizioni particolari, può mettere a repentaglio la salute della madre e dello stesso feto.
Una forte insulinoresistenza e la conseguente crescita della glicemia, induce i sanitari a formulare la diagnosi di diabete gestazionale, la patologia insorge nelle pazienti che mai hanno mostrato valori tali da indurre i medici a definirle diabetiche.
Non solo, il diabete gestazionale scompare al termine della gravidanza.
È per questo motivo che un organismo di primaria importanza quale “l’International diabetes and pregnancy study groups” suggerisce la massima prudenza nella formulazione della diagnosi.
Occorrono almeno due esami del sangue e altrettante visite, per poter affermare che una donna in dolce attesa sia colpita da diabete gestazionale.
Qualche numero, prima di soffermarci sui trattamenti.
Negli Usa, il 7% delle donne incinte sviluppa il diabete in gravidanza ma solo un terzo sviluppa il diabete mellito a distanza di 10 – 20 anni dalla gravidanza. In certi casi, la percentuale raggiunge e supera il 60%, in base a diversi fattori, tra i quali quelli ereditari e quelli più in generale etnici.
È bene cercare di prevenire un’eccessiva insulinoresistenza e il diabete gestazionale.
Smettere di fumare può sicuramente aiutare così come è consigliato un costante esercizio fisico.
Il diabete gestazionale è, d’altra parte, favorito da una dieta disordinata e da uno stile di vita frenetico, tipico dell’epoca attuale. L’assunzione di carboidrati in eccesso (pane, pasta) e un numero insufficiente di ore di sonno rappresentano altri fattori di rischio.
A tal proposito, può essere utile consultare la risposta del dottor Robb Wolf, noto esperto di alimentazione e già ricercatore di biochimica, a una domanda sull’insulinoresistenza e il diabete gestazionale.
Fonti
– Gestational Diabetes: What constitutes low blood sugar?
– Fisiopatologia del metabolismo glucidico in gravidanza – Dr.ssa Rita Cavani
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