Buone, gustose, una tira l’altra. Le castagne sono tra le delizie di stagione: l’autunno racchiuso in un frutto. Ma ci sono controindicazioni al loro consumo in gravidanza? Ne abbiamo parlato con Giorgio Donegani, esperto di nutrizione e tecnologo alimentare, e Stefania Piloni, ginecologa del centro Ginecea di Milano.
Altissimo contenuto di amido e fibre a volontà
Quanto a composizione, le castagne sono sorprendenti: somigliano più al pane e alla pasta che alla frutta secca. “Hanno un altissimo contenuto di amido, sostanza che fornisce combustibile ai nostri muscoli. Rispetto a prodotti come noci, mandorle o nocciole, inoltre, hanno un limitato contenuto di sostanze grasse. Un etto di castagne dà quasi 42 grammi di carboidrati e soltanto 2,4 g di grassi”.
Occorre tenere ben presente questa particolarità, dunque, in caso di diabete gestazionale. “Le donne in gravidanza con problemi di controllo della glicemia devono limitarne il consumo. E cercare di distanziarlo dai pasti principali, che causano ovviamente un carico glicemico importante. La castagna va considerata nella “quota” di carboidrati del giorno, senza cadere nell’errore di considerarla un frutto”, avverte la ginecologa. Meglio dunque utilizzarla come spuntino spezzafame.
“Per lo stesso motivo, le castagne sono sconsigliate in caso di problemi di obesità. E da consumare con grande parsimonia se c’è la necessità di contenere l’aumento ponderale in gravidanza”, aggiunge la ginecologa. Le calorie, in effetti, non mancano: 1 etto – 6 frutti grandi sbucciati, più o meno – ne contiene circa 165.
La buona notizia è però che questa “bomba di amido” è compensata da un ottimo contenuto di fibra. Ben 5 grammi in un etto. “Questo la rende adatta a chi ha problemi di stitichezza, frequenti in gravidanza. E aiuta, in parte, a contenere i picchi glicemici innescati dagli zuccheri”, spiega Donegani. “Sempre l’alto contenuto di fibre, fa sì che le castagne ostacolino l’assorbimento dei grassi e del colesterolo, aiutando a tenere sotto controllo trigliceridi e ipercolesterolemia”, aggiunge.
Nota dolente, la digeribilità
Le castagne possono dare qualche problema di digeribilità. “Per questo è importante consumarle ben cotte e masticarle bene. Così la fibra che contengono, molto dura, può arrivare nel nostro stomaco già ‘lavorata’, facilitando il compito agli enzimi digestivi”, suggerisce Donegani. Inoltre, meglio consumarle bollite, perché quando vengono arrostite restano più dure e con una cottura meno uniforme.
Attenzione anche al gonfiore fastidioso che, spesso, si accompagna al consumo di castagne. “Tendono a fermentare nell’organismo. Meglio tenerne conto se si soffre di colon irritabile, ad esempio”, avverte l’esperto di nutrizione.
Castagne antimalinconia
La castagna se la cava, invece, egregiamente su un altro fronte: “Le castagne sono molto ricche di vitamina PP e vitamine del gruppo B. Per questo sono un valido equilibratore del sistema nervoso, perché vanno ad agire su quei meccanismi che regolano il rendimento energetico e stimolano la funzionalità dei nostri organi e, quindi, anche del cervello”, spiega Donegani. Complice il gusto che certo sa essere appagante, sono, insomma, un ottimo “scaccia tristezza”. E possono essere un aiuto per combattere gli sbalzi d’umore che spesso si presentano durante la gravidanza.
Sali minerali: promosse
Altra virtù, non da poco, delle castagne è il contenuto di sali minerali, che le rende buone alleate nel combattere l’anemia, l’ipertensione e l’osteoporosi. “Sono ricche di ferro, calcio, fosforo, ma soprattutto di potassio. Ne contengono addirittura più delle banane e questo le rende utili per un problema tipico della gravidanza: i crampi”. Per farsi un’idea, pensiamo che in un etto di castagne fresche troviamo 400 mg di potassio.
“Al di là degli effetti di ogni singolo minerale è anche l’insieme del loro mix a fare di questo frutto un vero e proprio antidoto “antifatica”, indicatissimo per combattere la stanchezza, che in gravidanza può farsi sentire più del solito”, spiega Donegani.
Come si scelgono
Le castagne sono una garanzia di purezza, perché crescono in modo spontaneo, senza bisogno di pesticidi o concimi. Nell’Italia rurale di qualche decennio fa erano considerate un alimento prezioso al pari del grano. “Oggi invece si stima che il 60% della produzione non venga neppure raccolto e hanno un prezzo piuttosto alto”, racconta l’esperto.
È importante però saperle scegliere: “La castagna deve presentarsi integra e soda. La buccia deve essere intatta, senza buchini che rimandano alla presenza di parassiti. Il colore deve essere brillante e uniforme, senza macchie scure o parti di colore verde”, spiega l’esperto. Per testare la qualità prima della cottura, c’è un sistema antico. “Basta immergerle nell’acqua per 1-2 ore: quelle che tornano a galla non sono buone”.
Buone a lungo
C’è anche un trucco per allungare la conservazione. “Quando sono ancora sane, si immergono in acqua fredda per 3-4 giorni poi si asciugano ben distese su vassoi e si ripongono in un luogo arieggiato e fresco”. Fatto questo, le castagne si possono anche tenere in frigorifero fino a un mese e mezzo circa, senza alcun bisogno di inciderle.
“La permanenza in acqua provoca una modificazione dell’amido superficiale che gelatinizza e protegge le castagne dalla disidratazione, rendendole anche più resistenti all’attacco degli agenti d’alterazione”, spiega l’esperto. “Altrimenti possiamo congelarle, avendo prima l’accortezza di lavarle con la buccia, asciugarle e inciderle con un taglietto”, aggiunge.
Le varietà
L’Italia è ricchissima di castagne, dalle Alpi agli Appennini meridionali, e molte si sono aggiudicate i marchi europei DOP (denominazione d’origine protetta) o IGP (indicazione geografica protetta). “C’è solo l’imbarazzo della scelta: dalla Castagna di Montella IGP, a quelle di Cuneo e del Monte Amiata, sempre IGP, fino alla Castagna di Vallerano DOP. Per arrivare poi ai Marroni IGP della Val di Susa, del Mugello, di Castel del Rio, di Roccadaspide, del Monfenera e a quelli DOP di Caprese Michelangelo, di Combai e di San Zeno”, elenca Donegani.
I marroni sono una varietà più grande, dolce e gustosa, proveniente da alberi che, a differenza dei castagni “selvaggi” sono coltivati e hanno subito, nel tempo, innesti migliorativi.
Come si preparano
“Le caldarroste, ovvero le castagne arrostite sul fuoco, sono un must dell’autunno”, racconta Donegani.
“Ma le castagne sono ottime anche in forno (le cosiddette “castagne del prete”) oppure bollite (note come “ballotte”). Da provare anche come base per contorni o condimenti, anche con abbinamenti inusuali con le carni bianche, ad esempio. Non dimentichiamo poi il castagnaccio, dolce tipico dell’Italia rurale fatto con farine di castagne”.
Sempre a proposito di dessert, meritano una menzione i marrons glacés: “In questo caso si tratta una preparazione pasticciera, a base di marroni sciroppati e poi glassati con lo zucchero: è facile intuire che, per quanto deliziosi, siano veramente ‘una bomba’ di zuccheri”.
Fonte https://www.dolceattesa.com/gravidanza/castagne-con-il-pancione/
Altissimo contenuto di amido e fibre a volontà
Quanto a composizione, le castagne sono sorprendenti: somigliano più al pane e alla pasta che alla frutta secca. “Hanno un altissimo contenuto di amido, sostanza che fornisce combustibile ai nostri muscoli. Rispetto a prodotti come noci, mandorle o nocciole, inoltre, hanno un limitato contenuto di sostanze grasse. Un etto di castagne dà quasi 42 grammi di carboidrati e soltanto 2,4 g di grassi”.
Occorre tenere ben presente questa particolarità, dunque, in caso di diabete gestazionale. “Le donne in gravidanza con problemi di controllo della glicemia devono limitarne il consumo. E cercare di distanziarlo dai pasti principali, che causano ovviamente un carico glicemico importante. La castagna va considerata nella “quota” di carboidrati del giorno, senza cadere nell’errore di considerarla un frutto”, avverte la ginecologa. Meglio dunque utilizzarla come spuntino spezzafame.
“Per lo stesso motivo, le castagne sono sconsigliate in caso di problemi di obesità. E da consumare con grande parsimonia se c’è la necessità di contenere l’aumento ponderale in gravidanza”, aggiunge la ginecologa. Le calorie, in effetti, non mancano: 1 etto – 6 frutti grandi sbucciati, più o meno – ne contiene circa 165.
La buona notizia è però che questa “bomba di amido” è compensata da un ottimo contenuto di fibra. Ben 5 grammi in un etto. “Questo la rende adatta a chi ha problemi di stitichezza, frequenti in gravidanza. E aiuta, in parte, a contenere i picchi glicemici innescati dagli zuccheri”, spiega Donegani. “Sempre l’alto contenuto di fibre, fa sì che le castagne ostacolino l’assorbimento dei grassi e del colesterolo, aiutando a tenere sotto controllo trigliceridi e ipercolesterolemia”, aggiunge.
Nota dolente, la digeribilità
Le castagne possono dare qualche problema di digeribilità. “Per questo è importante consumarle ben cotte e masticarle bene. Così la fibra che contengono, molto dura, può arrivare nel nostro stomaco già ‘lavorata’, facilitando il compito agli enzimi digestivi”, suggerisce Donegani. Inoltre, meglio consumarle bollite, perché quando vengono arrostite restano più dure e con una cottura meno uniforme.
Attenzione anche al gonfiore fastidioso che, spesso, si accompagna al consumo di castagne. “Tendono a fermentare nell’organismo. Meglio tenerne conto se si soffre di colon irritabile, ad esempio”, avverte l’esperto di nutrizione.
Castagne antimalinconia
La castagna se la cava, invece, egregiamente su un altro fronte: “Le castagne sono molto ricche di vitamina PP e vitamine del gruppo B. Per questo sono un valido equilibratore del sistema nervoso, perché vanno ad agire su quei meccanismi che regolano il rendimento energetico e stimolano la funzionalità dei nostri organi e, quindi, anche del cervello”, spiega Donegani. Complice il gusto che certo sa essere appagante, sono, insomma, un ottimo “scaccia tristezza”. E possono essere un aiuto per combattere gli sbalzi d’umore che spesso si presentano durante la gravidanza.
Sali minerali: promosse
Altra virtù, non da poco, delle castagne è il contenuto di sali minerali, che le rende buone alleate nel combattere l’anemia, l’ipertensione e l’osteoporosi. “Sono ricche di ferro, calcio, fosforo, ma soprattutto di potassio. Ne contengono addirittura più delle banane e questo le rende utili per un problema tipico della gravidanza: i crampi”. Per farsi un’idea, pensiamo che in un etto di castagne fresche troviamo 400 mg di potassio.
“Al di là degli effetti di ogni singolo minerale è anche l’insieme del loro mix a fare di questo frutto un vero e proprio antidoto “antifatica”, indicatissimo per combattere la stanchezza, che in gravidanza può farsi sentire più del solito”, spiega Donegani.
Come si scelgono
Le castagne sono una garanzia di purezza, perché crescono in modo spontaneo, senza bisogno di pesticidi o concimi. Nell’Italia rurale di qualche decennio fa erano considerate un alimento prezioso al pari del grano. “Oggi invece si stima che il 60% della produzione non venga neppure raccolto e hanno un prezzo piuttosto alto”, racconta l’esperto.
È importante però saperle scegliere: “La castagna deve presentarsi integra e soda. La buccia deve essere intatta, senza buchini che rimandano alla presenza di parassiti. Il colore deve essere brillante e uniforme, senza macchie scure o parti di colore verde”, spiega l’esperto. Per testare la qualità prima della cottura, c’è un sistema antico. “Basta immergerle nell’acqua per 1-2 ore: quelle che tornano a galla non sono buone”.
Buone a lungo
C’è anche un trucco per allungare la conservazione. “Quando sono ancora sane, si immergono in acqua fredda per 3-4 giorni poi si asciugano ben distese su vassoi e si ripongono in un luogo arieggiato e fresco”. Fatto questo, le castagne si possono anche tenere in frigorifero fino a un mese e mezzo circa, senza alcun bisogno di inciderle.
“La permanenza in acqua provoca una modificazione dell’amido superficiale che gelatinizza e protegge le castagne dalla disidratazione, rendendole anche più resistenti all’attacco degli agenti d’alterazione”, spiega l’esperto. “Altrimenti possiamo congelarle, avendo prima l’accortezza di lavarle con la buccia, asciugarle e inciderle con un taglietto”, aggiunge.
Le varietà
L’Italia è ricchissima di castagne, dalle Alpi agli Appennini meridionali, e molte si sono aggiudicate i marchi europei DOP (denominazione d’origine protetta) o IGP (indicazione geografica protetta). “C’è solo l’imbarazzo della scelta: dalla Castagna di Montella IGP, a quelle di Cuneo e del Monte Amiata, sempre IGP, fino alla Castagna di Vallerano DOP. Per arrivare poi ai Marroni IGP della Val di Susa, del Mugello, di Castel del Rio, di Roccadaspide, del Monfenera e a quelli DOP di Caprese Michelangelo, di Combai e di San Zeno”, elenca Donegani.
I marroni sono una varietà più grande, dolce e gustosa, proveniente da alberi che, a differenza dei castagni “selvaggi” sono coltivati e hanno subito, nel tempo, innesti migliorativi.
Come si preparano
“Le caldarroste, ovvero le castagne arrostite sul fuoco, sono un must dell’autunno”, racconta Donegani.
“Ma le castagne sono ottime anche in forno (le cosiddette “castagne del prete”) oppure bollite (note come “ballotte”). Da provare anche come base per contorni o condimenti, anche con abbinamenti inusuali con le carni bianche, ad esempio. Non dimentichiamo poi il castagnaccio, dolce tipico dell’Italia rurale fatto con farine di castagne”.
Sempre a proposito di dessert, meritano una menzione i marrons glacés: “In questo caso si tratta una preparazione pasticciera, a base di marroni sciroppati e poi glassati con lo zucchero: è facile intuire che, per quanto deliziosi, siano veramente ‘una bomba’ di zuccheri”.
Fonte https://www.dolceattesa.com/gravidanza/castagne-con-il-pancione/
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