martedì 6 dicembre 2016

Ansia da concepimento: come vivere serenamente la ricerca di un bebè?

         Ancora una volta il test di gravidanza è negativo! Sono passati diversi mesi da quando hai deciso di provare a diventare mamma e non nascondi la delusione di fronte al responso dello stick. Improvvisamente ti sembra di veder spuntare pancioni da tutte le parti. “Sono forse l’unica a non riuscire a restare incinta?”, ti chiedi. C’è un dato che forse può aiutare a vedere le cose in maniera diversa: 4 donne su 10, intorno ai 32 anni, vanno in ansia se non riescono a concepire anche solo dopo un paio di mesi di tentativi. Praticamente tutte, poi, hanno la stessa preoccupazione dopo 5 o 6 mesi. Questa ansia da concepimento riguarda oggi molte più donne rispetto al passato: oggi, infatti, prima di pianificare una gravidanza, le ragazze pensano a completare gli studi, a individuare il lavoro giusto e a trovare il partner ideale. Ora che hanno realizzato tutto questo, in genere, è molto tardi. Preoccuparsi eccessivamente se la gravidanza non si avvia, però, può essere controproducente. Come vivere, quindi, la ricerca di un bebè il più serenamente possibile? Lo abbiamo chiesto a Roberta Giommi, psicologa e psicoterapeuta, direttore dell’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze.

Ansia da concepimento: come vivere serenamente la ricerca di un bebè?         Ansia da concepimento e stress possono provocare una sorta di “infertilità apparente”?

         “Lo stress, in alcuni casi, può determinare una sterilità psicosomatica, come dimostrano le gravidanze che si instaurano quando, dopo vari tentativi, la coppia abbandona l’idea di fare figli oppure sceglie la strada dell’adozione”, spiega Roberta Giommi. “È come se si originasse un blocco che in qualche modo impedisse l’avvio della gestazione. Prima di arrivare a una interpretazione di questo tipo, però, bisogna escludere che vi siano condizioni biologiche maschili o femminili che ostacolano il concepimento”.

         Come vivere la ricerca al meglio se si è avanti con l’età?

         “L’orologio biologico è diventato oggi un segnale ansiogeno di qualcosa che non abbiamo fatto e che potremmo rischiare di non fare più e questo provoca inquietudine e paura”, spiega Roberta Giommi, che ci parla dell’ansia da concepimento. “Che la fertilità diminuisca e che diventi più difficile avviare la gravidanza dopo i 35 anni è una realtà. D’altra parte, occorre riflettere sul fatto che ci sono state motivazioni personali o di coppia che hanno impedito di pensare a un figlio prima. Se il momento giusto è arrivato, è importante viverlo come una nuova scelta da gustare e non come un problema da affrontare con fatica e frustrazione”, continua l’esperta. “Intanto, i primi 4 mesi di tentativi sono considerati, in genere, il tempo di prova minimo, per cui non ha senso preoccuparsi. Già in questa fase, invece, molte donne vivono l’arrivo delle mestruazioni con grande delusione, una delusione che aumenta con il passare dei mesi. Trascorsi sei mesi – un anno (in base anche all’età degli aspiranti genitori), se il bambino non arriva è sicuramente consigliabile fare almeno gli esami di base per capire se qualcosa non va. Il suggerimento, intanto, è di aumentare la frequenza dei rapporti, di migliorare le modalità di incontro e di non trascurare la propria vita e i propri interessi. Bisogna cercare di distrarsi, con la consapevolezza che stress e ansia lavorano contro il risultato desiderato”.

         È importante divertirsi e cercare di godere del rapporto di coppia?

         “Che la coppia funzioni è fondamentale. Oggi registriamo troppe separazioni con figli piccoli che dimostrano come spesso ci si ponga un obiettivo superiore alle proprie forze”, dice la psicologa. “Se la coppia è in crisi, i problemi non si risolvono mettendo al mondo un figlio. Meglio cercare di comprendere i motivi del conflitto e sforzarsi di creare un confronto costruttivo, puntando a una migliore comunicazione emotiva e a una maggiore condivisione dei progetti”.

         Può essere utile concentrarsi su qualcos’altro?

         “Se il pensiero del bambino che non arriva diventa un chiodo fisso, è importante cercare di distrarsi”, dice Roberta Giommi. “Si può, ad esempio, provare a realizzare un ‘sogno nel cassetto’: organizzare un viaggio desiderato da tempo, imparare una lingua, fare un corso di teatro e così viae. Dedicandosi ad altro, si evita di rimanere ‘incatenati’ alle proprie paure e si aumentano le probabilità che la gravidanza si verifichi”. Anche questo serve a combattere l’ansia da concepimento.

         Come rispondere ai famigliari che alludono spesso all’arrivo del bambino?

         “Capita che i genitori, o i fratelli e le sorelle che hanno già avuto figli, gli amici e i vicini di casa facciano pressione sulla coppia riguardo alla scelta di avere figli. Si può rispondere loro, ad esempio, che la volontà è certamente quella, ma c’è bisogno di ancora un po’ di tempo. Può succedere, a questo punto, che qualcuno (di solito un famigliare stretto) insista e critichi la coppia per la scelta di aspettare senza interrogarsi su eventuali problemi. La coppia deve cercare, allora, di fare fronte comune e intanto riflettere su quelli che sono i propri desideri risolvendo eventuali conflitti interni che riguardano il progetto di un bambino”.

         Evitare di vedere l’arrivo di un figlio come un passaggio obbligato può aiutare?

         “Il conformismo è un’attitudine che porta al confronto e al timore del giudizio degli altri”, spiega l’esperta. “Fare un figlio è prima di tutto una bella esperienza e una grande responsabilità. Non è un punto di arrivo o una meta da raggiungere. Se non ci si sente pronti per questo passo, è importante confrontarsi e capire che cosa si desidera davvero”.

         Ansia da concepimento: meglio evitare di fare confronti con chi è rimasta incinta in fretta?

         “Le donne che desiderano un figlio, in genere, sono le prime ad accorgersi dei pancioni che spuntano e dei bambini che nascono”, dice l’esperta. “Il pensiero a volte ossessivo le porta inevitabilmente a ‘selezionare’ le immagini, a vedere ciò che le altre donne hanno e loro no, a fare paragoni tra la loro frustrazione e il successo altrui. Si sentono sfortunate ingiustamente”, spiega Roberta Giommi.
         “È importante, allora, cercare di allontanare questi pensieri. Piuttosto, pensando alle altre donne è bene concentrarsi sui diversi modi di vivere la gravidanza (riguardo ad esempio all’abbigliamento o al modo di relazionarsi con gli altri) e sui rapporti madre-figlio: osservare le altre donne ci consente di individuare la modalità più adatta a noi e di arrivare preparate all’appuntamento”.
Fonte http://www.dolceattesa.com/rimanere-incinta/ansia-da-concepimento_concepimento/

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